E’ un viaggio in Italia quello che T-yong Chung sviluppa per l’esposizione da Otto Zoo. Un percorso simbolico attraverso iconici personaggi della cultura occidentale. “Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso”, scrive Goethe, l’autore di Viaggio in Italia (Italienische Reise,1813-1817). Serve un occhio esterno per sviluppare una storia senza giudizio come quella che T-yong Chung contestualizza nell’installazione all’interno dello spazio della galleria Otto Zoo. Un insieme di presenze immobili disposte in silenzioso equilibrio come in un vecchio museo, o su di un palco teatrale, disposte dall’artista che qui è plasmatore di forme. Chung è un demiurgo che trascende i cardini temporali a cui siamo abituati quali spettatori del nostro paese. Napoleone, Atena, Seneca, Augusto, Settimio Severo, Lucio Cesare… presenze atemporali che incombono come in un’unica installazione composta da dieci sculture in gesso disposte solitarie, o accompagnate da un alter ego in cemento. Chung, colmando di questa materia contenitori di cibo in plastica o tupperware, ha realizzato una serie di opere solide: il riempimento del vuoto col cemento è contrapposto all’eliminazione dei pieni effettuata nei busti in gesso. Il pieno occidentale si confronta con il vuoto orientale.
Un’Odissea tra presente, passato e futuro, quest’ultimo tangibile nella trasfigurazione dei soggetti con tagli geometrici netti sui volti – tipici dell’artista – e un passato dato dal legame con radici storiche. Odissey in Italy è composta da un corpo principale unito e isolato, quello dei busti in gesso nel fondo del salone della galleria, che viene sfidato dall’imponente sguardo di Atena, dea della guerra, altera su un piedistallo color marrone, diverso dagli altri. E poi Beatrice d’Aragona, e Augusto giovinetto posato sopra una colonna, con forme in cemento a fungere da contrappeso per un equilibrio forzato in origine, ma ormai naturale e dato per scontato dall’armonia della deformazione di concetto e materia che T-yong Chung applica su un taglio di storia occidentale filtrata da occhi stranieri, ma non più esterni perché definitivamente integrati.
Lo spazio della galleria muta e diviene temporaneamente una Gipsoteca contemporanea. Entrare in galleria significa agire nel passato: le opere scultoree realizzate da Chung e il loro accostamento portano lo spettatore a interagire con temi antichi. L’elemento contemporaneo è restituito dalla mutazione dei volti, da una grande fotografia all’entrata e dalla surreale presenza di un video inaspettato nel retro della galleria: sulla parete del magazzino interno, volutamente disordinato e senza tempo, si muove in loop un piccolo boomerang bianco che, fendendo un cerchio – simbolo della perfezione classica- si raddoppia, spiazzando lo spettatore.
Un elemento di rottura nello lo spazio, una cesura tra passato e presente: un momento riflessivo per smorzare il percorso. Rossella Farinotti