PAINTING AS A MINDFIELD Paolo De Biasi, Annalisa Fulvi, Dario Maglionico, Valerio Melchiotti. A cura di Ivan Quaroni

Si è inaugurata lo scorso 2 aprile, ma prosegue fino al prossimo 5 maggio, la collettiva inaugurata da Area/B (Via Marco D'Oggiono 10 - Milano) e curata da Ivan Quaroni, che vede come protagonisti, oltre a Paolo De Biasi e Dario Maglionico, anche i validissimi Annalisa Fulvi e Valerio Melchiotti 

 

PAINTING AS A MINDFIELD 
Paolo De Biasi, Annalisa Fulvi, Dario Maglionico, Valerio Melchiotti. 
A cura di IVAN QUARONI

Painting as a mindfield, come spiega Ivan Quaroni: ”la pittura come campo mentale, per rimarcare che non si tratta più solo di rappresentare la realtà, ma il campo morfico della mente, cioè quella commistione di forme, immagini, concetti che non dipendono più unicamente dalle informazioni sensoriali, ma includono, invece, anche istanze psichiche, stratificazioni mnemoniche, intuizioni”. Il campo mentale è quell’ambito che supera l’istanza individuale, per confluire attraverso una serie di interazioni sociali nella dimensione della memoria collettiva, che contribuisce ad arricchire e da cui allo stesso tempo ricava spunti e intuizioni. E’ anche il non-luogo in cui nascono le forme delle opere di molti artisti, non per forza legate alla realtà come la intendiamo strettamente, ma una zona a metà strada, in qualche luogo tra le forme reali e non.In Painting as a mindfield, la pittura diventa quindi territorio di rappresentazioni incongrue, scissioni tra significante e significato, forzature di luoghi, tempo e spazio impresse sulla tela.
Attraverso le opere esposte, Paolo De Biasi ci fa capire di intendere la pittura come “ricerca di senso”, in cui la nascita di figure, colori e immagini, si ritrovano riunite da un senso grazie a strumenti quali metafora, analogia e sineddoche. Si tratta di scene in cui i personaggi, che sembrano occupare uno spazio casuale, in realtà lasciano allo spettatore il compito di trovare un significato valido. La ricerca dell’artista spazia nel presente, inteso come luogo della contemporaneità, in cui le facilitazioni tecnologiche rendono sempre più possibile la rappresentazione della soggettività di ognuno di noi. La scelta dei soggetti delle opere di De Biasi nasce quindi dall’incursione continua di informazioni a cui tutti noi siamo sottoposti quotidianamente: l’attimo di condivisione o interpretazione dell’opera diviene quindi il senso dell’opera stessa.
Anche le opere di Annalisa Fulvi nascono dall’accostamento, solo apparentemente casuale, di elementi estranei tra loro; l’artista si basa sullo studio dell’ambiente e del territorio, sia naturale che artificiale, attraversati da cambiamenti sempre più repentini. Si tratta di un lavoro di accostamento di immagini e di forme suggerite dal paesaggio circostante, rappresentato in doppia veste: realtà e spazio virtuale, entrambi in continuo mutamento.
A zone di puro colore e armonia naturale si mescolano elementi quali tralicci, impalcature, percorsi, che restano sospesi nello spazio e creano una sensazione di estraneità e di disequilibrio delle forme, che ci inducono a indagare il nostro tempo, con le sue novità e contraddizioni.
Dario Maglionico punta dritto all’obiettivo di captare l’intimità e la verità dell’individuo. Attraverso l’indagine delle dimensioni spazio-temporali, egli vuole imprimere sulla tela, una momentanea evasione dalla realtà, o perlomeno dal concetto arbitrario che le viene attribuito dal senso comune. In Painting as a Mindfield, Maglionico presenta la serie Reificazioni in cui , nel tentativo di fermare lo scorrere del tempo e indagare i diversi spazi della nostra esistenza , ritrae soggetti in contesti domestici, che seppur indaffarati in gesti abitudinari, compiono una ricerca verso il senso più profondo di loro stessi. Le sue opere sono costellate da figure ripetute più volte, ritratte in sequenze che rilasciano frammenti di vita nello scorrere temporale.
Si concentra sul racconto per immagini Valerio Melchiotti , i cui lavori non descrivono, ma raccontano, arrivando a suggerire una storia, un prima e un dopo il momento ripreso, come graffianti corti cinematografici. Sono piccoli teatrini, spesso assurdi e privi di logica, il cui tema principale è il ritratto, necessari per reinterpretare il passato, per avvicinarsi alla propria intimità e indagare il proprio mondo interiore. Universo che Melchiotti riprende attraverso racconti e miti dell’infanzia; quindi citazioni di fumetti, come Zagor e la contaminazione dei generi, di immagini, come le fotografie degli anni Cinquanta, dei racconti di fantascienza e oggetti e giochi in scatola e molto altro ancora.

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