Pixels

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A corollario del campionato mondiale di videogiochi del 1982, la NASA decide di aggiungere una serie di registrazioni VHS riguardanti i videogames a una capsula del tempo lanciata in orbita nel nostro sistema solare. Questi filmati dovrebbero rappresentare una parte della vasta ed eterogenea cultura terrestre, nel caso avvenisse un contatto con una civiltà aliena.
Sono passati più di trentanni da allora, quando delle creature che paiono composte da pixel che richiamano ai vecchi arcade (Pac-Man, Centipede, Galaga, Donkey Kong e altri) attaccano Guam e l’India, prima che un gruppo di ex-nerd esperti di videogiochi riconosca la minaccia. Il famigerato contatto alieno con la sonda NASA è avvenuto, e gli extraterrestri hanno preso spunto dai vecchi filmati per creare un esercito invasore modellato sui giochi arcade del 1982.
Toccherà proprio agli ex-nerd, tra l’altro amici del Presidente degli Stati Uniti (che un tempo era uno di loro), cercare di fermare l’invasione…

So che a molti appassionati di genere Pixels (2015, di Chris Columbus) non è piaciuto granché.
Gli esperti accusano la produzione di non aver citato/omaggiato i videogame giusti – alcuni dei quali sarebbero posteriori al fatidico 1982.
Altri dicono che questo film è stato pensato per la sottocultura nerd, senza però coglierne le sfumature che il pubblico di riferimento avrebbe potuto realmente apprezzare e comprendere.

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Io non sono né un nerd né un fanatico di videogame, forse per questo Pixels mi ha divertito e mi ha trasmesso delle buone impressioni.
Innanzitutto è un script originale, non derivato da fumetti, libri, né tanto meno si tratta di un remake o di un reboot di film preesistenti. L’unico spunto da cui Chris Columbus ha attinto è un cortometraggio francese del 2010.
Dunque Pixels è merce rara, rarissima, in tempi in cui assistiamo alla riesumazione di saghe vecchie di quaranta o trent’anni, proprio per far felici quegli spettatori tanto pigri da aggrapparsi solamente agli idoli della loro gioventù.
Io preferisco una pellicola ampiamente criticabile e senz’altro imperfetta come questa, piuttosto che l’ennesimo compitino svolto con sufficienza, ma senza alcuno slancio creativo.

L’idea alla base del film è storta al punto giusto e funziona (per dire, io avrei scritto volentieri un racconto su questa falsariga, se solo mi fosse venuto in mente). Gli effetti speciali sono gustosi – vedere un gigantesco Pac-Man che distrugge Manhattan è stato decisamente spassoso – e non deludono.
Aggiungiamo che io sono un fan di ben tre attori del cast – Adam Sandler, Michelle Monaghan e Peter Dinklage – e capirete perché davanti a Pixels io sono rimasto ben impressionato.

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Poi, ok, molte cose non funzionano.
L’aspetto della commedia è preponderante rispetto a quello fantascientifico, e forse i due elementi potevano essere meglio bilanciati.
Il presidente ex nerd, goffo e un po’ ignorante, interpretato da Kevin James, è troppo sballato per essere minimamente credibile. Il suo personaggio è davvero pessimo.
La soluzione della guerra tra terrestri e alieni/videogiochi è troppo prevedibile e un po’ troppo frettolosa.

Pixels è quindi in parte un buon film d’intrattenimento e in parte un’occasione persa.
Questo film, se fosse stato realizzato con maggiore cura dei dettagli, sarebbe potuto diventare una sorta di Ghostbusters dei tempi moderni, invece non si pone un gradino sopra il 6 e 1/2 che gli darei in un’ipotetica pagella.
Comunque ben vengano le idee strambe e i tentativi di produrre qualcosa di nuovo rispetto alla solita roba vista e rivista.

PS: Da un appassionato di tennis femminile come me, il cameo di Serena Williams è stato decisamente apprezzato.

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