PREMIO ArtGallery Quarta edizione //// e personale di SILVIA MEI

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Si è inaugurata martedi 11 giugno presso la galleria dell’Institut francais a Palazzo delleStelline la mostra personale di Silvia Mei, vincitrice del Premio ArtGallery Quarta edizione. In mostra anche le opere finaliste di : Chiara Luraghi, seconda classificata, Roberto Fanari, terzo classificato, Luca Spano, menzione speciale per la fotografia, Davide Bastolla, menzione speciale video, Ilaria Piccardi, menzione speciale giovane talento e Erika Riehele, menzione speciale Premio galleria Cortina.

Il Premio. L ‘Associazione ArtGallery rispecchia le tendenze e le evoluzioni dei giovani nel panorama artistico contemporaneo. E quest’anno il suo resoconto finale, il Premio ArtGallery, giunto alla quarta edizione, ha indicato un verdetto chiaro sottolineando un ritorno allo stile pittorico, rappresentato da una figura femminile giovane, Silvia Mei (1985) dai risvolti figurativi complessi e dalle forti tematiche, che rispecchiano una personalità in bilico tra una grande voglia di esprimersi e rivendicare un malessere a cui si è un po’ tutti costretti.

Il Premio ArtGallery ha svolto dunque la funzione di cartina di tornasole i un contesto in cui, come Secondo e Terzo classificati, si sono posizionati due artisti molto differenti, per stile e messaggio. La giovane e rigorosa sperimentatrice Chiara Luraghi ha lavorato su spunti diversi, esperienze personali o raccontate ( lavori sul paesaggio, ricerca di uno spazio per se stessa attraverso la rappresentazione grafica di oggetti che la circondano, e ancora la bandiera “rivoluzionaria” dal titolo Ho mangiato 1000 caramelle, in cui la Luraghi esprime una condizione obbligatoria della sua generazione, costretta a “ingoiare”, in questo caso 1000 caramelle, nel tentativo di farsi avanti. E poi Roberto Fanari, scultore sardo che, attraverso sottili ed elaborati fili in ferro cotti, crea figure umane, da contestualizzare in spazi diversi, sempre in cerca di un punto fermo, dove finalmente sostare.

Infine due “Menzioni speciali”, e una “Menzione speciale giovane talento”, di artisti freschi che si sono accreditati per originalità e chiarezza nelle immagini e per le diverse poetiche: il fotografo Luca Spano, che racconta paesaggi reali, ma dalla visionaria parvenza, il video artista Davide Bastolla, con uno stile grafico e cinematografico immediato e riconoscibile, e la giovane Ilaria Piccardi, con immagini umane e crude della sua realtà familiare.

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Chiara Luraghi

Roberto Fanari-Seconda B- dimensione ambiente-filo di ferro cotto-2012

Roberto Fanari

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Luca Spano

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Davide Bastolla

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Ilaria Piccardi

ERIKA RIEHLE conFine, 2011 acrilico su tela, trittico tot 70x150cm

Erika Riehle

Pensieriruvidi. Silvia Mei è determinata, falsamente confusa, e poeticamente talentuosa. E’ sarda, dato indicativo del suo stile e della sua personalità. Un codice : impatto grezzo, quasi primitivo, un richiamo forte a quell’Art brut di un Dubuffet, che già ricordava gli antichi segni delle caverne, o ai disegni infantili del nordico Gruppo Cobra,  ma sopra cui la Mei elabora infiniti dettagli minuziosi e femminili, magari leziosi, da osservare pian piano sopra i grandi fogli bianchi su cui ultimamente dipinge. Un altro codice: le dimensioni di Silvia sono estreme, o grandi, o piccoli lavori. La via di mezzo le risulta difficile. Ecco che srotola fogli bianchi da due metri, più grandi di lei. Un segnale indicativo del suo rapporto fisico, di spazio, con l’opera: l’artista è subordinato alla propria opera, occupa meno spazio, è meno importante. Soprattutto nel caso della Mei che rappresenta sempre se stessa e di se stessa diventa la metafora.

Silvia è curata nei dettagli e si raffigura come un essere deforme, dai tratti crudeli – gambe spezzate, unghie arcigne, volti materici dal naso bovino,  peli sulle gambe che sembrano spine, che si trasformano in rami. Quei rami che poi portano foglie e rappresentano la natura, che salva l’uomo, nascendo dall’uomo-artista. Dunque umano e natura madre, anzi matrigna, coincidono. Nessun artista prescinde dalla propria terra. Ma per chi è nato su un’isola, come Silvia, la terra è il respiro ed è il sangue. Nel mio cuore terra, l’opera vincitrice del Premio ArtGallery, è la conferma tangibile del concetto.

Può stare nella poesia di essere brutta, deforme e angosciosa, e tutt’altro che rassicurante. I modelli si confrontano e che un corvo prevalga sull’umano è la chiara indicazione dell’artista. Il resto è di conseguenza: i vestiti vezzosi, dai pattern floreali, inserti ornamentali che richiamano pizzi, come i gambali accuratamente disegnati intorno ai polpacci, perle, veli da sposa, unghie laccate di verde, piume di pavone come velature sul capo. E poi le presenze : faccine,  occhi solitari che sbucano ai lati delle protagoniste centrali, spesso in coppia, mano nella mano. Perché per la Mei non siamo mai soli. Le faccine rappresentano i pensieri, tutti i pensieri, e le persone che l’artista ama, e da cui è ricambiata. Ma questo non basta: il pensiero del peccato – probabilmente mai commesso – e del senso di colpa è sempre latente, e viene rappresentato in modo selvaggio e ridondante. E’ il corvo che mangia una mano per far sentire dolore, o che attacca il bambino a cui la madre ha tolto il cuore; è la mano che non arriva a toccare la sua compagna; è la lacrima che sprizza senza un motivo compreso; è l’anziana che tocca la pancia della figlia, un segnale di protezione, o di allarme. Elementi ricorrenti, ma sempre diversi, che Silvia Mei riproduce senza progettualità iniziale, e che non terminerebbe mai, portando il lavoro a un lungo work in progress di dettagli, paure, angosce e desideri. Nulla è più efficace e rappresentativo dei titoli che la Mei elabora per i suoi lavori. Nessun racconto racconterebbe meglio. Anime sporche, Autoritratto con pensieri, Dagli occhi piante, I miei sbagli e la mia gravidanza, Nel mio cuore terra, Anime doppie, Lacrima rossa, Pensierineri, Tear in common, Vicina ai miei cari, Sogni come corvi

“Dipingo autoritratti perché sono la persona che conosco meglio (…) nella saliva, nella carta nell’eclisse ..” (Frida Kahlo)

Photo Zeno Zotti

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Informazioni su 'Rossella Farinotti'