Recensioni veloci: il Demone Dentro, Lupi e Uomini, Vincere o Morire

catasta di libri

Con il classico post rapido e in formato ridotto cercherò di dare spazio a quelle letture che, tra fine maggio e giugno, non hanno trovato spazio in articoli singoli per Plutonia Experiment.
Purtroppo (o per fortuna) ho avuto molto di cui parlare e tanta narrativa da scrivere, perciò ho perso dei pezzi per strada. Niente è però irrecuperabile. Resto convintissimo dell’utilità dei feedback, soprattutto di quelli lasciati nei blog di settore, quindi è mia intenzione non perdere l’abitudine.
Ecco dunque una lista breve e motivata di alcune letture che potreste trovare interessanti, e che magari vi farà piacere recuperare.

Il Demone dentro

Il demone dentro

di Mattia Iacono

“Il grande squalo scivolava silenzioso nelle acque notturne, spinto da brevi colpi della coda a mezzaluna.” (Peter Benchtey da ‘Lo Squalo’)

Una graphic novel che, con la scusa di raccontarci un viaggio d’avventura in un’isola misteriosa, affronta il problema della depressione, delle paure che ci trascinano giù giù verso la disperazione, verso l’annullamento. Questo è infatti il demone citato nel titolo, che per l’occasione assume le sembianze di un demone oscuro, che due persone cadute in loro balia si trovano ad affrontare. Il tutto con l’aiuto di un libraio di strada che li mette sulla strada giusta.
Il Demone dentro è una storia che non lascia indifferenti chi, almeno una volta nella vita, è stato lì lì a lasciarsi andare.
I disegni d Mattia Iacono, autore e illustratore, sono particolari, forse non per tutti i gusti. A me per esempio sono piaciuti.

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Lupi e Uomini

lupi e uomini

di Barry Lopez

“Mentre scrivo, mi trovo in una piccola baita a qualche chilometro da Fairbanks, in Alaska. Fuori, a trenta gradi sotto zero, al solo tocco dell’accetta la legna per la stufa si spacca letteralmente in due. Quando esco nella luce grigia del giorno, riesco a vedere in lontananza attraverso la taiga. Dovreste essere qui. Nel cuore dell’inverno sembra tutto immobile. Guadagnarsi da vivere è estremamente difficile, eppure il lupo mangia. Caccia nell’oscurità, si tiene al caldo. Qui, ci vive. È possibile guardare un lupo grigio nella neve del crepuscolo invernale e non vederlo affatto. Potreste pensare che vi stia prendendo in giro; non è così. Ho attraversato il Dakota, il Montana e il Wyoming. Ho letto ciò che gli uomini pensavano del lupo centinaia di anni fa, ho consultato gli archivi di associazioni storiche sui lupi fuorilegge e sugli indiani, ho partecipato a studi di biologi sul campo, insieme agli eschimesi. Ho parlato con persone che amavano i lupi e con altre che li odiavano. Il lupo esercita una forte influenza sull’immaginario umano. Carpisce il nostro sguardo per poi restituircelo. Gli indiani credevano che qualcuno, una volta, avesse cercato di trasformare tutti gli animali in uomini, ma solo una cosa era riuscito e rendere umana: gli occhi del lupo”.

Raramente leggo saggi di etologia, perché è complicato trovare quelli bilanciati tra il lato scientifico e quello un po’ più “avventuroso”. Da qualunque parte si sbilancino, perdono una bella fetta del loro fascino (almeno ai miei occhi).
Questo libro sui lupi è invece un ottimo volume, completo di informazioni, di rimandi storici e folkloristici, ma anche arricchito di informazioni scientifiche tratte dai più recenti studi sui lupi.
Se questo splendido animale vi ammalia, come succede al sottoscritto, la lettura è più che consigliata.

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Vincere o morire. Gli assi del calcio in camicia nera (1926-1938)

vincere o morire

A partire dal 1926, la storia del calcio italiano e quella del regime s’intrecciano in maniera indissolubile: il ras romagnolo Leandro Arpinati diventa il dominus di uno sport che esce dal suo periodo pionieristico e assurge a passione nazionale. Sono stagioni trionfali per il Torino del ‘Trio delle meraviglie’ e per la Juventus del ‘Quinquennio d’oro’, per l’Ambrosiana di Meazza e per il Bologna ‘che tremare il mondo fa’; sono gli anni della Roma ‘testaccina’ e della Lazio di Silvio Piola, protagoniste di derby infuocati e determinate a portare il primo scudetto nella capitale. A marcare l’epica del calcio italiano arrivano, sollecitati con forza dalla dittatura, i grandi trionfi degli Azzurri: i titoli mondiali del 1934 e del 1938, e quello olimpico ottenuto nel 1936. Pozzo e Schiavio, Baloncieri e Ferraris IV, Cesarini e Borei diventano in queste pagine personaggi a tutto tondo, e intrecciano i loro destini con quelli di gerarchi, dame, attrici e intellettuali dell’epoca – da D’Annunzio a Malaparte, da Emilio Lussu a Carlo Rosselli. Un affresco che fa rivivere, tra fasti e contraddizioni, il fatale inclinarsi di una società conformista verso il disastro della seconda guerra mondiale.

Da tempo Enrico Brizzi è uscito dal gruppo (cit.), e ha sfornato degli ottimi romanzi di ucronia a base di calcio e di Seconda Guerra Mondiale. Peccato che in pochi, tra gli addetti ai lavori, se ne ricordino. Per fortuna hanno avuto un buon successo di vendite, tanto che l’editore ha chiesto a Brizzi di continuare a occuparsi dell’argomento.
Vincere o Morire non è un volume di narrativa bensì un saggio, scritto col classico stile dell’autore, che io trovo piacevole e ricco di divagazioni che in realtà servono a focalizzare meglio l’argomento.
Il calcio servì come ulteriore propaganda del regime fascista? Secondo Brizzi sì, almeno in parte, anche se ci furono anche fenomeni opposti, vale a dire di ostentata resistenza a quello che era diventato “il partito unico”.
Ottima lettura, specchio di un’epoca, eppure in certi passaggi ancora attuale.
A me è piaciuto moltissimo.

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