Una porta per l’Inferno, in Turkmenistan

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Nel deserto del Karakum, in Turkmenistan, esiste un cratere dal diametro di circa sessanta metri, che brucia costantemente come se fosse il pozzo di un girone infernale.
Il bagliore causato da questo incendio inestinguibile si vede a chilometri di distanza, così come l’odore sulfureo emanato dal gas in continua incandescenza.
Ed è proprio di gas che si tratta.
Wikipedia riporta l’episodio che ha causato la nascita di questo cratere con dovizia di particolari:

Il cratere è situato vicino al piccolo villaggio di Derweze. Per una curiosa coincidenza Derweze, anche nota come Darvaza, significa “porta” in lingua turkmena. Conta circa 350 abitanti, per la maggior parte della tribù Teke che mantengono uno stile di vita seminomade.

Adesso è noto che sotto Derweze si trova un grande giacimento naturale di gas, ma nel 1971 alcuni geologi sovietici vi ubicarono una piattaforma di perforazione nella zona in cerca di petrolio. Il terreno sotto la piattaforma crollò precipitando in una caverna piena di gas naturale ed inghiottendo tutte le attrezzature degli scienziati.

L’incidente non causò vittime fra i ricercatori, sebbene non sia stato escluso che la grande quantità di gas sprigionatasi nei primi tempi possa aver determinato la morte di alcuni abitanti dei villaggi vicini. Il timore che si potesse diffondere gas velenoso condusse i geologi ad innescare l’incendio ancora in corso, nella speranza, rivelatasi vana, che il fuoco consumasse tutto il gas combustibile presente all’interno della caverna nel giro di qualche giorno. Le fiamme, invece, hanno continuato a bruciare inestinte.

Ovviamente l’incidente non ha mancato di provocare reazioni superstiziose ai locali, che temono che dietro alla “porta dell’inferno” ci sia un fenomeno soprannaturale, legato al vero inferno, al lago di fuoco, alla casa madre di Belzebù.
Anche se non ci sono dubbi sulla natura scientifica – per quanto singolare – del cratere, esistono due fatti bizzarri che fortificano il credo dei villici nelle loro convinzioni riguardanti la spiegazione “esoterica” del fenomeno.
Il primo di questi fatti è già citato e riguarda il nome del paesino in cui è compreso il cratere stesso, vale a dire Derweze, che in turkmeno significa porta.
Il secondo fatto è più macabro: il cratere gassoso attira ragni. Molti ragni, a sciami.
Pare che, attratti da una fonte di calore, migrino in massa verso la “porta dell’inferno”, fino a buttarsi dentro di essa.
Suicidi involontari in versione aracnide.

Lo strano cratere è segnalato in un libro veramente interessante e singolare, Atlas Obscura: An Explorer’s Guide to the World’s Hidden Wonders, di Joshua Foer, Dylan Thuras e Ella Morton.
Il volume è un compendio di stranezze naturali, folcloristiche e artificiali, da ogni parte del mondo. Tra di esse è compresa anche la pozza fiammeggiante di Derweze.
È una lettura che vi consiglio senza riserve, sia che voglia trasformarvi in turisti dell’insolito, che per dilettarvi in un viaggio mentale, fatto di mete che difficilmente troverete alla vostra agenzia di fiducia.
Lo trovate qui.

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La segnalazione di Atlas Obscura mi dà la scusa per accennare al proliferare di questi strani libri su luoghi insoliti o misteriosi. Molti sono stati tradotti anche in italiano, da Atlante dei luoghi maledetti ad Atlante delle città perdute, passando da titoli ancora più insoliti, come Atlante dei paesi che non esistono.
Possiedo alcuni di questi volumi, curatissimi dal punto di vista estetico e ricchi di informazioni sfiziose. La loro utilità pratica è spesso vicina allo zero, ma poco importa: nella letteratura c’è sempre spazio per l’innovazione, la fantasia e – appunto – l’estetica.

PS: Negli anni scorsi ho già raccontato di altre due porte per l’inferno, in Kansas e in Turchia. Roba da farne una rubrica vera e propria

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