Come forse già sapete, il cattivo del secondo ebook della saga del Basilisco, Pagliacci, è in parte ispirato al Joker, lo storico avversario di Batman. Sto parlando del romanzo breve Vesti la Giubba, ovviamente.
In realtà, da un punto di vista meramente estetico, Pagliacci ricorda di più Violator, il clown demoniaco che rappresenta uno dei principali avversari di Spawn. Ma a livello di personalità, sicuramente è più vicino al Joker, anche se le somiglianze si limitano a qualche tratto caratteriale, perché le storie dei due villains differiscono in molti punti.
Non voglio fare spoiler sul mio romanzo, ma posso dirvi che il background di Pagliacci è molto circostanziato, mentre quello del Joker resta tuttora alquanto misterioso, anche se nel corso degli anni molti autori hanno detto la loro in merito ai trascorsi del folle assassino di Gotham.
L’enigma più affascinante riguarda proprio la pazzia del Joker. Che spiegazioni può avere?
Anche qui, autori diversi hanno fornito interpretazioni diverse.
Grant Morrison, uno dei “big” del mondo dei fumetti, ipotizza che la follia del Joker non sia altro che una forma di iper-normalità, caratterizzata soprattutto da una capacità sensoriale straordinariamente acuta. Secondo Morrison il Joker non ha una vera personalità, bensì si adatta alle circostanze e alle esigenze, come una sorta di camaleonte empatico. Può essere, all’occorrenza, un buffone amabile o uno spietato killer.
Di parere quasi opposto è Chuck Dixon, secondo cui il Joker, pur avendo un profilo che si presta a più interpretazioni, è caratterizzato da una pazzia metodica. Il suo humour funziona (nel senso che fa ridere), ed è quasi sempre accompagnato da un atto criminale. Questa dualismo piace ai fan, proprio perché funziona alla stregua di un meccanismo ben oliato.
Secondo lo scrittore Brad Meltzer, sempre pescando da Wikipedia, il personaggio del Joker serve per ricordare ai lettori che la parola “pazzia”, spesso usata a sproposito, come sinonimo di qualcosa di divertente, è in realtà una malattia, una deviazione mentale che porta a rabbia, disperazione e oscurità.
Una cosa che accomuna Pagliacci e il Joker è la mente geniale e la propensione alla strategia, alla pianificazione. Quasi come se la pazzia, che spazza via dilemmi etici e morali, consentisse entro un certo limite di pensare meglio, di usare il prossimo alla stregua di pedine.
Non a caso molti altri criminali ritenuti molto intelligenti della speculative fiction (film, fumetti e romanzi) hanno una vena di follia più o meno accentuata. In questo senso il Joker è l’elemento alfa della categoria, l’esemplare perfetto, nella sua imperfezione.
E il legame che ha con Batman è un punto molto delicato, su cui i migliori autori hanno ricamato storie, ipotesi, illazioni.
Concludo con una breve nota riguardante i clown, i pagliacci, i buffoni. Da sempre si portano dietro una fama sinistra, come se il mascherone e il trucco nascondessero un certo male di vivere, o forse anche qualche segreto ben più oscuro (avete detto Pennywise?).
Non a caso esiste una specifica patologia in merito: la coulrofobia.
È definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata dei pagliacci e dei clown.
E’ molto comune tra i bambini, ma in certi casi persiste in adolescenti e adulti. Coloro che patiscono questa fobia riconoscono che ciò che più li spaventa è il trucco eccessivo, il loro naso di colore rosso intenso e i loro strani capelli, ciò che nasconde la loro vera identità. Con frequenza si acquisisce questa paura dopo aver avuto una cattiva esperienza con pagliacci durante l’infanzia, oppure per aver visto il ritratto di un pagliaccio sinistro (ad esempio, It di Stephen King, o Joker di Batman). Non tutti coloro che soffrono di coulrofobia la vivono in ugual grado: alcuni sviluppano un autentico panico, altri piuttosto una diffidenza che non arriva ad essere terrore.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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