Anni fa ho dedicato una recensione appassionata a un romanzo, Necroscope di Brian Lumley, che qui in Italia non è stato più ristampato. Inoltre si tratta del volume uno di una lunga saga, che “ovviamente” resta disponibile unicamente in lingua inglese. Il vizio dei cicli narrativi interrotti è una costante dell’editoria italiana, purtroppo.
Oggi vi ripropongo la vecchia recensione (che trovate anche su Scheletri) in versione riveduta e corretta, e aggiungo qualche nota in più su queste opere del buon Lumley, ottimo autore che qui è stato trattato malissimo.
Harry Keogh è un necroscopo: comunica con i morti, conosce il loro pensiero e può interagire con essi. Incaricato dai Servizi Segreti Britannici di fronteggiare la minaccia che proviene d’oltre cortina, Keogh dovrà fare i conti con il necroscopo della potenza avversa, il diabolico agente speciale Boris Dragosani. Vampirismo, necromanzia, paranormale costituiscono gli ingredienti di questo romanzo che oltrepassa i limiti del genere e mette al servizio dell’horror un’avvincente vicenda spionistica: lo scontro fra due imperi diventa una guerra tra poteri soprannaturali che coinvolge i destini del mondo intero.
Le vicende narrate dal libro coprono un periodo di sei anni: dal 1971 al 1977. L’URSS è ancora una forte realtà geopolitica, siamo in piena Guerra Fredda e le superpotenze si affrontano senza esclusione di colpi per il dominio degli equilibri mondiali.
È da questi presupposti che Lumley inizia a narrare, innestando fin da subito forti elementi fantastici e sovrannaturali proprio nell’ambito della Guerra Fredda. Lo fa ipotizzando che i servizi segreti di due delle grandi potenze sullo scacchiere (Gran Bretagna e Unione Sovietica) impieghino persone dotate di poteri paranormali per rubare informazioni alla controparte.
Cosa che tra l’altro ha riscontri anche nella realtà, visto che tra gli anni ’70 e ’80 esistevano davvero dei progetti segreti per l’impiego di medium, veggenti e sensitivi nel gioco dell’intelligence, sia negli USA che in URSS. Dubito che la Gran Bretagna fosse fuori da questo gioco di super-spie, anche perché, non dimentichiamolo, è assodato che nella Seconda Guerra Mondiale gli inglesi hanno condotto un conflitto occulto di maghi e astrologi, arruolati contro gli esoteristi della Germania nazista.
Gli “agenti molto speciali” messi in campo da Lumley dispongono di doni molto particolari e spesso assai temibili: ESP, telepatia, preveggenza, spotting, perfino la capacità di causare il malocchio e di compiere viaggi astrali nello spazio-tempo.
I principali protagonisti del romanzo sono due. Da una parte abbiamo Harry Keogh, un giovane agente britannico. Un “necroscopo” con la facoltà di comunicare coi morti. Dall’altra c’è Boris Dragosani, rumeno, agente della controparte sovietica. Dragosani è un “negromante”, capace di leggere le viscere dei morti, rubando loro segreti e ricordi di ogni genere.
Lumley sviluppa parallelamente la crescita umana e professionale dei due, fino all’inevitabile ma non scontato “scontro finale”.
Il romanzo però gode di una succulenta e fondamentale sottotrama che vede Dragosani instaurare, nel corso degli anni, un ambiguo e pericoloso rapporto con l’ultimo discendente dei wamphyri (la rivisitazione della figura vampiresca fatta da Lumley): Thibor Ferenczy. Costui, imprigionato e sepolto sui monti della Romania dai suoi nemici secoli prima, cerca disperatamente di ritornare a un’esistenza materiale, esulando dalla sola forma-pensiero a cui è attualmente limitato. Il suo tentativo fa leva sulla brama di potere e di conoscenza di Dragosani.
Degna di nota è la nuova chiave di interpretazione che Lumley dà del vampiro, non più una creatura soprannaturale ma un essere umano che, in stretta simbiosi con un parassita alieno – una creatura abominevole che pare uscita da un racconto di Lovecraft – acquisisce poteri sovrumani.
La scrittura di Lumley è molto pulita e coinvolgente, tanto da riuscire a tenere alto il ritmo pur narrando vicende concentrate in un lasso di tempo decisamente lungo. L’autore non lesina in descrizioni “orrorifiche” laddove servono, accontentando senz’altro gli appassionati del genere.
Il punto di forza del romanzo è però la grande inventività di Lumley, capace di mischiare generi così diversi tra loro, quali spionaggio, horror paranormale, thriller e vampirismo.
La saga di Necroscope conta moltissimi libri, divisi in quattro cicli narrativi:
- Necroscope (cinque volumi)
- Vampire World (tre volumi)
- The Lost Years (due volumi)
- E-Branch (tre volumi)
La guerra tra necroscopi (Harry Keogh in particolare, ma anche altri) e whampyri prende molteplici direzioni, spesso rimanendo piacevolmente ancorata a fatti di politica internazionale e di spionaggio. In questo senso ho trovato davvero ottimo il terzo titolo della lunga saga, The Source, che collega un’invasione dimensionale da parte dei whampyri a un portale aperto accidentalmente dal disastro nucleare di Chernobyl.
Senza dimenticare lo sviluppo della cosiddetta E-Branch, l’organizzazione interna ai servizi segreti britannici che arruola nelle sue fila agenti e spie dotate di poteri paranormali.
Molta, molta carne al fuoco.
Da questi romanzi di Lumley sono stati tratti fumetti, un gioco di ruolo e – si vocifera – in futuro avremo anche una trasposizione cinematografica (o più probabilmente televisiva).
Chissà mai che prima o poi qualche editore italiano si decida a ristampare almeno i primi volumi della saga.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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