Vermithrax Pejorative

vermithrax

Dragonslayer è uno dei primi, film fantasy/epici realizzati, molto prima che questo genere cinematografico venisse sdoganato dalla trasposizione de Il Signore degli Anelli.
Per molti decenni il fantasy ha goduto di grandi soddisfazioni letterarie, contando tra le altre cose un numero pressoché sterminato di lettori. Come contraltare, il cinema fantasy offriva pochi titoli interessanti e molti b-movie del tutto trascurabili.
I migliori tentativi di portare questo genere sul grande schermo si ebbero col peplum, ma i budget a disposizione erano quasi sempre scarsi, tanto che i risultati erano inferiori al coraggio di certe sceneggiature.
Ovviamente ci sono delle eccezioni, dai due Conan a Scontro di Titani, passando per l’interessante (e semi-dimenticato) film sulla Compagnia dell’Anello del 1978, ovvero una versione monca de Il Signore degli Anelli, nota solo ai fan di Tolkien.
Tra tutti questi titoli spicca però quello di cui vi sto parlando in questo titolo.
Dragonslayer, da noi noto come Il Drago del Lago di Fuoco.

Parliamo di quella che, oggigiorno, chiameremmo una grande produzione. Non a caso se ne occuparono la Paramount e Walt Disney Production.
La trama è tutto sommato molto semplice: nella Britannia post-romana esiste un regno chiamato Urland, che è minacciato dalla presenza di temibile drago, Vermithrax Pejorative.
Il bestione, alla veneranda età di quattrocento anni, ha stretto un patto col Re di Urland: ogni anno il sovrano gli offre otto fanciulle tratte a sorte, in cambio della non belligeranza del drago.
Stanco di questo stillicidio, il Re invia una delegazione al grande stregone Ulrich, nella speranza che conosca un modo per uccidere Vermithrax. Per un motivo che non vi spoilero, la missione ricadrà invece sulle spalle del giovane apprendista di Ulrich, Hodge, che si troverà così ad affrontare la missione più difficile della sua breve carriera da mago.

I motivi per cui Dragonslayer è un ottimo film sono molti.
La presenza del drago, archetipo di tutte le storie fantasy a respiro epico, è uno di questi. Verminthrax ha tra l’altro le caratteristiche che hanno fatto scuola, nel delineare una razza di draghi malevoli ma intelligenti (tanto, appunto, da stringere un patto col Re di Urland).
Per molti esperti di fantasy il drago è tuttora il villain più suggestivo e caratteristico di questo genere letterario/cinematografico. Se per i libri dobbiamo ringraziare Tolkien e il suo Smaug (senza ovviamente dimenticare le leggende a cui esso si ispira), per i film è proprio Verminthrax a tracciare la strada.

Il creatore di questo drago è l’illustratore fantasy David Bunnet, che venne incaricato dal regista, Matthew Robbins, di realizzare il superbo lucertolone.
L’idea della produzione era però di mantenere un alto livello qualitativo, escludendo così la classica banalità che si riassume con l’affermazione “tanto è fantasy” (affermazione che in teoria dovrebbe giustificare tutte le sciocchezze e le stupidaggini che caratterizzano molti libri e film di questo genere). Robbins, Paramount e Disney volevano infatti un drago con connotazioni soprannaturali e magiche, ma al contempo credibile da un punto di vista evolutivo.

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Lungo dodici metri e con un’apertura alare di ventisette, Vermithrax venne concepito in maniera aerodinamica, di modo che potesse “realmente” volare. Per ottenere ciò, Bunnet lo disegnò slanciato, col peso concentrato sulla testa e sulle spalle. Si basò a grandi linee sulla ricostruzione di un vero pterosauro, variandone le dimensioni, ma mantenendo inalterata la struttura fisica, il che giustificava anche il fatto che fosse un quadrupede. Per preservare il design aerodinamico del suo corpo, le zampe posteriori vennero immaginare con una struttura ossea simile a quella dei gallinacei.
Per simulare il potente soffio infuocato del drago, Bunnet ricorse a due lanciafiamme. Insieme al combustibile venne mischiata della polvere di licopodio, che garantì alle fiammate una particolare brillantezza, ben visibile nelle scene in cui il mostro attacca con quest’arma.

Un’altra cosa a cui la produzione prestò particolare cura è l’ambientazione proto-storica. Era desiderio comunque di svincolarsi dal cliché del fantasy fiabesco. Non ci sono quindi cavalieri in armature campali, né dame, né vergini, né raffinate corti nobiliari.
Il regno di Urland è popolato soprattutto da contadini, da rozzi soldati, spesso da selvaggi, che vivono in condizioni di miseria. Questo richiama alla mente la vera Britannia degli anni immediatamente seguenti la caduta di Roma, quando il cristianesimo iniziava a imporsi come religione della gente, mischiandosi però con la superstizione, con la magia, col soprannaturale.

Il risultato finale è – appunto – Dragonslayer. Un film che oggi risente un poco della sua età, ma che resta un cardine per gli appassionati di fantasy.
Attualmente è disponibile nel catalogo Netflix.
Se potete, godetevelo!

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(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)

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