Michela, la donna che ha servito i caffè, lo accompagna nella sala da pranzo dell'hotel. Strada facendo incontrano una mezza dozzina d'altre persone, alcune sedute nella hall a leggere, altre indaffarate nelle pulizie, in una chiara ostentazione di normalità. Tutti guardano Massimo con curiosità. Qualcuno accenna un saluto ma nessuno gli parla.
La sala da pranzo è elegante, in stile retrò, con almeno un centinaio di coperti. Un solo tavolo è però imbandito, del resto l'orologio a pendolo segna già le tre del pomeriggio. Indizio, tra l'altro, che almeno il tempo scorre in modo normale anche nel Borgo.
Massimo si accomoda davanti al Sindaco. Un ragazzo vestito da cameriere ha appena finito di servire le portate: riso bianco servito con formaggio fuso, quaglie arrosto, insalata di pomodori e patate. Lo scrittore si accorge di avere una fame micidiale.
«Mangi pure. Mi spiace non poterle offrire di più. Le nostre risorse sono diverse da quelle del mondo esterno.»
Massimo ha molte domande da fare ma prima divora il suo piatto di riso. C'è anche del vino rosso: ne butta giù due bicchieri. Dopodiché si sente pronto a conversare.
«Dov'è Maschera Bianca? Mi ha salvato, vorrei rigraziarlo.»
«Di giorno dorme, visto che di notte pattuglia le Strade di Nessuno.»
«Il quartiere in cui mi ha trovato?»
«Esattamente. Fa parte del territorio che non appartiene né a noi né alla Signora. Se quei tizi, i reclutatori, l'avessero catturata ora sarebbe a Malebolgia, non qui da noi.»
Domande che generano domande. Massimo s'impone la calma. «Ma chi è Maschera Bianca? Se ne va in giro vestito come un supereroe da fumetto...»
«È un agente del SIS di Sua Maestà Giorgio VI. Quando venne creato il Borgo stava indagando sui Pliss. È rimasto intrappolato suo malgrado. Però è dalla nostra parte, anche se è un cane sciolto.»
«Intende dire...»
«Maschera Bianca, al secolo Trevor White, ha 35 anni. Dal 1939. Nel Borgo il trascorrere del tempo è... pietrificato.»
«Vuol dire che chi vive qui è immortale?» Massimo non crede alle sue stesse parole.
«Al contrario. Se io le sparo lei muore, eccome. È solo il fattore invecchiamento che è bloccato.» Il Sindaco taglia una quaglia. Sembra quasi che stia parlando di una banalità qualunque, del meteo o del risultato di una partita di calcio.
«Ma chi ha creato questo posto? E perché?»
«È stato Francesco Pliss, il mio mentore. Grande uomo, grande professionista, ma soprattutto esperto conoscitore di architettura alchemica. Ci ha messo diciannove anni per sistemare tutti i simboli che hanno poi formato il Reticolo. Parlo dei confini del Borgo: invalicabili, o quasi.»
«Quale scopo ha?»
«Contenere la Signora. La moglie di Francesco. Finché lui era in vita poteva controllarla. Attingeva alla sua energia, al suo potere. Ma sapeva che morendo sarebbe stata di nuovo libera, o forse peggio. C'era già infatti chi voleva stringere un patto diabolico con lei. Perciò si è reso necessario imprigionarla. La Signora e i suoi seguaci sanno che la chiave per rompere il Reticolo è in nostro possesso. Per questo siamo in guerra permanente con loro.»
«Ciò che dice non ha alcun senso. Di chi diavolo stiamo parlando? della Fata Morgana? Della Regina cattiva di Biancaneve» Massimo non ne può già più. Vuole risposte, non enigmi.
«Si chiama Steno, ed è una gorgone. Ha presente vero? Ebbene sì, il mio compianto amico e maestro ha sposato una gorgone.»
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