Carsten Nicolai - Unidisplay

arte contemporanea, gallerie, mostre, eventi

 

Quello che Unidisplay chiede è fondamentalmente del tempo a disposizione. Il pubblico decide o meno se rispondere all’opera, si siede sulle larghe panche che arredano gli spazi dell’Hangar e si dispone alla visione, che è anche ascolto, che è anche in un certo senso - ci si rende conto mentre si contemplano suoni e immagini - raccoglimento. Carsten Nicolai installa un lavoro che si adatta in maniera magistrale allo spazio che lo accoglie, ben allestito e curato da Chiara Bertola e Andrea Lissoni. A suo favore la giusta dose di buio, le proiezioni nette e terse sugli ampi pannelli algidi posti di fronte alle sedute, il silenzio scalfito dagli arrangiamenti sonori: un reale paesaggio in cui soggiornare per un tempo indefinito. A un primo sguardo Unidisplay appare come un’opera video, ma l’artista sostiene appunto di averla concepita come un’installazione composta dagli elementi proiettati sugli schermi bianchi, gli specchi su entrambi i lati che ne amplificano la prospettiva e, parallelamente, la fila di panche per gli spettatori. Non mero suppellettile d’arredo, la postazione concepita per il pubblico è a pieno titolo parte dell’ambiente proposto da Nicolai. 

Unidisplay rimanda a diverse questioni universali, da sempre soggette a speculazioni più o meno filosofiche. In primo luogo, il tempo. È qui un intervallo liquido, di cui si perde la reale concezione a causa del bombardamento di forme astratte e arrangiate esclusivamente con il bianco e nero. Queste si dilatano, scompongono, annodano, roteano sul proprio asse, slittano sopra la superficie piana che gli fa da sfondo. Viene messo in atto un classico gioco percettivo di figure impegnate in movimenti eleganti, profondamente attraenti per l’occhio umano, che si risolve su una superficie pressoché infinita, veicolata dagli specchi posti alle due estremità dei pannelli: una sorta di strada dal percorrimento senza fine. L’incantesimo a cui l’opera sottopone la vista del pubblico è riconducibile alle neuroscienze e nello specifico ai meccanismi della percezione umana, messa alla prova da un compendio di forme minimali che si ripetono e di cui è impossibile carpire del tutto gli effetti, sia sull’occhio che sulla psiche. E qui subentra la seconda questione: l’infinito. Nicolai lo evidenzia in più modi: tramite la prospettiva amplificata e continua dovuta alla proiezione riflettente; la varietà dei pattern, numerosi e ripetitivi; il suono, che alla pari del visivo definisce un risultato peculiare; e ancora una volta il tempo, con i minuti che scorrono e si accumulano l’uno sull’altro senza che lo spettatore riesca a tenerne il conto. In effetti quello che ho notato nel momento in cui, per forza di cose e con difficoltà, sono riuscita a distogliere la mia attenzione dall’opera è il curioso fenomeno di dilatazione temporale cui si è involontariamente sottoposti. Ho preso posto sulle panche alle 21.40 per alzarmi in piedi solo alle 22.25. Tale scarto, più o meno disorientante, è dovuto alla condizione di fissità attraverso cui si fruisce l’opera. Una situazione di stasi che sembra possa durare per un tempo illimitato. La costante ricerca di una dimensione infinita è presente, quindi, sia nell’aspetto plastico di Unidisplay – le superfici specchianti che ne ampliano oltremodo la veduta - sia nella postura che lo spettatore si ritrova necessariamente ad assumere in questa circostanza. Di conseguenza l’impressione è che il tempo non esista più così come lo si concepiva al di fuori dell’Hangar, ma sfugga gradualmente, modulo dopo modulo, a ogni tipo di inquadramento standard. D’altra parte Nicolai propone questo stato di smarrimento sottoforma di una reale dichiarazione d’intenti: l’opera vuole essere veicolo di un’esperienza impossibile da cogliere entro la misura naturale del tempo. E anche dello spazio. Uno spazio reale che ne genera uno mentale, scrive Andrea Lissoni. La visione allargata di Unidisplay origina proprio la congiunzione tra questi due poli spaziali. Si esce dall’Hangar Bicocca con la gradevole sensazione di aver vissuto uno stacco rispetto alla norma spazio-temporale che contraddistingue la realtà.

 

Ivana Mazzei

 

 

Carsten Nicolai – Unidisplay

a cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni

dal 21 settembre 2012 al 6 gennaio 2013

Hangar Bicocca

Via Chiese 2, Milano

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