Purtroppo il 2 aprile 2012 si è chiusa una delle più belle mostre dell’anno. Danser sa vie al centre Pompidou di Parigi. Oggi mi è ritornata in mente mentre leggevo un testo del curatore del museo parigino, Philppe-Alain Michaud … e ho pensato di riportarvi la recensione che avevo scritto per il numero di Novembre 2011 diella rivista Arte … e qualche immagine, perchè la mostra, tema la danza sotto tutti i suoi aspetti (dalla fotografia, al balletto classico o contemporaneo, alla pittura, fino alla scultura, la video installazione e la performance) era completa e bellissima …
Danser sa vie. Una citazione da Isadora Duncan per lo sviluppo delle 3 sezioni in cui si articolano i 2000 mq al Centre Pompidou di Parigi con 106 artisti: la Danza dei sensi, da Auguste Rodin a Matthew Barney, sfiorando l’espressionismo tedesco fino alla Freikörperkultur; l’Astrazione del corpo, da Loïe Fuller a Alwin Nikolais; e infine il Corpo come evento, dal Dada a Jérome Bel. Quattro mesi di esposizione, un sincretismo nobile, in cui danza e arti visive interagiscono attraverso grandi nomi. In mostra le immagini di coreografie di Martha Graham e Pina Baush, lavori di Kandinsky, Matisse e Picasso, fino alle performance di Félix Gonzales-Torres e Tino Seghal e un lavoro ad hoc di Olafur Eliasson.
Gesto e movimento. Isadora Duncan insieme alla danza utilizza questi due termini chiave che dai primi del novecento grandi artisti hanno adottato come trait d’union in ambiti diversi. L’arte e la danza da sempre convivono e nella mostra Danser sa vie, danza e arti visive del XX e XXI secolo i codici prevalenti ci sono tutti: dal movimento puro del grande Nijinsky, a quello reso dai corpi modellati delle sculture di Rodin o di Brancusi, alle tele di Pollock, che mimava “balletti” prima di integrarli con gesti istintivi, poi fotografato da Hans Namuth che al Pompidou è in mostra legato a Picasso, agli spettacoli degli artisti delle Avanguardie, nelle serate dadaiste al Cabaret Voltaire o le danze futuriste di Giannina Censi, coreografa dei Futuristi, qui rappresentati da Severini e Depero; dalle sperimentazioni di Yves Klein, alla forza nell’assenza del corpo nella Minimal art di un Carl Andre, fino a toccare performance contemporanee di artisti che hanno lavorato con la propria corporeità solida e trasformista, come l’americano Matthew Barney, o su quella effimera, come il cubano Gonzales-Torres. Figure chiave di autori che hanno esplorato l’arte e la danza moderne e contemporanee definendo, e risolvendo il corpo e il movimento: il tutto documentato in queste 3 sezioni attraverso una selezione di dipinti, sculture, installazioni, video, performance, film e coreografie, dagli esordi, con la stessa Duncan o Loïe Fuller, fino ai giorni nostri, con Trisha Brown. Decisive le collaborazioni nate tra ballo e arti visive: Alexander Calder e Josephine Baker; Martha Graham, pioniera della danza contemporanea e lo scultore Noguchi; Kandinsky e il ballerino Gret Pallucca; René Clair e Fernand Leger, e ancora, negli anni sessanta, il lavoro su musica e movimento tra Merce Cunningham e Jhon Cage. E poi gli anni della nascita dell’happening di Allan Kaprow, ripresi e riletti da personaggi come Andy Warhol. Il Centre Pompidou “mette in scena” un’esposizione multidisciplinare fatta di balletti meccanici, invenzioni cinetiche e danze virtuali, facendoli interagire con una selezione di rappresentanti delle arti plastiche e visive degli ultimi due secoli.