Gennaro Cilento: Viaggio nella tela privo di destinazione.
Gennaro Cilento, 26-10-1975 è un artista napoletano, vive e lavora a Napoli nel Rione Sanità.
Le tue immagini e i tuoi soggetti sembrano mirare a una visione del bello oltre limiti, convenzioni e convinzioni Accademiche e di mercato, penso ai tuoi bidoni dell'immondizia, ai carri armati, alle icone porno punk, porno fetish e porno trash e quant'altro (l'estetica da you porne si direbbe oggi, anche se la tua pittura ho oramai vent'anni), mi sembra che tu tenda a capovolgere la prospettiva dell'ordinario sguardo sulle cose, e che attraverso i tuoi lavori ci sia una negoziazione permanente con lo spettatore sul confine del bello nell'arte contemporanea.
Tendo a leggere tutto secondo un linguaggio personale.
Le mie opere nascono da un lavoro costante: è come se avessi un paio di occhiali speciali che, indossandoli, mi permettono di vedere e di operare esclusivamente secondo il mio stile che pur essendo in qualche modo direzionato a capovolgere la prospettiva dell'ordinario sguardo sulle cose, più che per concetto per una conseguenza della mia personale rappresentazione delle cose.
Ovviamente, la lettura di un'opera d'arte è sempre soggettiva; qualsiasi critico d'arte o fruitore disinteressato può interpretare le mie opere come meglio crede, anche considerarle sul limite del cosi detto "bello" in arte contemporanea , ma non è certo nelle mie intenzioni alcuna "negoziazione" con lo spettatore, anche perchè non corro dietro ad alcuna moda del cosi detto "mercato dell'arte".
In ogni caso se recepisco stimoli interessanti che vengono dall'esterno , non li evito, altrimenti sarei un artista chiuso, anzi, li converto al mio linguaggio.
Anche il tuo uso del colore, mi sembra teso a ribaltare usi e consuetudini, punti di vista e visioni legati alla morale vigente, a riprova di ciò definisci il tuo linguaggio "trip art", sottintendendo con questo viaggi e alterazioni della psiche. Questa estetica dell'alterazione della visione cromatica da cosa muove? Da una canone deviato dalla devianza?
Dalla presa d'atto che la visione e la percezione di questo tempo sono orami sintetici perché modificati dall'industria del consumo di massa?
Con i miei paesaggi, caratterizzati da ciminiere industriali, sporcizia e devastante inquinamento rappresento un'atmosfera inquietante e repulsiva, irrorata da una blasfema fluorescenza, un incubo post atomico che, in maniera spesso inconsapevole è diventata realtà per tutti.
Definisco “trip art” il mio linguaggio non solo perché inteso come una visione distorta ed artificiale della realtà, dovuta ad una sorta di “viaggio lisergico” causato più che altro da allucinosi nubi tossiche, di un“The Day After” ( una nuova favola, apocalittica da raccontare domani per i bimbi di un mondo mutato), che causa sconclusionate mutazioni di tutto ciò che ci circonda, sia nelle forme che nei colori), ma anche sopratutto "concettualmente" come vero e proprio VIAGGIO NELLA TELA, "spiralico", del quale conosco l'inizio e non la fine.
La tua visione della donna feticcio o merce non sono mai riuscito a collocarla, mi è sempre parsa a metà tra una visione maschilista occidentale d'area mediterranea e la denuncia dello stesso, ho sempre pensato che questa zona d'ambiguità della percezione eccitasse il tuo immaginario, perché? Quanto in questa tua visione dell'arte è determinato dal luogo dove vivi e lavori (Rione Sanità)?
Le mie figure femminili in realtà non sono assolutamente strettamente legate ad una visione maschilista e neanche concettualmente ad una denuncia dello stesso, ma sono una incondizionata e personale rappresentazione artistica del corpo.
Creste colorate fluò tipiche delle sgargianti mode punk, i richiami al goth-dark , le borchie, gli spilloni da balia, il latex che tende a fondersi col corpo e i piercing, che profanano la carne, tutto artificiale che rende lussurioso e "cyberpunk" il corpo, rappresentano l’aspetto erotico delle mie visioni artistiche e motivo di personale attrazione anche nella vita reale.
Al limite le mie donne possono apparire come bambole ad uso e consumo di un pubblico voyeuristico, sex-cyborg in quanto "eccessive" nel loro essere carne-lattice ma sono in realtà una sorta di allucinosi ologrammi, L’estetica, per così dire, pop-hard-fetish mi ha sempre attratto in quanto reputo si sposi perfettamente con i miei colori che richiamano anche un po’ le luci fluo caramellate del pop porno, tipico da sexy shop.
Il luogo dove vivo e lavoro, pur apprezzandone il suo fascino, sinceramente mi ha sempre stimolato relativamente.
Di Napoli mi può stimolare ed intrigare artisticamente, anche a livello videoartistico, l'aspetto degradato e lercio delle industrie e della spazzatura (adoro i vecchi modelli di bidoni per la spazzatura, che tanto mi hanno ispirato, ormai quasi estinti e rimpiazzati da orrendi cassettoni quadrati) e l'alone di magia, arte e superstizione che avvolge la città.
Le mie donne, sopratutto quelle dal gusto cyberpunk non credo rispecchino per niente la napoletanità, del mio quartiere e non solo.
Forse rispecchiano più un influenza inglese, tipo da Camden Town dove alcune tendenze di moda sono in qualche modo ancora presenti, ma comunque è sempre un discorso relativo, troppo strettamente umano.