Il sistema dell'arte di questo secolo, come nel precedente è di rete; calibrato forse su solo due individui che l'espandono, l'artista e lo spettatore delle sue operazioni, entità che attraverso la mediazione dei social network possono anche essere invertite o invertibili.
Questo sistema dell'arte (altro) è determinato dalla connessione, mediante applicazioni, quello è il nuovo intermediario, l'applicazione che l'artista e il suo osservatore condividono sul loro smartphone e il loro pc, l'applicazione si sostituisce al curatore, al critico, al gallerista ed al mercante.
Questa variante, amplia rispetto al secolo passato i linguaggi dell'arte e ne diversifica il mercato con le sue possibilità (diverse) d'interazione.
L'identità d'artista in questo altro sistema dell'arte, cessa di essere un prodotto specializzato per "addetti ai lavori" e si esprime attraverso l'intermediazione dei social network, attraverso la condivisione di video, eventi, blog, vlog e mondi virtuali che alimentano la visione e la visionarietà del reale.
Lo spazio on line, è divenuto, un incredibile parco giochi dell'identità e del linguaggio d'artista, parco giochi che consente anche a certe tipologie d'artisti, legate al vecchio sistema dell'arte, di scindere la propria identità pubblica (il prodotto della loro vita) dalla propria dimensione privata.
Questo nuovo sistema dell'arte contemporanea, che passa per le applicazioni, dona o toglie ai linguaggi dell'arte la libertà di espressione del sé?
A questo punto, subentra il distinguo di classe, per l'artista benestante e sostanzialmente benpensante, cambia poco, importante è presentare una propria identità ben confezionata e tirata a lucido, che a monte è determinata da un progetto e da un incontro con "addetti ai lavori", e con rappresentanze politiche legate alla forma partito, insomma un artista dal colletto bianco per colletti bianchi.
Questa tipologia d'artista la riconoscete da pagine, blog e siti, così lineari da costituire una super applicazione.
La loro identità e il loro linguaggio artistico, non è aperta, ma predeterminata, questa categoria di artisti, provenienti dal secolo passato, li possiamo rubricare IRREALI, come il mercato che determinano e rappresentano.
Questa categoria irreale d'artisti, non lascia spazio all'applicazione e alla ricerca, e tende a escludere e omettere, il lavoro di artisti (come lo scrivente), che la super applicazione predeterminata non la hanno e l'hanno sempre rifiutata.
In una visione d'insieme però, tutti gli artisti figli di questo secolo, attraverso le applicazioni, riportano dei valori individualistici e mediatici di massa, sui quali sono stati formati e forzati dalla generazione precedente. La loro configurazione, passa comunque per le social applicazioni più popolari e per l'attenta esplorazione dei preferiti on line.
Tutto questo, porta a ricerche di linguaggi comunque individuali e concentrati su di sé.
La stessa struttura del proprio percorso, nasce dal desiderio di strutturare un curriculum e non dall'idea di porre il proprio linguaggio al servizio di una causa sociale; questo porta in particolare modo, gli artisti IRREALI all'impossibilità della relazione e della connessione via web.
Lo strumento web è autoreferenziale causa narcisismo o forse gli artisti narcisi e autoreferenziali hanno una maggiore attitudine all'uso del web, attraverso la promozione costante del proprio sé; comunque sia, anche il narciso come tipologia d'artista ha bisogno di un sostegno esterno costante.
Tutto questo, non è solo figlio della rivoluzione digitale, la crisi economica in parallelo comprime la ricerca artistica agli arresti domiciliari interconnessi, il vero occulto committente diventa la connessione e le persone che ad essa accedono.
Una è la domanda da porsi: Voglio lavorare per rendere automatico il mio linguaggio o concentrarmi sul dilemma creato dalla causa effetto del mio linguaggio?