L'addetto ai lavori dell'arte contemporanea? Una applicazione.

Il sistema dell'arte è già oltre se stesso, solo gli "addetti ai lavori" sembrano incapaci di rendersene conto.
Vivono barricati nel loro mondo di quotazioni a carico del debito pubblico, di nazioni che stampano liberamente moneta creando bolle finanziarie e flussi economici inesistenti che volano in alto sopra le nostre teste.
I Musei d'arte contemporanea?

Chiudano tutti e nascano Musei a cielo aperto determinato da artisti che vivono comunità e territori.
I Musei d'arte contemporanea sono di fatto spazi privati a carico del contribuente, che inconsapevolmente paga per una cultura che subisce e arricchisce non la sua comunità.
Il mediatore reale tra l'artista e il suo pubblico, quello che si chiamava curatore o critico, di fatto è scomparso, si sta estinguendo e non lo sa, al suo posto ci sono macchine, algoritmi, applicazioni e social network.
I mecenati privati non esistono, sono i padri e i figli dell'archeologia industriale, gli artisti già ne fanno a meno.
L'intermediario tra me e voi è una intelligenza artificiale, collettiva e connettiva, lei fornisce possibilità altre di definizione e diffusione dell'arte fatta linguaggio.

Per questo riporto una dichiarazione di Elan Musk, non sapete chi è? Un quarantaduenne, un mio coetaneo quasi, che ha investito con Zuckenberg, quaranta milioni di dollari in Vicarius, una azienda diretta da Scott Phoenix, che lavora per replicare la neocorteccia cerebrale, arrivando a creare in questa maniera un computer che pensi come un umano; la sua dichiarazione monito su twitter è la seguente: "L'intelligenza artificiale è più pericolosa del nucleare".
Rewind: Possibile che le macchine nella loro umanità sostituiscano anche gli artisti?
Roy Kurzweil, settantenne, inventore dello scanner, rassicura:
"Non vedo una guerra tra noi e le macchine, ma una alleanza e una fusione".

Che dire?
Io rientro in quella categoria di artisti, che non ha usato e non userà mai programmi di pittura o modellazione 3 D, per conservare la mia umanità, l'omologazione dei linguaggi dell'arte può anche passare per il mercato privato di computer e applicazioni, si rischia la spersonalizzazione del linguaggio, bisognerebbe continuare a pensare e creare in analogico e fare viaggiare tutto con il digitale per conservare l'essenza dei linguaggi dell'arte.
Lo scenario del futuro presente vedrà scontrarsi due scuole di artisti, quelli determinati dallo strumento virtuale, con un loro approccio grafico digitale all'arte e gli artisti che in analogico utilizzeranno il digitale virtuale per intermediare attraverso la macchina il loro linguaggio e la loro ricerca artistica.
Il sistema figlio della rivoluzione industriale è già collassato, i costi dell'arte contemporanea lo dimostrano, attestano e certificano, lo si voglia o no, un lavoro di Hirst o di Cattelan, non potrà mai servire alla comunità e agli artisti quanto una applicazione, costano di più e capitalizzano di meno, prima o poi qualcuno dovrà pure scriverlo o no? Ops...l'ho scritto!
Già che ci sono, Renzi che si ostina a liberalizzare i suoi selfie per il rilancio della cultura e dell'arte a carico dell'artista riuscirà mai a comprendere, che quello che serve realmente sono strategie e forme progettuali che usino le applicazioni e non si facciano usare dalle medesime? Non penso, proprio non penso.

Mimmo Di Caterino

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