Nasce il Simposio di Scultura in Trachite d'Iglesias: museo memoria della comunità.

"L'obiettivo del Simposio è infatti quello di comunicare con tutti, fare scuola, senza pretesa, attraverso un media antico come il mondo. Ho da sempre sostenuto fin dai tempi dell'Accademia che l'artista e soprattutto l'opera debba essere comprensibile ai più. Certe forme d'arte che capiscono solo gli artisti che la fanno, non mi interessano".

Salvatore Ligotti, Direttore Artistico del Simposio di Scultura d'Iglesias

 

"A suo tempo presi un impegno: se le opere realizzate nei due precedenti simposi non sarebbero state degnamente collocate, il progetto poteva dirsi esaurito. Avuto rassicurazioni in tal senso dall'amministrazione comunale,  avevo "pronosticato" che entro questa primavera le sculture dormienti deposte nel prato del Parco delle Rimembranze sarebbero "risorte", e il miracolo è avvenuto in corrispondenza dell'ultimo giorno di primavera. Ora posso affermarlo con certezza: il progetto andrà avanti, la terza edizione del Simposio di Scultura si farà nel mese di settembre.
Grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto e ci sosterranno anche nella prossima edizione".

Ubaldo Scanu, Dirigente del Liceo Artistico d'Iglesias

 

 

La distinzione tra arte alta e arte bassa fa riferimento a un modello industriale capitalistico ottocentesco, dove si è stabilito una separazione tra un pubblico “colto” al quale rivolgere un arte alta, e un “popolo”, ridotto a nutrirsi delle briciole della borghesia privata.

Questa logica di pensiero ha in passato disgregato e distrutto forme espressive, culturali ed artistiche popolari e comunitarie.

Lo scenario progettuale attraverso il quale si sono mossi dell'ideazione di questo Simposio di Scultura; il Direttore Artistico Salvatore Ligotti, il Dirigente Scolastico del Liceo Artistico d'Iglesias Ubaldo Scanu e il Banco del Mutuo Soccorso con Pierina Chessa; è staro quello della rappresentazione materiale e palpabile di una vera scuola civica di arte contemporanea della scultura in trachite a cielo aperto, è questo, trovare punti di riferimento comuni tra singolo creatore o creativo artigiano (non artista, se parliamo di linguaggio e didattica dell’arte il termine artista è fuorviante) e un ambiente socioculturale determinato, in questo caso il Sulcis Iglesiente.

In questa ottica si è pensato al pubblico e alla comunità, come strumento per alimentare realmente il creativo, che di lui si nutre.

In una realtà in crisi economica e sociale profonda, come quella Iglesiente, non avrebbe avuto alcun senso progettuale  persistere in una inutile pantomima mediatica rivolta esclusivamente a una borghesia e una classe dirigente a cui strizzare l’occhio.

Perché violentare il processo di visione e fruizione dell’arte, invece che lavorare per fa si che lo spettatore si riconosca in essa?

Che senso ha nel 2014, ragionare sull’arte con un unico parametro, ossia è arte ciò che è avanti rispetto a ciò che l’ha preceduto?

Chi può dire tra Michelangelo, Rodin, Rosso, Calder, Brancusi e Modigliani chi è arretrato?

In musica quanti sono i capolavori atonali?

La Scultura su pietra a prescindere dallo stile e dal linguaggio dei singoli artisti è un linguaggio classico e anche popolare dell’arte, quanta è invece l’arte contemporanea che si contorce su se stessa, concepita in salottini e stanze private, che non ha nulla, realmente nulla da dire a pubblico, comunità e territori?

Dopo il Rinascimento c’è mai stata per quelli che sono i canoni dell’arte d’avanguardia contemporanei una grande scultura?

Forse sta morendo, forse stanno morendo le opere d’ingegno, proprio quelli oggetti durevoli che erano forti della loro classicità, portatori della memoria, destinati a una esistenza indefinita nel tempo, rimandabili a un ambiente e una datazione precisa.

Viviamo in un tempo che definisce come eccellenza e merito l’effimero, che cestina l’opera in favore del prodotto.

 

Questo simposio non bistratta  l’etichetta di “popolare”, ma vede proprio nel popolare l’unica possibilità di reazione costruttiva al monopolio del prodotto, il linguaggio popolare, primitivo e durevole dell’arte permette una gamma infinita di realizzazioni e di espressioni e tutte contemporanee; il linguaggio popolare lascia realmente spazio all’eccellenza dell’interprete quando diventa circolare.

Anche quando la Scultura, come nel caso di queste dimostrazione didattiche a tempo, non è fatta esplicitamente per conservarsi, permane, nel suo modo di essere, trasmettere e veicolare capacità soggettive che rendono anche certe brutture localizzate, uniche e irripetibili, capacità soggettive insite nella comunità stessa.

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Mimmo Di Caterino

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