Noemi Anthea: il gioco e il rigore

Dipingere, illustrare, creare, per Noemi Anthea (un nome unico e molto particolare) è necessità primaria. Nasce a Savigliano (CN) nel 1988, studia all'accademia Albertina di Torino dove si lascia sedurre dal “lato giocoso dell'Arte”. Da questo punto prende il via il suo percorso  che la porta ad indagare sulle interazioni possibili tra Arte e mondo Infantile. Il suo lavoro porta ognuno di noi a  vivere un'esperienza "di ritorno", da intendersi come riscoperta del  proprio trascorso infantile, (io, l'ho fatto più volte e mi è davvero piaciuto) proposto in maniera elegante e armoniosa attraverso   strumenti descrittivi e  chiavi di (ri)lettura che evocano, dall'inconscio profondo,  un risveglio di quanto è stato sepolto o polverizzato nel dimenticatoio dell'Essere, quasi come invocare una di quelle "emozioni collettive".
Noemi Anthea Chiavazza è un'artista a tutto tondo. Scorgo in lei una certa cultura "naif" e la semplicità sintetica che si alterna, senza contraddizione, al particolare espressivo denso e concentrato dato dal profondo studio e dalla professionalità che traspare dai suoi lavori.
Colori, forme dalla meticolosa realizzazione portano i sensi ad intingersi e “sporcarsi” di sensazioni colorate, quasi come fare un'immersione in una realtà parallela vibrante  di sfumature descrittive, a volte un po' nostalgiche a volte vivaci, efficaci ed espressive, sempre giocose e candide che l'artista vuole fortemente riportare al mondo maturo.
Parlo con lei e scopro, con mio grande stupore, che è molto riservata... non l'avrei mai detto. Io incalzo con le domande e lei, sempre con cortesia e con il sorriso, mi risponde in modo elusivo. Una cosa però l'ho capita di Noemi Anthea, è in perfetto equilibrio tra le due parti che compongono il suo essere: persuasione e insicurezza. E' sicura di quello che fa, tanto è vero che il suo stile ha richiesto solamente pochissimi tentativi per concretizzarsi come riconoscibile e personale. Certo i suoi studi accademici con Bianco, Guarnaschelli e Preverino  nonché il fatto che proviene da una famiglia di artisti scultori, l'hanno aiutata non poco nel trovare la sua strada creativa. L'altra parte della medaglia la vede più insicura, introversa, i suoi personaggi sono profondi, riflessivi e spesso con gli occhi chiusi forse per  evitare di guardare un mondo che, alla fine, non piace poi troppo oppure concentrati sul loro immaginario interiore. Già, perchè le sue due anime in conflitto  la spingono ad indagare oltre quello che si vede superficialmente, vuole sempre sapere cosa si cela all'interno delle cose e per questo lavora molto sui “Silent Book” che vive come attività ludica e stimolante (in particolar modo l'indagine condotta presso i lettori per ottenere indicazioni e pareri). Questo suo guardarsi dentro, la dicotomia della sua anima, la sua aspirazione al perfezionismo, fanno di Noemi Anthea un'artista (anche se lei non si considera affatto tale, piuttosto una “scalatrice” sulla montagna dell'arte) in continuo divenire. Nel suo viaggio si ispira ad artisti come Rebecca Dautremer o Ana Juan dai quali trae ispirazione per postulare temi e realizzare colori con cura artigianale utilizzando essenze primarie, matite, pastelli ad olio, bitume, gommalacca, acrilici, cere sui quali campeggiano figure enormi in bianco e nero con alcuni vivaci spruzzi di colore rosso intenso.
I suoi scenari onirici e surreali non si limitano ad una realtà ostinata e ossessiva, ma conducono in una dimensione che esclude la quotidianità. La sua arte è “intimista”, tocca le corde del ricordo, quello dell'infanzia ormai dimenticata o ancora presente nelle pieghe del carattere. Ovunque nelle sue espressioni  è un mix  di varie correnti artistiche che si concretizzano in una sola, quella di Noemi Anthea Chiavazza e la sua fantasia sfruttata alla massima potenza nella quale i bambini, gli animali, i fiori, i paesaggi assumono aspetti particolari e densi di positività.
I suoi lavori trasmettono qualcosa di ammaliante e disarmante, sono energici e nel contempo dolci ed emozionanti, leggeri e impalpabili, pregni di contenuto, straripanti di sensibilità, rigorosi nella tecnica e nei postulati.
La passione, l'amore che Noemi Anthea mette  nel realizzare i suoi lavori, riflette il suo  approccio psicologico nei confronti della vita vissuta “contro” le imposizioni di un sistema che  snatura l'individuo in modo quasi “normale” affrontando con leggerezza e senza influenze esterne le situazioni anche tragiche con atteggiamento sempre curioso  e intraprendente.

Alessandro Allocco

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