Il primo singolo che Mimì Bertè pubblicò col nome con cui divenne poi celebre, Mia Martini, Padre davvero.., del 1971, fu vittima di una censura che dice molto su come era l'Italia a quei tempi. I versi che recitano e con mia madre giocavi ad un bel gioco, mano per mano, e la luna era piena infatti originariamente dicevano, in modo ben più poetico e significativo, e con mia madre dormivi nel fieno, anche in aprile, e di me era piena. Era piena, incinta. In una intervista televisiva di alcuni anni più tardi, la Martini ricorda come questa immagine fosse trovata troppo forte per la radio. Mentre secondo lei, giustamente, era dolce e bellissima. Essere piena del figlio che ti cresce in grembo. Molto tempo dopo, Piena di niente è invece il titolo di una graphic novel dura, drammatica, documentaristica e romanzesca assieme, disperatamente (anti)romantica, realizzata da due donne sul tema dell'aborto. Ed è un titolo davvero azzeccato. Forte, incisivo, poetico, proprio come lo sono i testi di Alessia Di Giovanni e soprattutto i disegni di Darkam, che rendono questo lavoro un gioiello, dandogli quel punto in più che rende quello che potrebbe essere un semplice buon lavoro un gran buon lavoro, facendo davvero la differenza. Piena di niente è edito da Becco Giallo, editore specializzato in fumetti di storia contemporanea, di cronaca, biografici, giornalistici, sociali. Devo ammettere che, da cultore e esperto di fumetto d'autore, e vorace lettore di storie disegnate in generale, non mi sono mai interessato molto alle loro produzioni, pur rispettandole e pensando che fosse importante che qualcuno facesse anche questo tipo di cose. Ma i loro libri su Berlinguer o il G8 o il Vajont non mi hanno mai conquistato, a livello letterario ed estetico. Fino a Piena di niente. E grazie in particolare a Darkam. Perchè questo, oltre ad essere come gli altri un lavoro interessante a livello di contenuti e di analisi sociale di taglio giornalistico, è pure particolarmente ben costruito dal punto di vista della narrazione, del pathos, dello scavo psicologico, e soprattutto è finalmente un piacere per gli occhi e per la mente come non ne vedevo da un po' ad opera di emergenti per via degli straordinari disegni e delle scelte che stanno loro dietro. L'intelligenza sprizza da ogni vignetta e dal modo di raccontare per immagini, lo stile è davvero originale e personale, riconoscibilissimo, senza evidenti influenze. L'Italia ha conquistato una nuova grande disegnatrice di comics. Come Mia Martini è stata una fuoriclasse della canzone, Darkam alias Eugenia Monti, che con la Martini a dire il vero non ha nulla a che fare, è una artista unica nel suo genere, di quelle che faranno strada e diranno qualcosa di nuovo nel campo. Di recente Darkam è stata protagonista di una personale nella galleria Blu Gallery di Bologna, e il curatore insisteva nel dire che gente come lei e AkaB non sono fumettisti, ma sono veri grandi artisti, che spesso scelgono per esprimersi questo medium, e che, e mi trovo d'accordo con lui, negli ultimi anni molti dei migliori scrittori tout court (pensiamo ad Alan Moore o Neil Gaiman) e artisti tout court (Moebius, Sienkiewicz, Pazienza...) è proprio con questo mezzo di comunicazione che lanciano i loro messaggi. A quel vernissage lo stesso AkaB, presente, mi diceva invece che oggi secondo lui, e questa è una bella novità, le voci migliori che stanno uscendo fuori in Italia nel mondo dell'illustrazione sono donne, donne prive di ogni leziosità, e dotate di un talento pazzesco. Come appunto Darkam. E pure qui mi trovo d'accordo. Sfogliando Piena di niente in modo un po' approfondito ve ne accorgerete. Ci sono vignette, tavole, pagine di puro genio, quel puro genio e quell'essere vero grande fumetto che non troverete mai in un albo Bonelli e che in generale ho trovato in ben poche uscite italiane mainstream (altra storia l'underground, da cui Darkam proviene) negli ultimi anni. Guardate ad esempio la scena del prete che si trasforma in marionetta e la chiesa in teatro che crolla, quasi bunueliana. O le molestie alla ragazza che sono raffigurate come il martirio di San Sebastiano (e son diversi i riferimenti, tutti drammatici e potenti, all'iconografia cattolica classica). E la croce costellata di piccoli feti. Vi sfido a trovare immagini del genere in altre graphic novel nostrane recenti che potete trovere in qualsiasi libreria Feltrinelli. Immagini coraggiose, sorprendenti, mai gratuite, che mostrano una cultura, umanità e spessore profondi. Immagini che, come dicevo, fanno la differenza, fanno fare a questo fumetto l'upgrade, fanno capire che Darkam sta piena non di niente, ma di quel talento magico che hanno solo le poche fuoriclasse come Mia Martini.
www.umbertobaccolo.com
recensione pubblicata in origine su http://darkamarcadia.tumblr.com/