L’Associazione ArtGallery procede il suo percorso con l’Institut français Milano. Dopo Crises&Rises, dedicata a 5 giovani artisti italiani, lo spazio apre le porte a una collettiva di impronta internazionale. In mostra 11 artisti tra Italia, Francia, Belgio e Spagna, per un punto di vista, quello artistico, che si sviluppa su forme e contenuti diversi. Dal video all’installazione caotica, dalla pittura alla fotografia alla scultura, ecco che gli italiani Giacomo Favilla, Pietro Baroni, Piergiorgio Del Ben, Marilù Manzini, Giorgio Orbi, Lorella Paleni, i francesi Julien Spianti, Olivier Larivière, il belga Xavier Delory, e gli spagnoli Ana Cabello e Albert Pinya interagiscono con lo spazio di Palazzo delle Stelline condividendo stili, concetti, storie e vissuti diversi. In 11 con dei chiari comuni denominatori: l’idea del caos odierno, dell’accumulo di immagini e oggetti, la volontà di una salvezza, la perdita dell’identità, attraverso la non definizione di un volto, o di un particolare, come una finestra sull’esterno che viene tolta, e la paura del futuro, la paura di invecchiare. Lost in chaos li affronta nei suoi colorati, forti, o viceversa cupi e tranquilli dettagli.
Albert Pinya (Palma di Maiorca, Spagna, 1985). “L’enfant terrible” spagnolo esplora un ampio panorama artistico partendo da una colorata pittura come base principale, con installazioni, piccole sculture, video, performance, poesia. Dopo aver vissuto a Berlino ora lavora tra Spagna e Italia. In Lost in chaos riporta parte del suo energico mondo , un “Laboratorio Pinya” sopra un muro.
Ana Cabello (Inca, Spagna, 1987). Le illustrazioni e i disegni dal tratto nero in china di Ana sono minuziosi e dalla resa impeccabile. Il ritratto è il timbro principale, per delineare volti rappresentando con intelligente ironia precisi dettagli della personalità umana. Rappresentativo il lavoro in coppia con Albert Pinya che forma un duo noto come Equipo A, in cui gli stili si incrociano amalgamandosi perfettamente.
Giacomo Favilla (Livorno, Italia, 1984) E’ fotografo e video maker. Spazia con ordine e energia tra arte e moda. La figura umana è soggetto quasi principale, come nel progetto in mostra One of us, realizzato con la designer Laura Lombardi : una serie di figure, maschili e femminili, in bianco e nero rigorosamente sedute con una maschera di origami sul volto a forma di … animale. Dunque l’umano e l’animale convivono, o forse coincidono.
Giorgio Orbi (Roma, Italia, 1977). Una lotta tra pulizia dell’immagine, e narrazione caotica, lo studio rigoroso dei dettagli mai casuali e l’effetto di spaesamento sono cifre tangibili nei lavori dell’artista romano. Il binomio ordine/caos percorre la sua poetica, dalla tranquillità di un ambiente come un bosco (Who are you, 2010), fino alla video installazione In the beginning, dove protagonisti sono l’immagine, l’oggetto, il feticcio collezionato, e l’insistente voce di accompagnamento.
Julien Spianti (Chartres, Francia, 1982). L’artista francese racconta l’essere umano attraverso il corpo, suo elemento di studio principale. Un corpo tormentato, in cerca di una sua dimensione, come una baconiana presenza mai del tutto definita. Corpi nudi, solitari, raramente in gruppo. Luoghi mai precisi e finiti, quasi onirici. Dettagli in bilico tra il poetico e la cruda realtà, smorzata da uno stile riconoscibile, a tratti antico e molto personale.
Lorella Paleni (Bergamo, Italia, 1986). Il tema della memoria è ricorrente nei lavori della giovane artista. Visioni, luoghi vivi, quasi in movimento, grazie allo stile pittorico che amalgama figure umane, rappresentate come inquietanti presenze, e luoghi in equilibrio tra il reale e il sognato. Passato e presente convivono nel medesimo istante all’interno di uno spazio in cui l’evento sta accadendo per sempre.
Marilù S. Manzini (Modena, Italia, 1978) Il lavoro della Manzini è vario e deciso su una linea critica e di racconto di un mondo che tocca svariati temi. Dal sociale allo storico, dal corpo alle problematiche quotidiane: temi realizzati in maniera esplicita e trasgressiva attraverso diversi mezzi, dalla pittura alla scultura, dal video fino alla letteratura. Un’artista eclettica dal forte timbro e dal sottofondo pop.
Olivier Larivière (Parigi, Francia, 1978). Una profonda riflessione sull’individuo è il fil rouge delle opere dell’artista francese, che indaga su una duplice strada: quella superficiale dei comportamenti umani, e quella riguardante la profondità della natura, per distinguerlo dagli animali e dai loro istinti naturali. Un tentativo, dato da forti e personali rese pittoriche per comprendere l’essere umano e ricercarne l’identità.
Piergiorgio Del Ben (Pordenone,Italia, 1990). Il giovane pittore rappresenta l’umano sviluppando ritratti dall’identità perduta, o ancora non trovata. Uno studio poetico dato dal binomio tra l’autore Luigi Pirandello, dunque l’eterna ricerca dell’identità, e dal sociologo Erving Goffman. Le sue opere raffigurano persone distinte, ma unite tra loro dallo stesso senso di smarrimento. Tutti i personaggi si sentono oppressi dalla vita quotidiana perdendo così, la coscienza del proprio io.
Pietro Baroni (Milano, 1977). Dopo aver vinto il premio International Photo Award, con il progetto Milan closet, Baroni lavora ancora sulla figura umana, per scoprirne segreti e potenzialità. Questa volta mascherata. Un’inquietante facciata sul volto che riporta alle basi culturali dell’artista (la fiaba, il film, la fantascienza …)per nascondere un’identità visibile da altri dettagli, come il corpo, in questo caso nudo, nella sua pura realtà.
Xavier Delory (Belgio, 1973). I lavori fotografici dell’artista belga si muovono con rigoroso ordine tra design e architettura, mantenendo uno stile riconoscibile per la poetica di sottofondo: architetture pure abbandonate, case dal falso aspetto piacevole, dove l’artista elimina ogni accesso (porte, finestre …), edifici ricreati digitalmente criticando con ironia la società contemporanea del consumo, dove un supermercato diviene tempio, o viceversa.