Malapunta (di Morgan Perdinka)

Malapunta
di Morgan Perdinka (Danilo Arona)
Edizioni XII
360 pagine, 17.50 euro

Sinossi

Malapunta è una piccola isola deserta tra l’arcipelago toscano e la Corsica. Qui sbarca Nico Marcalli, ricco quarantenne ossessionato dal rimorso per la morte della giovane moglie in un incidente d’auto, per farsi dimenticare e morire lentamente devastato dall’alcol e dai suoi fantasmi, nella villa a strapiombo sul mare costruita dall’enigmatico Lord Taylor nel XIX secolo.
Ma su Malapunta, Marcalli comincia a fare strani sogni. Sogni che non gli appartengono.

Il gruppo di survivalist dei redivivi sta mettendo a punto insieme al professor Carlos Aztarain un esperimento legato a Malapunta e alle tecnologie della mente, dai risvolti imprevedibili. Per lo scienziato, forse sarà il modo di comprendere perché la risonanza di Schumann – il “battito cardiaco” del pianeta – sta crescendo.

Cosa lega l’infelice Nico Marcalli alle sconvolgenti catastrofi naturali che stanno mietendo vittime in tutto il mondo? Chi altri vive, oltre a lui, sull’isola? Perché a Bucarest un giovane assassino chiamato l’orco delle fogne conosce alla perfezione l’isola e i suoi misteri?


Commento

Non ho mai nascosto la mia ammirazione per Danilo Arona, il più completo ed eclettico scrittore di genere (ma non solo) del panorama italiano. Tale ammirazione vale alla stesso modo anche per il suo alter-ego suicida, Morgan Perdinka, a cui viene attribuita la paternità di Malapunta.
Il romanzo in questione è un puzzle raffinato. Definirlo soltato un horror sarebbe limitativo e sbagliato. In realtà Malapunta è qualcosa che tange generi multipli: dalla fantascienza al thriller, dall'horror al mistery, con una decisa e bizzarra virata sul catastrofico nella sua parte finale.

Al solito Arona si dimostra un fine tessitore, incrociando situazioni e suggestioni differenti, creando una narrazione su più piani temporali, in cui è facile (e piacevole!) perdere la bussola e farsi prendere dal solito dubbio: ma è davvero soltato una storia inventata?
Questa volta l'autore utilizza meno, rispetto al passato, richiami e riferimenti alla cronaca nera reale. Il risultato è un libro un po' meno “aroniano” è un po' più “perdinkiano”. Il che è bizzarro, trattandosi della medesima persona. Ma la piccola innovazione stilistica funziona: Malapunta ha il sapore classico di Arona, ma al contempo offre delle varianti interessanti.

Parlando più nello specifico del romanzo, va da sé che tutto sembra ruotare sulla piccola, deserta isola che dà il nome al libro, Malapunta. Epicentro di energie ancestrali e incontrollabili, nodo focale in cui la realtà si confonde coi sogni, permettendo al mondo dell'impossibile di compenetrare quello materiale. Questo vuol dire, senza troppi giri di parole, che Malapunta è uno di quei luoghi, antichi come l'universo stesso, in cui gli incubi hanno il potere di manifestarsi e di far del male.

Il protagonista del libro, Nico Marcalli, non ha tratti distintivi che lo rendono particolarmente simpatico. Anzi, il suo carattere vizioso e immaturo ben si sposa con l'atmosfera malaticcia e ambigua che permea le pagine di Malapunta. Niente spunti di forzosa positività, nessuno spiraglio di luce, se non in rarissimi casi.

Interessante il modo in cui un certo punto il romanzo muta (come se fosse una cosa vivente) dall'atmosfere raccolte dell'isola a uno scenario mondiale, intrecciandosi con una “specie di fine del mondo” che, in puro stile aroniano, è piuttosto diversa da quella immaginati da molti suoi colleghi scrittori.
È un Apocalisse solo suggerita al lettore, per molti versi intimista, che si svela attraverso pochi scorci, sufficienti a far intuire una mutazione mondiale così aliena da risultare indescribile. Qualcosa che si avvicina ai concetti lovecraftiani senza però mai scimmiottarli. Se l'ombra di HPL aleggia su Malapunta lo fa da lontano, molto da lontano, senza dar fastidio.
Arona provvede di suo a perturbare il lettore.
Se è vero, come io credo, che è impossibile terrorizzare attraverso la parola scritta, è altrettanto vero che autori molto bravi sono in grado quantomeno di inquietare. Di insinuare tarli, dubbi sulla percezione della realtà che ci circoda.
Ecco, con Malapunta siamo da quelle parti.

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