Massimo Giacon, un romantico noir tra fumetti, design, e musica
di Maria Teresa Melodia
Vi è mai capitato di camminare lungo il Naviglio Grande di Milano in un pomeriggio autunnale?
Tenete gli occhi aperti perché da un interno di Ripa di Porta Ticinese, tra i negozi vintage che ancora sopravvivono ai grandi marchi luccicanti e alle catene commerciali, potrebbe spuntare uno sguardo furbetto, che saltella dietro a un paio di occhiali neri.
E’ Massimo Giacon, fumettista, autore, musicista, ma prima di tutto un artista eclettico. Anche se, come ricorda puntualmente lui stesso, seduto di fronte al suo bianco Mac, toccandosi il pizzetto e aggiustandosi il cappello sbarazzino, “essere eclettico non paga nel mercato dell’arte contemporanea italiana. I fumetti vengono considerati cheap dai galleristi, spesso mi sento dire - come faccio a vendere una tua opera a tot, se poi, quando te lo chiedono, regali i tuoi disegni autografati!”. La conversazione incalza nel piccolo studio di due stanze, Studio Alienatio, che Giacon divide con Fabio Bozzetto, figlio del grande Bruno, e Diego Zucchi.
LE ORIGINI - Padovano, classe 1961, con la cordiale cadenza veneta racconta: “I miei inizi sono stati sugellati dalle storiche riviste Frigidaire e Linus”. Oggi l’attività di disegnatore continua con il magazine XL. “Una trafila partita dalle fanzine passando per il punk-new wave”, in un periodo nel quale il fermento creativo zampillava da tutti i pori. Erano gli anni ’80 e i riferimenti pescavano nella letteratura di James Graham Ballard , scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza e di satira sociale e Philip Dick , scrittore statunitense, inventore del cosiddetto new world della fantascienza, uno dei primi a parlare di intelligenza artificiale e poi William Burroughs, padre della beat generation. “Nel 1985 inizio a lavorare per lo Studio di Ettore Sottsass di Milano, poi sono arrivate le collaborazioni con Matteo Thun, Atelier Mendini, Alessi”.
NON SOLO FUMETTI - “Vengo dalla cultura del progetto, dalla grafica pubblicitaria, tra i miei insegnanti ho avuto persone del gruppo N come Alberto Biasi e Manfredo Massironi (n.d.r, un gruppo di “disegnatori sperimentali” nati nel 1959 a Padova come libera associazione denominata appunto N). “Una scuola che mi ha insegnato a pensare, prima di fare”. Tornando ai comics: “Le donne nel fumetto sono poche perché è un ambiente maschilista e poi le donne sono troppo autocritiche, anche se più brave, gli uomini anche se fanno delle cagate sono più convinti”.
IO, UN DITO E CATTELAN – Ripercorrendo gli anni padovani: “Io e Maurizio Cattelan siamo andati alle elementari insieme: lo stimo, prende in giro il sistema, è giusto che sia avaro di dichiarazioni, a modo suo mantiene un’integrità morale e artistica, è uno che non accumula beni, a Milano ha un appartamento piccolissimo, a 21 anni ha lavorato come portantino all’obitorio, ma quello che mi ricordo di più è che a Padova viveva in un appartamento dove c’era solo una sedia, un letto e un piatto. Riferendosi all’opera L.O.V.E, esposta a Milano: “Mi sorprendono le critiche, non viene percepito lo sberleffo verso P.zza Affari che rappresenta il fascismo imperante dei soldi e del potere e infatti quello non è solo un dito, è una mano mozzata che fa il saluto fascista. Il suo è un grido che dice che non possiamo continuare a vivere al di sopra delle nostre possibilità”.
IL QUADRATO DELL’ARTE E TUTTO IL RESTO - Sulla scrivania dove c’è il grande Mac, dal quale echeggiano brani random, dai Cure a Erik Satie, giocherellando con l’iPhone, con tono calmo e pacato, l’artista padovano sottolinea: “Per me è importante fare quello che mi piace, non fare tanto per fare”. Parliamo di arte. “Oggi è necessario saper discernere ciò che arte da ciò che non lo è. Oggi arte non è più plusvalore, ha un valore economico e poi il sistema dell’arte che conta è chiuso, è fatto di quaranta gallerie, o dentro o fuori, che tu sia di Vercelli o New York, sono quelle che contano. E’ un sistema anacronistico, da stato feudale, fascista, antidemocratico, un quadrato che esclude. Fuori da ciò c’è l’artigianato, il buon design funzionale, che non è una brutta parola”. Un Bugs Bunny in versione toy con la faccia da teschio ci osserva. Teschi sono anche alle dita dello stesso Giacon, autore che attinge da un mondo vivace e intelligente per il quale l’arte è movimento, come quello che si vede nel film Inception di Christopher Nolan, “un film popolare, profondo, visivamente forte, un’opera d’arte. Un’opera d’arte deve dare qualcosa, e deve far capire, ma l’arte contemporanea è di per sé incomprensibile, e infatti oggi la categoria Arte è un contenitore che spesso coincide con la Comunicazione”. Il discorso prosegue a ruota libera: “In un contesto nel quale le gallerie sono spacciate, il locale deve fare il locale, non siamo nella New York degli anni ’80, io nei locali non ci faccio le mostre, ma concerti, vere opere performative”, come quello previsto giovedì 25 Novembre allo Zoom Bar di via Panfilo Castaldi 26 a Milano, una dei rari show di Massimo Giacon & The Blass (ascoltabili su www.myspace.com/massimogiacon), con travestimenti improbabili, musiche assurde, e sorprese che gli stessi componenti della band nemmeno si immaginano, con Massimo Giacon voce, Diego Zucchi basso, Fabio Bozzetto batteria.
A TUTTO DESIGN – Tra le varie collaborazioni ci sono progetti per Alessi, Philips, Zero Disegno, Swatch e Artemide, oltre che disegni su arazzi, tappeti, ceramiche, oggetti per la cucina, e illustrazioni pubblicitarie. Quello con Alessi è un rapporto che dura da 15 anni: la collezione per il Natale 2010 con il presepe Portable Xmas è pronta per essere acquistata, ci sono anche Mr. Cold, (soap dispenser), Mr. Suicide (tappo per vasca da bagno), Gionni (portachiavi), Anubis (contenitore per sali da bagno), Pig Pencil (temperamatite), Sebastiano (portapenne),"Agli ordini!"(posate per bambini) Pummaroriella (set pizza).Un incontro indimenticabile? “Quello con Ettor Sottsass, con cui è nato un rapporto di amicizia, ma di solito non mi piace conoscere le persone che stimo, se ammiro quello che fanno artisticamente, per me è già il massimo”.
PORNORAMA – Quella di Giacon è una cultura raffinata, ma a tinte trash. Una cultura costellata da molto sesso, ma “ visto con indolenza e pietas, in versione ironica e malinconica, con un pessimismo alla James Ellroy, alla fine c’è qualche riscatto”, sostiene l’autore. Punti fermi: desiderio, ricerca e gioco che spesso sfidano i limiti della morale comune nel modo provocatorio che è la cifra stilistica di Giacon, così schivo e così sfacciato, così cortese e così sboccato, così pop e così acido, così giocherellone e così infantile. Un romantico noir, che ti sorprende con una dose di trasgressione ad alto tasso erotico.
CREATIVO STAKANOVISTA – Cita libri, snocciola cultura, con la testa tra mille attività passate e future. Le ultime in ordine di tempo sono state Lucca Comics, Artissima, le strisce per XL, uno workshop allo IED, dove insegna charachtering design applicato al merchandising, e poi? Un festival, una guida e in cantiere una graphic novel in collaborazione con un discusso dissacrante comico. Dal fumetto all’arte contemporanea, dal design all’animazione, dai videogiochi alla musica, essere Giacon in 24 ore è dura!
I pop-amori di Giacon in pillole:
Musica – “Tv on the Radio, Arcade Fire, i White Stripes, ieri Miles Davis e Charlie Parker e poi la tromba di Chet Baker nella quale senti i denti che lottano e tutta la sua storia fatta di eroina e voce”.
Cinema: “Brian De palma, il Tarantino delle Iene, Kubrick, Michael Gondry”.
Arte: “Il pop postmoderno con una consapevolezza politica, con una coscienza critica. Un nome? Joe Coleman. In italia, Enrico Corte, Nicola di Caprio, Danilo Pasquali per la fotografia”.
Serie tv: “Americane, intelligenti e ironiche: I Sopranos, True Blood, My Name is Earl,Mad Men, Lost, Weeds”.
Il rapporto con la religione? “Assente, da ateo convinto. Vivo la religione come una storia, una grande narrazione tipo Frankestein e Dracula, non diversa dall’Olimpo Greco o Romano”.