Primo piano di Ozmo

intervista ad Ozmo, in azione al Museo del Novecento di Milano

 

 

Ho incontrato Ozmo, impegnato a dipingere le pareti del Museo del Novecento per “Primo piano d’artista” (live painting fino al 16 febbraio, giorno dell'opening: dalle 18 alle 22 dj set e anteprima del video Ozmo Still Death; tutte le opere sono visibili fino al 26 febbraio, info: www.museodelnovecento.org).

 

 

Come hai affrontato la realizzazione delle opere sulle pareti  del Museo del Novecento?

L’intento è quello di realizzare un wallpainting che vada ad invadere gli ambienti in una maniera armonica, un esperimento formale in questo corridoio “tubo” che ho a disposizione, utilizzando ogni spazio: ad esempio ho dipinto su un pannello che scende dal soffitto una testa di Medusa (foto n.1), che simboleggia l’impedimento e l’impossibilità ad uno sguardo libero causata dal pannello stesso. Alcune opere sono nuove e “site specific”, altre sono una ri-elaborazione e reinterpretazione di opere precedenti: ad esempio il dittico “Apocalypse”, del 2008 (foto n.4). In ogni caso cerco sempre di affrontare ogni opera con un approccio che è una sorta di “salto nel vuoto”, perché non so mai quale sarà il risultato finale, man mano si aggiungono nuove idee che si sommano ad elementi precedenti, reinterpreto il soggetto e la sua collocazione in un nuovo e diverso spazio, con l’idea di giungere ad un oggetto visivo complesso, che sia equilibrato ed armonico ma anche ambiguo.

Cosa intendi con il concetto di ambiguo?

L’ambiguità dei simboli che uso nella mia opera, che presuppongono a livello psicologico due o più significati ribaltabili, a volte opposti ma coesistenti: è la stessa cosa nell’ambito dei tarocchi, dove la stessa immagine può avere contemporaneamente un significato positivo o negativo. Nell’ambiguità del simbolo, che può essere interpretato dallo spettatore di volta in volta in modo diverso a seconda dei suoi vissuti, dell’educazione, delle credenze ecc., vengono proiettate le paure oppure i desideri. Nell’ambiguità si articolano quindi il dialogo e l’interpretazione e il senso dell’opera è dato dalla negazione o, all’opposto, dal rafforzarsi dei simboli.

Ci fai un esempio con qualche opera qui esposta?

Prendiamo l’opera “Otto”(Justice) del 2012 (foto n.2): l’otto rappresenta la perfezione, come unione di due cerchi, in cielo e in terra, una perfezione che è irraggiungibile ed insostenibile. L’otto nei tarocchi rappresenta la Giustizia, ed ha come attribuiti la spada, la corona, è seduta su un trono, ed ha la bilancia, che ho reso nell’opera tramite la corda alla sommità, che rappresenta i due bracci della bilancia stessa. La corda ha però anche altri significati: è arrotolata a forma di otto rovesciato, quindi simbolo di infinito; nello stesso tempo la sua forma e la sua collocazione, sopra ad un busto femminile, ricorda anche delle orecchie come quelle di Minnie, quindi diventa un elemento più lezioso e femminile. Uno stesso elemento assume quindi contemporaneamente differenti significati. C’è poi un busto di donna, come quello di una statua indiana, dei fiori che sbocciano e contribuiscono all’equilibrio dell’immagine totale, e una folla in basso, che ho ripreso da una foto d’archivio, che rappresentava i cops mentre cercavano di arginare i fan dei Beatles: l’autorità in questo caso potrebbe essere simbolo della spada della Giustizia di cui parlavamo prima. A tutto ciò si somma anche l’elemento del supporto, che porta con sé ulteriori letture: in questo caso è un PVC di recupero, su una pubblicità, come si può vedere dal colore rosa-beige di sfondo, che rappresenta l’ingrandimento sgranato della pelle di un viso. Alla fine della lavorazione sento l’opera profondamente mia, poiché lavorando su supporti ampi diventa una sorta di lotta fisica, di contatto carnale, ci metti una parte di te, della tua fatica, del tuo tempo..

Oppure consideriamo l’opera “Senza titolo (Déjeuner sur l’herbe)” (foto n.3): ci sono riferimenti al “Déjeuner sur l’herbe” di Manet, la donna più a sinistra è una Venere di Bronzino, il volto dell’uomo a sinistra è un riferimento a Picasso, ci sono i fiori della stella di Natale, l’uomo sulla destra ha in mano un fucile (lui mi ricorda Garibaldi, ma potrebbe anche essere un simbolo fallico), al centro c’è un anello Cartier con il volto di ghepardo, c’è una carta di un arciere persiano, degli schemi di algoritmi.. C’è di tutto!

 

Qual è la fonte da cui prendi tutti questi riferimenti?

Il web! Internet è la fonte totale, più completa da cui prendere elementi e input, riferimenti di ogni genere, dall’arte classica alla cronaca quotidiana, simboli collettivi ed oggettivi, di cui mi approprio, e che sono in un primo tempo filtrati dalla mia opera e poi anche dall’interpretazione dello spettatore.

Dopo quello che ci hai raccontato, come definiresti le tue opere?

Io non do definizioni alla mia opera, racchiude troppi e diversi elementi: pop, sottocultura, politica, arte, religione, esoterismo, arte contemporanea, street art, citazionismo, l’importanza del disegno.. Vorrei poi sottolineare il fattore digitale: il web è sia  infinita fonte di ispirazione per la realizzazione delle opere come dicevo prima, sia rete fondamentale per la circolazione, la diffusione, lo scambio culturale. Oggi la vera street art è digitale.

 

Artist Portrait

 

Nome: Gionata Gesi

AKA: Ozmo

Nazionalità: italiano, nato a Pontedera, 1975

Formazione: Accademia di Belle Arti, Firenze

Attivo dal: 1990

Tecnica: pennarello ed acrilico, sticker, stencil, poster, pittura ad olio

Soggetti: vari soggetti con riferimenti a diverse discipline ed ambiti, fondamentale è sempre la componente del simbolo, portatore di ambiguità di interpretazione

Stile: disegni immediati resi con linee precise e contorni a tratto nero; principalmente in  bianco e nero realizzati con pennarello ed acrilico, ma anche con campiture di colore nette

Luoghi: Italia, Usa, Messico, Danzica, Mosca, Londra, Polonia, New York, Cuba, Tunisia

Progetti speciali:

“Arcangelo Michele”, Piazza Cimitero Monumentale, Milano, 2004

- Muro esterno del Leoncavallo, Milano, 2003

- “Street art, Sweet Art”, PAC, Milano, 2007

-“Absolut Wallpaper” e “Absolut Wall”, Colonne di san Lorenzo (Milano) e Ex Mattatoio al testaccio (Roma), 2010

- Tombini per Metroweb, Zona Tortona, Milano, 2010

- “Still Death”,  Fabbrica del  Vapore, Milano, 2011

 

www.ozmo.it

Informazioni su 'Veronica Azimonti'