Durante l’inaugurazione della sua personale presso lo Studio D’Ars di Milano incontro Pietro Marchese, scultore siciliano, che mi racconta il suo Bestiario Contemporaneo.
Dove finisce l'animale e inizia l'uomo? Come gli animali rappresentati incarnano tipologie umane e viceversa.
La metamorfosi, l’antropomorfismo e lo zoomorfismo sono il terreno fertile delle mie ricerche. Il confine tra uomo è animale non è definito, è labile e non presenta mai un punto di arrivo, un vero limite. E’ la miscellanea tra queste due dimensioni, l’umano e l’animale, a generare una totalità, a creare una storia. Sono molto affascinato dall’etologia, dallo studio del comportamento e degli stati d’animo degli animali. Spesso nel linguaggio comune gli animali sono usati come metafore per descrivere i sentimenti e tipi umani: “Quello è uno squalo” o "E' un agnellino” queste espressioni sono un canale diretto per comprendere atteggiamenti e modi di comportarsi che riflettono la sfera umana. In “I had a dream” il cavallo, simbolo di forza e libertà, si presenta allo spettatore inginocchiato a palesare uno sconforto tutto umano.
Cosa significa per te fare arte contemporanea? E in particolare scultura contemporanea. Nei tuoi lavori si intravede un tratto classico, e, allo stesso tempo, sono attuali perchè raccontano la società odierna. Come le forme del passato diventano contemporanee.
L’uomo è fatto dei saperi che ha visto, il valore della storia è un tratto imprescindibile nel mio lavoro di scultore. Senza la storia non ci può essere contemporaneo. L’arte che faccio è calata nella società attuale, ma in essa si legge anche la storia che ci ha portato ad arrivare dove siamo ora. La scultura porta con sé una sfida, è la forma di espressione più difficile a rinnovarsi, ma che osa più di altre, per esempio con l’utilizzo di diversi materiali, luci al led, legno, resina. Nei miei lavori coesiste l’equilibrio e la classicità tipici della scultura e un messaggio di denuncia sociale, di rottura. L’effetto è perturbante, l’opera sembra ingannarti con le sue forme armoniose per poi comunicare qualcosa di crudele. Le mie sculture sono opere sceniche che svelano nel tempo più cose. Fare arte contemporanea per me significa questo: commistione di linguaggi visivi, contaminazione figurativa e concettuale. Questi due aspetti devono dosarsi per trasmettere messaggi universali, alla portata di tutti. Non può esistere arte autoreferenziale per un pubblico di soli esperti o addetti ai lavori.
Se e come le tue origini siciliane e la Liguria dove vivi attualmente influenzano i tuoi lavori
Sono nato in Sicilia, a Siracusa, cresciuto con colonne doriche sempre davanti agli occhi, affascinato da un mondo e da civiltà vissute prima di noi. Ci sono cresciuto, e le ho assorbite. Ho cercato di trarre il meglio da tutti i luoghi in cui ho vissuto, la Toscana, Milano e ora la Liguria. Sicuramente le mie origini mi hanno segnato e hanno contribuito a creare questa mitologia del contemporaneo che sono le mie sculture. L’Italia è un paese carico di storia e di mito.
Se e come le tue ricerche e studi alla base dei tuoi lavori influenzano il tuo ruolo di educatore/professore
Gli studenti con cui mi confronto fanno parte di una generazione definita speed generation per la velocità con cui muta alla sequela dei cambiamenti tecnologici, o delle mode dettate da un sistema consumista. Sistema di cui spesso sono vittime inconsapevoli. La nostra società odierna crea falsi traguardi, alimenta mali trasparenti che viviamo giornalmente e non riusciamo più a distinguere. Il messaggio che cerco di trasmettere in quanto professore è quello di coltivare le proprie passioni, esercitare attivamente i propri interessi cercando di non farsi abbindolare da risultati facili e comodi.
Bestiario Contemporaneo
Pietro Marchese Solo Show a cura di Daniele Decia
Studio D'Ars
Via Sant'Agnese 12/a
Milano
fino al 21 Marzo
www.pietromarchese.it
https://www.facebook.com/pages/Studio-DArs/