MiArt vs. aam, aam vs. MiArt
L’aprile “caldissimo” dell’arte milanese
di Nila Shabnam Bonetti
Non ho mai amato le fiere, anche nella migliore delle ipotesi (vedi Basilea o Bologna), si tratta di una mercificazione dell’arte. Certo, in questo sistema l’arte è un bene di lusso e gli artisti (e tutto il loro sottomondo) campano se vendono le opere. Quindi, le fiere, sono un tassello indispensabile del sistema. Tanto vale allora progettare qualcosa di buono.
Nel caso di Milano resto piena di perplessità. Questo moltiplicarsi di fiere “accessibili” risponde a un effettiva richiesta del mercato? Con la crisi che investe tutti i settori, i collezionisti hanno abbassato il tiro puntando a opere più economiche, da cui consegue l’investimento sui più giovani? O le gallerie si sono adattate alle tasche del pubblico? L’impressione è che si sia creata una spaccatura sempre più evidente tra gallerie che trattano artisti famosi e quelle che puntano sui giovani. Oltre al periodo nero che stanno passando molte di loro. MiArt, fiera “pettinata tra le pettinate”, ospita le migliori gallerie sul mercato e un collezionismo raffinato e d’alto livello che ricerca un investimento sicuro, garantito dai super curatori Giacinto di Pietrantonio e Donatella Volontè. Quest’anno mi è sembrata ancora più selettiva (non che la selezione sia frutto di un’analisi attenta di esperti). Meno male che nelle corsie hanno disposto delle sedute comodissime su cui addormentarsi. Ci saranno anche i migliori, ma lo sforzo non c’è stato, troverete un susseguirsi armonico, di stand in stand, di quadri e sculture. Effetto ipnotico appunto. E dopo 10 minuti il bombardamento visivo genera una linea piatta nel cervello. Arte Accessibile a Milano risponde con entusiasmo alla sfida. Non potendo puntare sulla qualità eccelsa (anche se c’è del buono) cerca di sperimentare dando spazio a installazioni (i migliori li mette ingenuamente nel sottoscala) e performances. Voci di corridoio mi dicono che a MiArt stanno vendendo parecchio e ad aam un po’ meno. L’impressione è che il piccolo e medio collezionista si stia un po’ estinguendo in questo periodo. Ma la ruota continua a girare. Di sicuro questa città sopravvive per manifestazioni dedicate a moda e design, sull’arte investe poco e si vede.
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