Era nell’aria da tempo questa chiacchierata coi Monkeys Evolution. Prima ventilata via Facebook, rimandata, quindi realizzata via chat. Tempi lunghi i miei nel formulare le domande, l’attesa delle risposte. Finalmente ecco qui il risultato.
Partiamo dall’”abc”, perché la prima volta che li incontriamo ufficialmente sul blog – Sotto i Mulini era solo un flash dedicato al loro lavoro sul cavalcavia di corso Bramante.
Street ArTO: Cominciamo dall’inizio: chi sono i Monkey’s Evolution?
MONKEYS EVOLUTION: Monkeys Evolution nasce nel 2004 da un gruppo di amici con la semplice voglia di dipingere e di far conoscere il writing come attività culturale e propositiva.
Abbiamo sviluppato diversi progetti di “riqualificazione urbana” usando come strumento il writing. Questo ci ha permesso nel tempo di sensibilizzare e comunicare alla cittadinanza che i graffiti non sono solo vandalismo, ma anche strumento comunicativo ed espressivo che può, a seconda di come è organizzato, essere anche rivolto a tutti. Se 6 anni fa la gente ci guardava con diffidenza quando dipingevamo legalmente sui muri delle fabbriche, oggi vengono organizzate mostre e festival per artisti e street-artist su tutti i muri di Torino con il plauso generale.
Oltre a questo le nostre attività sono rivolte anche all’organizzazione di corsi in collaborazione con professionisti di altre discipline relative alle arti visive: Paolo Mottura per il Fumetto, Fulvio Bisca per l’Illustrazione, Massimo Polello per la Calligrafia, Michelangelo Fornaro per la Modellazione, la gestione di laboratori permanenti di Serigrafia e di Writing sono alcune delle attività messe sul piatto negli ultimi anni.
Questo genere di attività ci ha permesso di far conoscere ad una fascia maggiore di cittadinanza, la cultura e le tecniche del writing e della street-art e di creare all’interno della nostra sede, il POLO creativo 3.65, un vero e proprio luogo di scambio di saperi.
S.A.: Il collettivo originario è poi cresciuto nel tempo; come è cambiato, come si è evoluto?
M.E.: Il collettivo originario nel tempo è cambiato, pur mantenendo un nucleo storico forte. Inizialmente siamo partiti in 5, poi siamo passati a 11. L’anno scorso i nostri tesserati erano 40… Da questo punto di vista non ci possiamo lamentare, le nostre attività hanno seguito, anche perchè fatte a costi molto contenuti o con la modalità della “banca del tempo”. Come in tutti i gruppi c’è sempre qualcuno che entra e qualcuno che esce, sia per questioni personali che per cambi di interessi.
Siamo sempre interessati a collaborare con tutte/i quelli che vogliano diffondere le arti legate ai graffiti (e non solo!). Le nostre porte sono sempre aperte!
S.A.: Nel viaggio dal 2004 a oggi, facciamo una tappa al 6 dicembre 2008, quando assieme all’Associazione Legami d’Acciaio, l’ass. Artefatti, l’ass Il Cerchio e le Gocce e il KNZ Creative Studio, avete realizzato il murales commemorativo per la tragedia Thyssenkrupp: un evento sintomatico – ancor più di un’iniziativa come Murarte – di una trasformazione tra le istituzioni e la street art. La città affida a un gruppo di writers il compito di ricordare una tragedia che l’ha colpita. Cosa vuol dire?
M.E.: Quella è stata una vicenda molto dolorosa e importante per la storia di Torino. Subito dopo il rogo alla Thyssen, dove morirono Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario,Giuseppe, fummo contatattati da un loro collega che voleva usare i muri per ricordare i suoi amici. Da quel momento in poi abbiamo iniziato una lotta, durata circa un’anno, per realizzare il murale di corso Valdocco. Legami d’Acciaio e il quotidiano La Repubblica hanno raccolto 60.000 firme in sostegno dell’iniziativa (che abbiamo consegnato all’allora sindaco Chiamparino). La parte più complessa è stata trovare una superficie che soddisfacesse le esigenze di tutte le parti e trovare i finanziamenti necessari.
Riteniamo che questa occasione abbia siglato l’entrata del writing tra gli strumenti di comunicazione. Detto questo crediamo che siano stati i torinesi (e non solo) ad affidare al writing il compito di comunicare un tema sociale così forte. Dimostrando in questo modo che una comunicazione “dal basso” sia più efficace e sentita.
S.A.: Veniamo a Pic Turin (ne abbiamo parlato anche qui). Nel 2010 un’edizione in grande stile – anche grazie ai fondi di Torino Youth Capital, con nomi quali Roa, Spok, Dome -, nel 2011 un’edizione più sottotono, non tanto nei partecipanti e nei risultati, ma sicuramente nella comunicazione e visibilità dell’evento. Quali sono state le principali ragioni? Che futuro vedi per Pic Turin?
M.E.: Le principali ragioni sono state quelle descritte nella tua domanda! La mancanza di fondi, ormai problema strutturale, ha impedito e rallentato uno svolgimento efficace del festival. Il nostro parere “personale” è che si debba lavorare molto sull’autofinanziamento delle attività. Da anni chiediamo (e non solo noi) di avere strumenti efficaci per chiedere sponsorizzazioni, speriamo che questo momento storico aiuti le associazioni di writing e street-art a trovare strade che non dipendano da finanziamenti pubblici.
Siamo comunque fiduciosi per il futuro, la Città di Torino sta lavorando per un ritorno in grande stile del festival!
A proposito di Pic Turin e della possibilità di aprire agli sponsor privati, un breve estratto dell’intervista con Riccardo Lanfranco de Il Cerchio e le Gocce, una delle anime di Pic Turin:
Infine torniamo sul tema già affrontato anche nel post precedente e sul quale – si accettano contributi e suggerimento – vorremmo ampliare la riflessione: lo stato della scena torinese e – per citare Ujetto - “cos’è il graffitismo e i suoi confini”.
S.A.: Chiudiamo con uno sguardo sul presente e sul futuro della scena torinese. Come la giudichi, in che stato di salute si trova, come può svilupparsi?
M.E.: Questo tema è lungo e delicato. In questi anni si sono messe in gioco diverse organizzazioni, circoli, associazioni, ecc… per la promozione dei graffiti e della street-art. Molti sono gli artisti che aderiscono ed alimentano le diverse iniziative.
Come in tutte le cose vi sono aspetti posiviti e negaviti. Tanto per citare il più esemplificativo: il writing sta scomparendo dai media, la street-art si sta sviluppando molto e molto velocemente. A dare un giudizio (parziale) si può affermare che la scena goda di ottima salute, ma di poca consapevolezza ed indipendenza. Si guarda tantissimo alle gallerie, poco alla strada. Sempre semplificando, lo sviluppo sarà sempre più diretto all’assimilazione della street-art con le arti classiche. Uno sviluppo della street-art e dei graffiti in “strada” premette che vi sia una condivisione e una comunicazione con chi la vive, cosa che in questi anni sta mancando.
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