di Fabio Giovannini
Edizioni Stampa Alternativa
320 pagine, 14 euro
Letto a inizio estate, Musi Gialli è un ottimo e scorrevole saggio che si occupa senza giri di parole dell'atavica paura degli occidentali nei confronti degli orientali. È dunque un libro che parla di pregiudizi, senza però porsi sulla solita, insopportabile posizione di superiorità morale adottata da molti sociologi.
Dopo un logico e preciso excursus storico-geografico, Fabio Giovannini affronta lo spinoso argomento pescando abbondantemente nel campo letterario-cinematografico che, come il lettore avrà modo di verificare, abbonda di cliché sugli orientali “cattivi e astuti”. Uno su tutti il diabolico dottor Fu-Manchu, personaggio nato dalla penna di Sax Rohmer e poi diventato una nota maschera del grande schermo.
Già da come Fu Manchu viene descritto, Giovannini ravvisa alcuni stereotipi sui cinesi che ancora oggi persistono nell'immaginario collettivo:
“Immaginate una persona, alta, magra e felina, ben messa, con una fronte come quella di Shakespeare e un viso come quello di Satana, un cranio ben rasato e lunghi, magnetici occhi, verdi come quelli di un gatto. Investitelo di tutta l'astuzia crudele dell'intera razza orientale, accumulata in un intelletto gigantesco, con tutte le risorse della scienza passata e presente... Immaginate quest'essere terribile e voi avrete un'immagine mentale del Dott. Fu-Manchu, il pericolo giallo incarnato in un uomo.”
Nei capitolo successivi l'autore esamina altri casi di stereotipi sull'orientale malvagio, sempre pescando dalla cultura popolare. Vengono così elencati alcuni noti asiatici diventati i cattivi per antonomasia di molti film e romanzi, ma si punta l'attenzione anche sull'eterno odio di certi occidentali per i cartoni animati (manga e anime) giapponesi, da sempre ritenuti violenti e depravanti.
Ovviamente non mancano riferimenti ad altri campi culturali, dalla cucina cinese alle campagne propagandistiche americane durante la Seconda Guerra Mondiale, dove il nemico giapponese veniva descritto come un mostro, un animale a malapena umano (a differenza dei tedeschi, tra cui si faceva ben attenzione a sottolineare che i cattivi erano solo i nazisti).
Musi gialli è un saggio molto interessante e di piacevole approccio, ricco di riferimenti al mondo del cinema e della narrativa, nel caso non siate in cerca di una disamina troppo verbosa o tecnica. Indubbiamente consigliato.
Presentazione del volume
Il testo analizza il pregiudizio che tuttora permane verso i “musi gialli” (come venivano chiamati gli orientali in tante pellicole hollywoodiane di guerra, dove John Wayne faceva strage di “formiche” giapponesi o coreane), e lo sviluppo di questo specifico razzismo nel nostro immaginario. In particolare nei romanzi, nel cinema e nel fumetto, da Turandot al Grand Guignol, dove i cinesi sono associati a torture ed efferatezze, da Ming, il nemico giurato di Flash Gordon dalla pelle gialla, ai romanzi su Fu Manchu, “il diabolico cinese” che anticipa il ritratto del cattivo per eccellenza dei nostri anni, Bin Laden. Un pregiudizio che si è alimentato con Pearl Harbor e la Seconda guerra mondiale e poi con i conflitti in Corea,Vietnam e Cambogia, passando attraverso il terrore occidentale per le orde rosse del presidente Mao. Tutta la cultura orientale è stata considerata una minaccia,come dimostrano le polemiche sull’iperviolenza dei film cinesi di kung fu o sui cartoni animati,i fumetti e i giochi elettronici giapponesi che insidierebbero l’infanzia occidentale. Il libro è accompagnato da numerose illustrazioni (foto di film, immagini di fumetti,cartoline razziste del passato).
L’esplosione di interesse per il “fenomeno Cina” non ha ancora suscitato una riflessione sui nostri pregiudizi verso gli orientali. Questo libro offre per la prima volta una panoramica sui razzismi e i luoghi comuni dell’immaginario occi
dentale e si rivolge a un vasto pubblico di lettori attenti alle dinamiche sociali del nostro tempo o interessati alle moderne forme di comunicazione (narrativa popolare, cinema, fumetto, ecc.).