Stava arrivando la primavera ma ad Amsterdam faceva ancora freddo. Ero infagottata nella giacca rosa che mi aveva prestato Sara quando entrammo nella chiesa a vedere la perfomance dei Beyoncè. Tutto era iniziato un mese prima, quando ancora non sapevo che i Kunstenaarsinitiatief beyoncé fossero un collettivo di artisti contemporanei e che da qualche parte in Europa si potesse assistere a una performance in una chiesa bevendo una birra. Sarebbero bastati i quarantacinque minuti di tragitto dal terminal due di Shipol a Osdorp, quartiere del Nieuw West della città dove viveva Sara Cattin, artista contemporanea e mia amica, per capire che l’aria era molto diversa dalla mia Milano, in cui da alcuni anni studiavo e lavoravo di qua e di là come stagista. Non erano solo le esposizioni d’arte contemporanea all’avanguardia, né le location improbabili e suggestive. Ciò che c’era di diverso era l’atmosfera, quella cosa indefinibile, indescrivibile e quasi mistica che risponde proprio al nome di atmosfera. Con gli occhi educati da un’elegantissima Milano tutti mi parevano troppo casual, come i loro drink che, anche se di prelibata qualità, rispecchiavano la semplicità dei loro avventori. Per farla breve gente in sneackers che beveva birra; sorprendentemente tutti parlavano d’arte contemporanea come si trattasse di un film, o un concerto, qualcosa che semplicemente erano venuti a vedere e sulla quale si scambiavano opinioni. Niente tecnicismi e nessuna noia. Si parlava con semplicità. La stessa semplicità di Sara quando mi chiese di scrivere un pezzo sul suo lavoro e di fare due parole con uno dei suoi mentori alla Rietveld Academie, Harry Heyink, professore del dipartimento di Visual Arts. In quell’atmosfera quasi non mi accorsi che cosa scrissi, e tanto meno mi accorsi che qualcuno mi aveva chiesto di scrivere. Solo tornata a casa, dopo un paio di colloqui per degli stage in qualche galleria, mi resi conto che qualcuno mi aveva chiesto di scrivere una review, mentre qui mi attendevano fotocopie e lavoro di segreteria. Immaginate la mia faccia quando Sara mi scrisse per chiedermi se mi dispiaceva inserire il mio testo nell’audio guida per il Graduation Show 2014 della Rietveld Academie di Amsterdam.
Beh dietro alla mia bella storia c’è il suo bel progetto, e io vorrei farvelo vedere.
WINTER NEVER CAME project, a work by Sara Cattin, graduated at the Gerrit Rietveld Academie, Amsterdam, 2014.
Title
I was born just too late to see the
World as it was before
Se chiudere un albero in una stanza è vile e in molti modi crudele ricreare il deserto in una stanza e un atto di liberta. Liberi di vedere le montagne dall'alto e l'ombra sulla polvere.
Winten never came perche l immagine di quel deserto non se ne e mai andata dalla memoria, ed e proprio la rielaborazione, lunga e complessa, che ha portato alla fine a questo paesaggio in miniatura, semplice ed immediato, come se non avesse la pretesa di raccontare alcuna storia. Confinare un paesaggio in una stanza puoi sembrale sacrilego nei confronti della natura, dello spazio naturale, ma proprio quell'entrare in relazione con lo spazio sconfinato ha prodotto questa ricerca del confine, dell'angusto, e soprattutto la ricerca del rapporto tra questi due mondi.
Il punto di fuga a perdita d'occhio e le linee chiuse da muri.
Un rapporto che parte da un luogo in cui il confine non e dettato da un muro ma da una striscia di polvere nel deserto, polvere delicata e mobile come la carta.
Text about the WINTER NEVER CAME Project, by Sara Cattaneo, available on http://saracattin.com and soundcloud.com (Sara Cattin’s Work By Sara Cattaneo); available during the Graduation Show of the Gerrit Rietveld Academie (2-6 July 2014) on the App Mobile (http://www.gerritrietveldacademie.nl/nl/eindexamen2014); it will be used to describe the work of Sara Cattin in the Graduation Book 2014 of the Gerrit Rietveld Academie (out in September).