Vedi, stavo lì che era notte fonda e avevo appena finito un pezzo. Avevo da poco smesso di fumare e godermela - perché poi quello che conta sono quei cinque minuti lì, quando hai terminato quello che ti impegnava, e allora te lo rimiri gustandoti una sigaretta, e ti appare bello in quei momenti quello che hai appena compiuto, poi dopo l’indomani magari ti vien voglia di coprirlo con una equa mano di vernice, però è per quei rari momenti di appagamento personale insomma che noialtri continuiamo a dipingere, mica per costruirci un futuro, per risultare umanamente più spendibili con le ragazze carine che amano raccogliere i propri capelli in un fantastico chignon, sappiamo noialtri di essere di dubbio gusto a prescindere, e con quelle ragazze lì non c’è proprio speranza perché loro sono di gusto, totale gusto. Comunque ero lì che aspettavo di andarmene a casa, ma pioveva - come quasi tutti i giorni in questa anomala estate romana-, la pioggia batteva selvaggiamente la gibbosa Roma Est, che vista da lontano coi suoi palazzi irregolari può anche avere un certo fascino malato e decadente, ma v’assicuro che vivendoci dentro altro non è che concime per spersonalizzazione. Profonda spersonalizzazione. Più il ritmo della pioggia si faceva frenetico e più nella solitudine dell’attesa ho cominciato a lavorare di fantasia. In una strana comparazione ho associato Roma Est a Ted Bundy. Non ricordo come c’ero arrivato, che analogismo avevo compiuto, quale caleidoscopio di sillogismi avevo praticato, ma c’ero arrivato. Tanto che in un vago terrore ero fermo nella convinzione che Ted Bundy fosse là fuori, che s’aggirava inquieto e romantico sotto la pioggia incessante alla guida del suo maggiolino con Total Eclipse di Klaus Nomi a tutto volume…
Qui presi a dialogare con me stesso, tanto per provare a venirne a capo:
-Ma ancora che dipingi, che vai tentando nella vita. Ma lasciati conquistare dall’agorafobia. Compra una sedia a dondolo, piazzala in salotto, sieditici sopra e lasciati vivere. Poi se qualcuno a cui stai a cuore tenta di affrancarti da quelle quattro mura prendendoti di peso e trascinandoti verso l’uscio di casa, tu punta i piedi a terra con veemenza, aggrappati alla sedia con disperata tenacia e paventa chissà quale disastro. Fidati, è la cosa più sensata da fare.
-Trovi?
-Si si. Fidati. Ti va di lusso.
-Eppure sai che ti dico, che tiro su una mostra su Ted Bundy.
-Su Ted Bundy!? Perdio. Ma sai come gira il mondo!? Cioè l’altro giorno ho visto una mostra di successo all’insegna della pace dove c’erano tutte le icone della bontà, Madre Teresa di Calcutta persa in preghiera, Mandela che rideva, John Lennon, il Dalai Lama, tutte finemente immerse in un meraviglioso ideale sfondo colorato. E tu invece che fai!? Tiri in ballo Bundy! Comprati una sedia a dondolo. Fidati.
-Allora, innanzitutto lo hai letto il libro di Ann Rule su Bundy? Lo sai che persino l’integro Giudice Cowart dopo averlo condannato alla sedia elettrica in un delirio di empatia gli disse si prenda cura di sé, poteva diventare un brillante avvocato, se non si fosse perso…si prenda cura di sé ragazzo… Cioè c’ha del potenziale non sfruttato Ted Bundy, eppoi comunque non sta alla base dell’arte saper veicolare in modo creativo le informazioni? Cioè io parto da Ted Bundy eppoi speculo in ogni dove. Comunque ti ricordo che abito a Roma Est e non ho mai promesso un giardino di rose a nessuno. Solo dubbio gusto. Comprendi?
-Comprati una sedia a dondolo…
-Vabbè, tagliamo corto, io ho deciso. Ci si vede al vernissage.
-E come la chiami ‘sta mostra?
-Semplice. Visto che Bundy si pronuncia bandi, Bundytismo - Dubbio gusto a Roma Est.
-Sai che non è male…
-Ti ricordo che sei me stesso. E una volta che ho convinto me ho convinto pure te. Eppoi sta agli altri dover giudicare.
Vedi, alla fine la pioggia ha cessato di venire giù, e in un modo o nell’altro ne sono venuto a capo.
A cura di 03:33
Artisti partecipanti
Luca Loseto, Rocco Cerchiara, Valerio Savaiano,
Presso PassOverLab
Via Pio Briziarelli 25
Sabato 15 novembre ore 18,33