L'interazione tra psiche e mondo fenomenico; la visione, l'universo percettivo e la loro interconnessione con l'ambiente naturale e l'architettura urbana; il rapporto tra natura e artificio, il dualismo corpo-mente, le nuove frontiere della comunicazione globalizzata, le reti invisibili - anche virtuali - che legano individui e luoghi. Sono solo alcune delle eterogenee tematiche affrontate da Bianco-Valente, noto sodalizio artistico tra Giovanna Bianco e Pino Valente, che, con le loro opere site-specific disseminate in numerosi centri storici delle città italiane e internazionali e con le loro land art creations sui territori più caratteristici del pianeta, continuano, da oltre vent'anni, a stupire l'immaginario collettivo. "Il mare non bagna Napoli", installazione permanente del museo Madre di Napoli, o "Tu sei qui”, altra installazione site-specific esposta nel cortile di Palazzo Strozzi a Firenze o ancora il "Land Code”, progetto nato da un workshop tenuto per l'Accademia delle Belle Arti di Foggia e realizzato nel territorio foggiano per Daunia Land Art, sono solo alcuni esempi degli innumerevoli e brillanti interventi firmati Bianco-Valente. Richiestissimi in Italia e all'estero, la coppia di artisti napoletani — intervistata da Lobodilattice - localizza la propria ricerca sulle interazioni tra le immagini mentali proiettate dalla psiche umana e le energie generate dai campi magnetici dei luoghi. La "parte immateriale° che sottende la realtà fenomenica costituisce dunque il fulcro tematico principale del percorso artistico targato Bianco-Valente. Uniti sia nella vita che nell'arte, sono costantemente impegnati in progetti artistici diversi e trasversali, come il progetto Caveau, curato dall'artista Serena Fineschi, che si inaugurerà nei prossimi giorni a Siena, oppure il recentissimo intervento "il posto dove vivo" in cui gli artisti percorrendo la città di Napoli insieme ad un gruppo di persone, ne hanno mostrato la loro personale visione, dal punto di vista sociologico, politico e architettonico.
Com’è nato il vostro sodalizio artistico?
Ci siamo incontrati a Napoli sul finire del 1993, eravamo una neolaureata in lingue e uno studente di geologia, l'amore e la nuova vita insieme in una bellissima (e fatiscente) casa dei quartieri spagnoli che condividevamo con altri studenti e che aveva un terrazzo a dir poco memorabile è stato il mix di energie che ha dato l'avvio al progetto Bianco-Valente, che è poi anche il nostro progetto di vita.
Una delle prime decisioni prese fu quella di continuare a vivere a Napoli, il luogo che ci aveva formato e che, nel bene e nel male, non ha mai smesso di stimolarci. A metà degli anni '90 non era affatto una scelta scontata, anzi.
Nella vostra opera, caratterizzata da interventi artistici sull’architettura urbana e sul paesaggio, risulta centrale il rapporto spazio-percezione e le differenti prospettive dello sguardo interiore ed esteriore. Quale reazione intendete provocare nella coscienza del fruitore?
Dipende dal tipo di installazione, dal luogo dove viene allestita, dalla sua storia e dal modo in cui tendono a vivere insieme le persone che abitano quel luogo, questo perchè preferiamo lavorare a progetti site specific creando ogni volta un'installazione ambientale che nasce dall'interazione con la comunità che ci ospita oppure da una nostra riflessione sulle peculiarità di quel territorio.
A volte inseriamo una scritta in ferro verniciato (una linea di senso) che si frappone fra il paesaggio e la persona che lo sta guardando, andando così inevitabilmente a modificare il modo in cui viene percepito quel paesaggio.
Attraverso le vostre installazioni avete indagato tematiche molto particolari, avviando una ricerca sull’ “estetica relazionale” e sperimentando le invisibili reti relazionali che si stabiliscono tra individui e luoghi sia fisici che virtuali, tra le coordinate geografiche e astronomiche delle mete di viaggio in rapporto agli influssi astrali che agiscono sulla psiche umana..
Per opere come Relational oppure Costellazione di me la nostra intenzione è di fare emergere i nessi che legano le persone (e gli eventi) fra loro, rendendoli visibili. Questa rete di legami all'apparenza molto esile non possiamo vederla, eppure influenza in maniera determinante il fluire delle nostre esistenze. Bisogna quindi essere consapevoli che qualsiasi nostro gesto si ripercuote nello spazio e nel tempo andando a influire nella vita di coloro a cui siamo legati.
Spesso utilizziamo la parola scritta, l'intreccio delle storie che ci vengono raccontate dalle persone che vivono in un luogo, in modo che ciò che normalmente si tende a tenere celato dentro se stessi venga reso pubblico e serva a ricordare a tutta la comunità qual è il senso del vivere insieme condividendo gli spazi e le esperienze, cosa che spesso si dà per scontata.
Dobbiamo però precisare che questi lavori non nascono nel solco dell'Estetica relazionale di Bourriaud, ma dai nostri studi, iniziati a metà anni '90, sui processi di interazione e di evoluzione delle forme di vita negli ecosistemi e sulla particolare struttura percettiva del nostro cervello. Caterina Sinigaglia ha ben illustrato questi aspetti nel suo volume Bianco-Valente, il libro delle parole edito da Postmedia books.
Qual è la vostra concezione del rapporto spirituale che si instaura tra uomo e ambiente?
Ci piace pensare che ogni luogo sia caratterizzato da una propria "energia" che dona delle specifiche qualità alle persone e alle comunità che vi si insediano. Questa energia potrebbe essere determinata dal clima, dalla presenza del mare o di un vulcano, dal vento forte, dalla composizione del sottosuolo, da foreste o da orizzonti aperti e molto vasti, etc.
C'è anche da dire che siamo immersi in campi energetici naturali che mutano di continuo e a cui, da un centinaio di anni, si sono aggiunti i campi elettromagnetici generati dall'uomo in grado di propagarsi per migliaia di chilometri dal punto di origine.
Come esseri viventi siamo quindi la diretta espressione dei luoghi che viviamo e delle persone che ci circondano ma anche di ciò che mangiamo e dei campi energetici che continuano ad attraversarci.
Quali sono stati i modelli artistici che hanno determinato la vostra ispirazione?
I nostri stimoli sono sempre venuti da ambiti molto eterogenei, ci ispirano sicuramente i viaggi in giro per il mondo in località lontane dalle abituali mete turistiche, le storie lette sui libri e quelle viste nei film, l'architettura, il design, e poi c'è il luogo dove viviamo che è un formidabile "shaker" carico di meraviglie e orrori, energia, paure, paradiso e inferno, fatalità, poesia, natura, traffico e traffici, dolcezza, violenza, musica, mare, gente che spunta da tutte le parti.
Qui ogni volta che metti piede in strada inizia una nuova storia.
Come cambia il rapporto tra natura e artificio nell’era della baudrillardiana “iperrealtà”? E come si trasformano, secondo Bianco-Valente, la comunicazione e il linguaggio nell’era dell’individualismo assoluto?
L'interazione che abbiamo con la realtà esterna avviene riferendoci all'immagine mentale dell'esistente che manteniamo attiva nel nostro cervello e aggiorniamo momento per momento grazie ad ogni nostra nuova esperienza. Anche il fenomeno della visione avviene unicamente grazie al continuo confronto fra i dati grezzi di ciò che percepiamo e le nostre esperienze precedenti.
Vista da questa prospettiva la problematica di interagire direttamente con il reale o con un suo simulacro virtuale perde di importanza, in fondo anche la nostra attività immaginativa e il sogno sono momenti in cui il cervello non ha alcun contatto con la realtà "oggettiva", e si tratta di fenomeni antichi che hanno accompagnato tutta la nostra evoluzione.
Della parola ci interessa molto il potere magico e curativo che l'uomo le ha sempre attribuito, attraverso i riti, i mantra e le preghiere, ma anche il fatto che nelle comunità umane è sempre esistita una figura che cercava di curare gli altri utilizzando unicamente la parola, dagli sciamani agli attuali psicologi. La condivisione e lo scambio delle proprie esperienze personali è il collante che tiene insieme le comunità molto più delle bandiere o dei muri di cinta, il nostro cervello sembra essersi evoluto per ricevere informazioni dall'esterno sottoforma di storie, e sembra che noi tutti non possiamo farne a meno, dalle favole che i genitori leggono ai propri bambini, ai cartoni animati, per arrivare ai libri con i romanzi, alla tv e al cinema. Adesso si sono aggiunti nuovi mezzi di comunicazione per poter apprendere e diffondere le nostre storie attraverso internet e i "social" che permettono nuove modalità di condivisione e di aggregazione, ma in fondo anche questa è una esigenza antica che ha accompagnato tutta la nostra storia di esseri umani.
Quanto conta l’importanza del suono in relazione al sistema percettivo umano nella vostra opera?
Il suono è una componente determinante per una installazione ambientale, ma allo stesso modo può esserlo anche il silenzio, questo è il motivo per cui a volte scegliamo di non utilizzare alcun suono.
Nel caso di una installazione video il suono ha la capacità di donare la terza dimensione alle scene proiettate, andando a saturare l'intero ambiente espositivo, mentre nel caso del silenzio è il fruitore che mentalmente tende ad espandere se stesso nell'ambiente.
Oltre alle frequenze percettibili attraverso il senso dell'udito (nominalmente dai 20 ai 20.000 Hertz) ci sono gli infrasuoni (le frequenze più basse di 20 Hertz) che vengono percepiti direttamente dal corpo sottoforma di vibrazioni o di sensazioni non chiaramente definibili.
In diverse occasioni abbiamo utilizzato dei subwoofer da concerto per attivare questa gamma di frequenze infrasoniche, ad esempio in occasione di una mostra allestita al Museo della Musica di Bologna nel 2010, a cura di Lelio Aiello, dove abbiamo presentato una installazione sonora con un computer che tramite internet rilevava in tempo reale la velocità e la direzione dei venti che stavano spirando in luoghi lontanissimi fra loro e traduceva questi dati in frequenze sonore che venivano diffuse nella sala; o nella recente installazione Frequenza fondamentale allestita nel 2015 nella grande sala espositiva sotterranea della Tenuta dello Scompiglio di Vorno, interamente sviluppata sulla continua variazione di frequenze sonore e luminose legate al movimento degli astri del sistema solare nel cielo.
Qual è il rapporto tra psiche e astronomia per Bianco Valente?
Magari lo sapessimo! L'astrologia è una forma di conoscenza che l'umanità sta sviluppando da almeno 5.000 anni, cercando di mettere in relazione le porzioni di cielo occupate dagli astri del sistema solare con ciò che accade agli esseri viventi qui sulla Terra, e non è ancora chiaro se la relazione fra gli astri e gli eventi sia di tipo energetico oppure simbolico.
Comunque sia, avere approfondito la conoscenza di questa disciplina ci ha permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza sui nostri limiti e i nostri punti di forza, ci ha fatto capire perchè la vita ripropone spesso gli stessi schemi, anche a distanza di anni, e ci ha donato l'apertura mentale per riconoscere in alcune simbologie delle coincidenze significative dove altre persone vedrebbero solo oscure casualità slegate fra loro. Ovviamente non ci stiamo riferendo agli oroscopi dei quotidiani o a quelli diffusi dalla tv che sono solo il lato deteriore dell'astrologia.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Per le prossime olimpiadi di Rio De Janeiro stiamo preparando un'installazione ambientale da allestire sul ponte di accesso a Casa Italia che ci è stata commissionata dal Coni, stiamo poi curando un volume che illustrerà i 10 anni di attività dell'Associazione Culturale Vincenzo De Luca di Latronico, con cui collaboriamo dal 2007 per la realizzazione del Museo "A Cielo Aperto", interamente sostenuto dal basso e senza alcun apporto di fondi pubblici. Ci sono poi altri progetti a cui stiamo lavorando e che si dovrebbero concretizzare nei prossimi mesi.
Invece, per il nostro progetto dei viaggi legati alle influenze astrali, stiamo organizzando il prossimo spostamento che sarà a fine mese in Mozambico.
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