« Soyons reconnaissants aux personnes qui nous donnent du bonheur ; elles sont les charmants jardiniers par qui nos âmes sont fleuries », Marcel Proust
Illustrata da un grande ventaglio di tecniche (lavori in ferro, poster, mosaici, ceramica, sgraffito) e dotata di una stanza meravigliosa dedicata alle orchidee, l’esposizione inedita alla Fondazione CIVA di Bruxelles esplora le relazioni tra le più grandi creazioni dell’Art Nouveau della città con il mondo vegetale, di cui i fiori.
Pochi periodi e movimenti artistici hanno dato al mondo vegetale il ruolo che questo ha avuto nell’Art Nouveau. Il motivo si ritrova infatti alla base delle più belle realizzazioni di Paul Hankar, Victor Horta, Paul Cauchie, Henry van de Velde o Philippe Wolfers , tra i tanti. Lo stile nasce, si sviluppa e muore tra il 1893 e il 1910 : inizialmente arabesco e naturalista, tende a geometrizzarsi a cavallo tra i due secoli. Le curve che prendono i gambi delle piante esprimono sviluppo, movimento e crescita. Studiare le piante significa infatti anche comprenderne il sistema costruttivo applicabile all’elaborazione dell’architettura e dell’oggetto.
Grazie a questa mostra, è possibile intraprendere un viaggio inedito all’interno di una serra di piante “architettoniche” e quindi conoscere il significato che queste acquisiscono diventando arte e costruendo geometrie.
Il papavero ha uno statuto culturale molto particolare. Dai tempi dei Greci, la pianta è associata a Morfeo, dio del sonno, per le sue proprietà sedative. Nell’ Art nouveau e nel Simbolismo, il papavero è una sorta fil rouge, rappresentato molte volte per la sua bellezza ma utilizzato anche come psicotropo, porta aperta ad un mondo onirico che tenterà numerosi artisti come Shelley, Baudelaire, Poe, Carrol, Wilde…A Bruxelles, l’esempio più spettacolare è il grande sgraffito situato all’ultimo piano della casa costruita da Albert Roosenboom in rue Faider (1900). Circondando le finestre della camera da letto, costituisce l’allegoria del sonno.
Nella mitologia greca l’anemone è legata al giovane Adone, amante di Afrodite, ucciso nel corso di una bttaglia: disperata, la dea dell’amore trasforma il sangue caduta sul suolo in un anemone di colore rosso. Associata all’esistenza troppo corta di Adone, l’anemona è spesso associata all’abbandono, alla fugacità della bellezza, del benessere e dell’amore. I palazzi di Ernest Blérot, nello specifico la casa in piazza Louis Morichar, 41 a Saint-Gilles, sono un esempio di splendido utilizzo architettonico dell’anemone.
Molto altro ancora all’esposizione “Le motif floral dans l’Art nouveau” alla Fondation Civa Stichting a Bruxelles.