Prendere o lasciare? Ovvero, i rischi e i vantaggi di una scelta radicale. Di Alessandro Trabucco (L.I.M.6)

 

 

 

 

PRENDERE O LASCIARE? OVVERO, RISCHI E VANTAGGI DI UNA SCELTA RADICALE
 di Alessandro Trabucco
 

Solo pochi giorni fa, in una serena e rallentata mattina agostana, ho saputo che un bravo artista e caro amico (il cui lavoro ho sempre molto stimato) si è ritirato a lavorare in campagna a fare ortoterapia (di cui sino a quel momento ne ignoravo l’esistenza) e apicoltura. All’iniziale stupore è subentrato un sentimento di comprensione e di ammirazione per un gesto chiaro ed inequivocabile nei confronti di un mondo sempre più falso e malfrequentato che dà il via libera agli opportunisti e caccia le persone di valore. Il problema sollevato da una scelta così radicale è particolarmente delicato e potrebbe essere male interpretato o completamente travisato.
Questo artista, di cui forse farò il nome in seguito (e anche lui stesso mi ha pregato di nominarlo senza problemi) ha (aveva?) un curriculum interessante ed in crescita, con qualche catalogo ed un monografico edito in occasione di una mostra pubblica, e comunque è (era) in un momento di piena maturazione della propria poetica, è (era) ad una svolta decisiva, e l’impegno nella ricerca di spazi disposti a promuovere il suo lavoro è (era) instancabile, da parte di entrambi.
Poi, il fulmine a ciel sereno, ma con qualche nuvoletta qua e là. Perché a dir la verità le avvisaglie c’erano già da qualche tempo, la delusione nei confronti di certe situazioni negative e la convinzione di avere invece un prodotto artistico di qualità ed in continua evoluzione (a differenza della tanta aria fritta che si vede in giro e che gode paradossalmente di una sorte migliore) creavano nel suo animo forti contrasti emotivi e parecchie amarezze. A queste condizioni diventa quindi quasi un dovere morale evitare un ambiente malsano e rivolgere le proprie energie (creative, emotive, intellettuali ed umane) altrove.
La problematica di “lavorare a vuoto” in questo mondo dell’arte, frustrato ed avvelenato dall’incapacità e dal pressapochismo di taluni personaggi, è concreta, si tocca con mano, la si vive sulla propria pelle.

Naturalmente non mancano persone serie e professionali, dalle preziose qualità da incoraggiare e valorizzare quando si ha la fortuna di incontrarle sul proprio percorso professionale.

Qualche esperienza di “tanto lavoro per nulla” è capitata anche a me e vorrei riportarne solo un esempio: uno pseudo gallerista di una piccola cittadina sopra Novara (anche io a scegliere meglio no eh?) e affiliato ad una galleria più potente di Milano, ha annullato una mostra, in programma da almeno due anni e continuamente rimandata, con un preavviso minimo.
Una volta decisa la data e compiuti almeno due viaggi insieme all’artista del quale avrei dovuto curare questa personale, all’improvviso l’annullamento dell’evento. Quando? Un mese esatto prima di inaugurare, cioè mentre io stavo terminando e consegnando il testo e l’artista già concluso e fatti fotografare i lavori. Le scuse (perché tali si rivelarono in seguito) erano non meno precisati problemi familiari. Naturalmente il giorno dell’inaugurazione della nostra mostra si inaugurò invece regolarmente quella di un artista della potente galleria milanese. E la serietà? Il carattere? Le palle di dire “guardate ragazzi, purtroppo per ordini superiori che non posso contrastare la mostra non si fa più, è annullata”?. Il danno (per il sottoscritto ma soprattutto per l’artista che aveva dedicato mesi e mesi di lavoro per questa mostra progettata apposta per lo spazio) sarebbe stato il medesimo ma almeno la spiegazione avrebbe preso un “taglio” più professionale (tirandola proprio con le pinze...).
È questa mancanza di professionalità che rovina l’ambiente, che alimenta i malumori, che fa passare la voglia di lavorare, sono questi buffoni che dovrebbero essere i primi a sentire l’esigenza di cambiare mestiere e di dedicarsi a qualcosa d’altro, che so, tipo la proverbiale ippica o la coltivazione delle barbabietole. O magari qualcosa di utile alla società, perché questi individui, invece, comportandosi in questo modo non sono nemmeno socialmente utili, ma solo dei distruttori.
Detto questo, ma potrei fare ancora qualche esempio che non illustrerò solo per decenza, torniamo alla scelta di Andrej Mussa (ecco che ho detto il suo nome).

Andrej Mussa

 

 

Probabilmente, conoscendolo ormai da 12 anni, ed avendo condiviso con lui moltissime esperienze, deludenti ma anche parecchio soddisfacenti (tra cui anche una rivista free press fondata da lui stesso alla fine degli anni ’90 e durata 2 anni per 5 numeri pubblicati) non smetterà di creare, ma lo farà senza più quell’ansia da prestazione che il mondo d’oggi obbliga di adottare per poter “emergere” (da cosa poi, ancora non si sa, visto che l’espressione artistica pura non deve dimostrare nulla a nessuno). Il suo sarà una sorta di autismo creativo che, non ho dubbi, porterà dei risultati straordinari, che Mussa si godrà per se stesso nei suoi spazi ariosi e sereni dell’agriturismo dove lavorerà, alla faccia del cosiddetto “mondo dell’arte”, che dovremmo però rinominare, perché la parola “mondo” non gli si addice affatto, piuttosto sembra più adatto “orticello dell’arte”. Ma guarda che paradosso Andrej! Ci sta proprio bene un nomignolo che fa parte ora del tuo vero mondo, quello della campagna, dove ora tu te ne stai tranquillo a contatto con il ritmo salubre della natura. Tiè! Ben ti sta! Buona fortuna amico, come tuo personalissimo saluto all’orticello dell’arte che hai frequentato per tanti anni riporto qui di seguito quel tuo sms che mi hai mandato qualche giorno fa, che perfettamente illustra il tuo/nostro umore di fronte alla pochezza di certi personaggi che lo frequentano: “Ci stiamo dannando a proporre mostre originali e di qualità senza che vengano percepite ed apprezzate. Purtroppo viviamo in un’epoca nella quale la qualità conta poco o niente, se non sei un artista o curatore politicizzato! Stiamo solo perdendo tempo Ale, ed alla fine non stiamo bene con noi stessi. Sto raccogliendo molte più soddisfazioni qui nel silenzio della natura piuttosto che nei rumorosi vernissage, e lo consiglio a tutti gli artisti! “.
Spero e ti auguro che tu stia dicendo la verità caro Andrej e che tu stia veramente bene... Ciao.
Amor Vincit Omnia

 

 

 

[Less is more (Mies van der Rohe) - la Rubrica di Alessandro Trabucco
n. 06 - “Prendere o lasciare? Ovvero, i rischi e i vantaggi di una scelta radicale" - pubblicato su lobodilattice il 30/07/2010]


 

 

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