Il dono del gesto artistico
Il gesto artistico si da e si riceve, ma non si pretende e non lo si può prendere.
Lo scambio del linguaggio artistico crea vincoli bilaterali irrevocabili, trattasi di un contratto del gesto magico.
Il destinatario quando non s'intende il gesto o il segno artistico ricevuto è soggetto alla collera del donatore, destinatario e donatore sono interdipendenti, per questo non bisognerebbe mai mangiare o ricevere doni dal proprio nemico.
Il dono è quella cosa che etichetta, non è il mercato, non si riceve semplicemente un oggetto in cambio di un prezzo, non puoi essere indifferente al dono e al suo valore simbolico, è un contratto, una alleanza, un trasferimento di un bene e di un sapere, è un vincolo creato dallo stesso trasferimento simbolico del gesto; la stessa natura e l'intenzione dei contraenti del linguaggio simbolico è invisibile.
Questo per dire che la "proprietà" artistica non esiste, come può una comunità sociale riconoscere qualcosa agli eredi di un artista se questi non ne possiedono il linguaggio?
Il lavoro di un artista è il prodotto di uno spirito collettivo e non individuale, il linguaggio artistico deve essere di dominio pubblico per entrare nel circolo generale della ricchezza di una terra.
Questo è il motivo per il quale bisogna gridare allo scandalo davanti al plusvalore dell'arte contemporanea, come fanno a non vergognarsi gli artisti celebrati in vita? Come fanno a non vergognarsi i loro eredi?
La verità è nell'arcaicità del gesto artistico, nella gioia di saperlo donare in pubblico, nel piacere dell'ospitalità e della festa pubblica e privata, è il momento di tornare a immaginare un sistema sociale del linguaggio dell'arte che fondi sull'estetica e l'etica reale del dono.
Cosa è il gesto artistico?
L'artista che sa donare il suo gesto ha compreso che donare equivale a mostrare realmente il proprio valore superiore rispetto un Jeff Koons qualunque, di essere un poco più in alto rispetto la scala di valore del mercato, di essere un magister, ha compreso che accettare il proprio valore di mercato fa di lui, degli artisti come lui e dei suoi gesti dei subordinati, è una rinuncia al proprio ruolo sociale di artista e un attestarsi sulla frequenza del cliente o peggio ancora del servo, il suo prezzo vuole dire essere caduto in basso (un minister).
Il gesto, il fatto artistico, anche quando è proposto come nuovo e rivoluzionario è sempre condizionato dal passato, è frutto di circostanze e trasmissioni lontane nel tempo e di connessioni complesse.
Il segno artistico non può essere staccato nel suo processo d'astrazione dal suo colore locale.
Il potere del gesto e del segno artistico è riuscire a entrare in comunione con simboli e segni mai individuali, di fondo l'umanità tutta comunica con simboli e gesti artistici perché gli istinti che vive sono comuni.
L'errore comune dell'artista contemporaneo (come fosse un politico) è quello di credere a una uniformità di una rappresentazione immaginata che parta dalla propria mentalità accademica, questo è un metodo figlio di una specializzazione professionale errato e da correggere, il gesto artistico è semplicemente un sistema di attese deluse o soddisfatte.
Il sistema dell'arte è un nido di paure, paura da parte degli "addetti ai lavori" di non essere all'altezza della situazione nell'inseguire i dettami del mercato nel nome del buon investimento, paura da parte dell'artista, di non riuscire a salire sul carro della quotazione e del listino prezzi, paura di non fare notizia mediatica e per questo non vedere riconosciuto il proprio lavoro, paura di dichiarare la propria incomprensione o dissenso verso un linguaggio artistico. Tutte queste paure nascono in privato e sono dettate da un mercato privato fatta consuetudine socioculturale, sono paure individualizzate che non hanno nessun contenuto linguistico e ideologico. Non si tratta più dell'artista comunista e del suo realismo sociale, si tratta di artisti, che anche da professionisti, vivono da isolati, che hanno paura di artisti che lavorano con una altra idea di linguaggio o di comunità. Artisti misantropi da salotto che non sono nulla e parlano un linguaggio da salotto. La paura di sviluppare e ricercare realmente il proprio linguaggio è diventata il cuore centrale del significato del lavoro di un artista, allineato a notizie mediatiche che raccoglie e usa per informarci su quanto il mondo sia pericoloso.