La libertà di ricerca artistica? Una forma di disciplina!

 

L'artista del mese scorso non è più lo stesso sulla copertina di Flash Art e i manuali di Storia dell'Arte rivedono la storia dell'arte dal dopoguerra a oggi di anno in anno.
Questi addetti ai lavori, in realtà sono dei dilettanti che hanno come unica virtù quella di fare girare il denaro intorno a quello che svendono come arte contemporanea, loro fanno ruotare il PIL del sistema dell'arte da consumatori imbonitori attraverso l'energia e l'attività del consumatore, sovente lo stesso artista che ambisce a essere consumato, perché l'artista escluso dal sistema è spesso un acquirente che sostiene il sistema per soddisfare i suoi bisogni.
L'arte destituita dal suo ruolo comunitario e fortemente simbolico è diventata qualcosa da comperare, usare e gettare; lo stesso dicasi per l'informazione culturale che gira intorno al suo mondo. Il sistema dell'arte che dal dopoguerra a oggi tentano di farci passare come professionistico è in realtà il sistema del consumo rapido dell'arte, si riproduce, riproducendo ciclicamente le stesse ricerche prodotto e si autoespande in diverse zone del globo, ad arte si ridicolizza l'arte di ieri creando nuovi bisogni culturali.
L'economia del sistema dell'arte contemporanea vive del ricambio della merce, del prodotto dell'artista e dell'artista. Si espande con il denaro che passa di mano in mano, il denaro si muove quando un prodotto artistico viene condannato alla discarica, quando viene rimosso, quando finisce in magazzino, questo spiega i magazzini di Musei italici pieni di opere inutili, i critici e galleristi individuano nuovi finti prodotti per muovere nuovi possibili acquisti, l'arte come bene durevole con i suoi finti professionisti ha accettato la situazione. Da fonte di gioia e orgoglio un’opera diventa una macchia, un effetto stigmatico da cui liberarsi. Il passato e il futuro dell'arte stanno scomparendo a causa del contempo e dell'istante.
Nell’arte contemporanea stili e linguaggi, riciclaggio e plagio, si muovono per un breve periodo d’attenzione mediatica dinanzi appassionati vittime della brevità della memoria pubblica, devastata dalla velocità del consumo culturale.
Il sistema dei finti addetti ai lavori organizza la divulgazione dell'arte azzerando i percorsi della memoria, il mercato dell'arte offre un’enorme quantità di segni decontestualizzati, connessi tra loro in maniera casuale, quantità d’informazioni a crescente velocità, non c'è più narrazione, ordine e sequenza evolutiva del linguaggio. Il frammento visivo prende il sopravvento, si perde il sapere e non si relaziona allo stile di vita. Le immagini galleggiano sulle riviste d'arte fintamente specializzate sotto il peso specifico della corrente artistica del denaro.
Il sistema consumistico dell’arte contemporanea ha sviluppato la capacità di assorbire i contenuti del dissenso da esso generato negli artisti esclusi, sa riciclarlo e renderlo fonte di suo benessere, la sua disaffezione e la sua risorsa economica, artisti di sistema come Cattelan e Luca Rossi incarnano quest’ anima, l’anima di rendere tacito il dissenso mediante l’assorbimento dei contenuti ritrasmessi dall’alto, riproducendo il suo stesso ordine.
Il sistema dell’arte si è ridotto a essere un bancone di mercato, pieno di gesti, stili, segni, linguaggi non troppo dissimili nell’ambito dei quali ciascuno s’illude di trovare la complessità del proprio sé.
Scegliere un artista senza la malizia dei non addetti ai lavori è diventata una attività dolorosa e consapevole, regna l’incertezza del sé e di cogliere il proprio tempo, gallerie e mercati privati in fondo domani si riveleranno creature dell’immaginazione dei loro gestori, nonostante questo tutto appare logico in una cultura di sistema che non è più fondata sull’apprendimento e l’accumulo, la cultura imposta anche attraverso l’arte è quella del disimpegno, della discontinuità e dell’oblio; la cultura dell’azzardo momentaneo.
Una volta, gli artisti facevano coincidere il valore della propria opera con l’eterno, si misuravano con la perfezione, ora la mostra è momentanea, una performance, un happening, finito quando gli attori vanno via.

L'arte cerca di sondare quali sono le leggi che ci regolano, lo fa mediante appunti, osservazioni, esperimenti e comportamenti. La conoscenza di un artista e del suo linguaggio ci rende sempre un poco più liberi, ci sottrae da paure irrazionali, dal terrore che i nostri antenati provavano davanti l'inusuale che raffiguravano e configuravano. La curiosità e la ricerca del segno ci ha portato a decifrare i linguaggi dell'arte trasversali a tutto. La conoscenza diretta degli artisti e dei loro linguaggi permette di tendere alla libertà, non conoscere la struttura e l'identità di un linguaggio artistico e l'incapacità d'individuare il proprio vuole dire impedirne la comprensione e la diffusione, vuole dire indurre ignoranza per manovrare e assoggettare meglio.
Questo sentimento anti diffusivo della grammatica dei linguaggi artistici è presente negli stessi artisti professionisti, si sentono Dio come si sentiva e dichiarava di sentirsi Picasso, ma un Dio padre dovrebbe fare scuola e legittimare i figli che fanno meglio di lui, dovrebbe fare riflettere sulla struttura del suo linguaggio prima che sulla forma legittimata dal mercato.
Ciascuno di noi, è in sostanza, suo malgrado, un prodotto dell'evoluzione di un linguaggio artistico, un prodotto che ha sviluppato capacità di percepirlo e osservarlo. Le leggi ottiche sono in realtà le stesse in tutto il globo e anche le emotivo-simboliche. L'ignoranza sulla struttura di un processo artistico fa sì che molti si facciano guidare dal mercato o credano a farneticanti galleristi e curatori nel determinare il loro investimento. L'ignoranza è il vero tsunami artistico di questo secolo che incide sicuramente non sui grandi patrimoni. Gran parte dell'ignoranza artistica diffusa anche tra le persone colte è dovuta indubbiamente alla scuola e alle Accademie, raramente i laboratori sono attrezzati e consentono agli studenti di sperimentare realmente i propri linguaggi con le proprie mani. L'arte non si capisce bene se sia per gli "intelletti piccoli" o per gli "intelletti elevati". Nei nostri programmi l'arte nell'attività di laboratorio ha contenuti come:

- possedere un’adeguata padronanza tecnica - operativa, di metodi e contenuti relativamente ai settori di ricerca negli ambiti propri delle arti, delle tecniche e delle tecnologie della scultura;

- possedere strumenti metodologici e critici adeguati all'acquisizione di competenze dei linguaggi espressivi, delle tecniche e delle tecnologie più avanzate relative.

Quando la si insegna si pensa al docente come pittore, scultore, grafico, scenografo, architetto e non come un ricercatore o un elaboratore trasversale di linguaggi, oggi non può esistere un artista limitato a un solo linguaggio e se e quando esiste è un artigiano a cui non è richiesto di concettualizzare un processo cognitivo con il suo linguaggio artistico.
In altre parole, la ricerca di un linguaggio artistico deve essere libero di autodeterminarsi attraverso sperimentazioni linguistiche, "la libertà è una forma di disciplina" canta Lindo Ferretti, le sue applicazioni concettuali devono potere contribuire a elaborare e determinare linguaggi comuni in un territorio e non essere imposte irresponsabilmente e sadicamente dall'alto del valore di mercato.

Mimmo Di Caterino

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