Non portano segni visibili per la Nona Giornata del Contemporaneo a PaRDeS. Visite guidate alla mostra "Progetto Arca" ed evento musicale sui poeti della canzone letteraria con Gianluigi Cavaliere

Gianluigi Cavaliere  in non portano segni visibili .. ! a PaRDeS per la Nona Gio

Sabato 5 ottobre per la Nona Giornata del Contemporaneo l'Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea è lieta di invitare la S. V. alla visita della mostra Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro, a cura di Maria Luisa Trevisan, dell’atelier di Tobia Ravà ed alle ore 21 all’incontro musicale con Gianluigi Cavaliere: NON PORTANO SEGNI VISIBILI …..! I Poeti nella Canzone Letteraria.  Presso lo PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea, via Miranese 42 - Mirano.

Durante l’intera Giornata del Contemporaneo e prima e dopo l’incontro musicale sarà possibile visitare la mostra in cui espongono gli artisti:

Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato,  Luigi Viola, Carla Viparelli, Grazia Zattarin.

L’esposizione d’arte contemporanea Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro, a cura di Maria Luisa Trevisan, inaugurata il 26 maggio presso PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea, rimane aperta fino al 10 novembre 2013. Il tema di questa nuova esposizione, organizzata dall’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea, riguarda l’arca come contenitore reale e metaforico di conoscenza e risulta quanto mai appropriato al momento storico, nonché accostabile a quello della 55a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo  Il Palazzo Enciclopedico, ideato da Massimiliano Gioni, e alla Nona Giornata del Contemporaneo per cui Amaci ha scelto come immagine guida una fotografia di Marzia Migliora: Aqua Micans che ritrae alcune portatrici d’acqua mentre attraversano il Grande Cretto di Alberto Burri a Gibellina. L’acqua come l’arca è contenitore di vita, di saperi e di valori. L’arte e gli artisti sono come scialuppe di salvataggio che anche nei momenti più difficili sono in grado di stimolare la produzione e il ripensamento del nuovo, creando un ponte ideale tra il presente ed passato, attraverso cui costruire una proiezione futura positiva. A questo recupero della storia fa riferimento la lumaca presente in molte opere del “Progetto Arca”. La scultura bronzea di Tobia Ravà, costruita con percorso di lettere e numeri, dal titolo significativo: Il lento ricucire della storia è un assemblaggio con due lumache su una macchina da cucire Singer, trasferito in bronzo e passato al nitrato di ferro, per creare l’effetto ruggine da reperto archeologico. Carla Viparelli prende spunto dal tema per nuovi giochi di parole che generano quel witz più tipico della cultura mitteleuropea ed ebraico-orientale che non partenopea. L’artista napoletana costruisce una storia a partire dall’installazione S-Campo/ Il Salviagente, dove un salvagente emerge per metà dal terreno. Lumarca allude all’interminabile tempo del galleggiamento e alle difficoltà affrontate in mare. Dopo che le acque del diluvio si sono ritirate, l’arca finalmente ha toccato terra ma è capovolta; il guscio è rovesciato e diventa il contenitore-arca-casa, protettivo, sicuro e accogliente. Lumarca appare stremata ma soddisfatta per aver portato in salvo i suoi ospiti. Gli artisti invitati a “progetto Arca”: Romano Abate, Elisabetta Bacci, Ariela Böhm, Alessandro Cardinale, Wanda Casaril, Anna Caser – Adriano Cecco, Franco Cimitan, Franco Corrocher, Alberto Di Fabio, Stefania Fabrizi, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Antonio Giancaterino, Good & Co. (Stephen Levinson - Joel Moss Levinson), Cristina Gori, Bobo Ivancich de la Torriente, Abdallah Khaled, Bruno Lucchi, Sirio Luginbühl, Micol Nacamulli, Barbara Nahmad, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Barbara Pelizzon, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Tobia Ravà, Sevn, Hana Silberstein, Alberto Sordi, Francesco Stefanini, Marialuisa Tadei, Annamaria Targher, Silvano Tessarollo, Lolita Timofeeva, Federico Vianello e Jacopo Richard, Cesare Vignato,  Carla Viparelli, Grazia Zattarin, partecipano all’iniziativa in vari modi e con diversi generi artistici, quali dipinti, sculture, fotografie, installazioni ambientali, dislocate nel parco e nella barchessa.

Ipotizzando un cambiamento epocale, cosa vorremmo portare su una probabile l’arca per una possibile nuova fase storica? Cosa desideriamo salvare di questo mondo? Quali sono le priorità?

Consapevoli che stiamo vivendo un momento assai difficile, di crisi sociale e politica, di riassestamento dei valori, discontinuità e cambiamento, ma certi che non può che essere di transizione, a patto che tutti siano costruttivi, collaborativi e soprattutto creativi, chiediamo agli artisti – che hanno sempre saputo interpretare lo spirito dei tempi, talvolta anticipandoli e dando indicazioni per il futuro - cosa metterebbero sull’arca da traghettare nella nuova era. Lo hanno già fatto in molti, scienziati e non, lanciando – ad esempio - nello spazio l’Inno alla gioia di Beethoven o seppellendo dentro a capsule oggetti, testi, immagini, messaggi lanciati per il futuro, testimonianze di quanto di meglio raggiunto dalle menti  più  illuminate di questa nostra vecchia terra per futuri abitatori del pianeta. Per evitare il baratro tutti dovrebbero dare il meglio di sé, innescando un circolo virtuoso per attivare la ripresa che deve essere crescita ed innovazione, che non può prescindere dalla cultura e dall’arte. Da più parti s’invoca la necessità di una “stella polare”, di un “terzo occhio” e di un “nuovo paradigma”, per trovare una “nuova dimensione”. Abbiamo pensato di cercarlo tra gli artisti, perché tutto quel che potrà costruire il futuro pare sia fuori dal perimetro in cui gli occhi della politica (e anche dei tecnocrati) sembrano cercarlo.

Delicata, e femminile è l’opera di Wanda Casaril, dove Un seme di Empatia è adagiato al centro della barca di acetato trasparente cucito con filo di cotone rosso, per riflettere su questa crisi mondiale, soprattutto crisi di valori causata da comportamenti umani avidi ed egoisti, corrotti e privi di lungimiranza. “La nostra esistenza futura sulla terra – afferma l’artista - sarà possibile e felice solo se sapremo stabilire una relazione empatica verso la natura e tra gli uomini, UTOPIA? Si, certamente utopia ma anche pensiero e azione attiva e perseverante che vede molte persone impegnate a dare un responsabile contributo per interrompere la nostra lenta ed implacabile autodistruzione. Il concetto è espresso nel mio lavoro con una modalità minimale, una rappresentazione semplice ed essenziale: Barca Arca Seme”. Bobo Ivancich presenta un’arca insolita in una Venezia surreale, cogliendo Punta della Dogana, uno dei luoghi deputati oggi all’arte contemporanea, a suo tempo dogana della Serenissima. Gli animali ospitati nell’arca sono quelli tipici veneziani, dai piccioni, ai gabbiani, dai topi, ai leoni simbolo della città. L’ambientazione è divisa in due parti ben distinte dai due colori spesso usati dall’artista, il blu e il fuxia, essi rappresentano il passato e il futuro, la decadenza e la rinascita: si nota infatti distintamente il lato in blu dove l’arca versa in rovina e in passività, mente nella parte fuxia l’arca è intatta e vi troviamo un leone attivo a caccia. Dietro il leone si intravede la Palla d’Oro, sfera in bronzo dorato sostenuta da due Atlanti, a raffigurare il mondo su cui poggia la statua detta “Occasio”, simboleggiante la Fortuna, opera dello scultore Bernardo Falconi, rotante ad indicare la direzione del vento e, simbolicamente, la mutevolezza della fortuna stessa. L’artista raffigura quindi un’arca dalla doppia lettura, il rovescio della medaglia oltre che il dritto, una speranza alla crisi imperante raffigurata da un minaccioso gorgo d’acqua che ingoia tutto. Uniche presenze umane dei gondolieri sulle loro private piccole “Arche”. L’arca di Romano Abate, Avant nous le déluge, appare potente e pungente. L’artista invita a muoversi e ad entrare velocemente poiché il diluvio è già cominciato. La profumata scultura in legno di cedro Quella terra promessa! di Aldo Pallaro è un’arca che sta perdendo parte del suo prezioso carico. L’artista si chiede forse dovevo stipare meno cose. Decrescita, superfluo, la crisi nasce da questo o ne è la conseguenza?

Annamaria Targher salverebbe i folli poiché, come succedeva nel passato (per cui i folli, che erano sovente artisti e giullari, venivano allontananti dalla comunità, affidandoli a gente di mare), sono portatori di una scomoda verità e visione del mondo. Accosta alla sua opera La nave dei folli le parole di M. Foucault: “Perché, dalla vecchia alleanza dell’acqua con la follia, è nata un giorno, e proprio quel giorno, questa barca”. La scultura mobile a forma d’infinito The Boat by Arie, è un omaggio alla barca di A. Aroch: l’iconica barca a remi che contiene il segno dell’infinito, dell’infinito errare e, al contempo, della promessa di una terra nuova. La scultura mobile Archè si riferisce al nome mistico dello Spirito Divino di vita che soffia e si libra sul Caos e rappresenta la superiorità dello spirito sulla materia.

La mostra si prefigge di ridare all’artista quel ruolo profetico che ha avuto nel passato, e che alcuni si sono attribuiti (artista sciamano, Nabis, ecc), ed in altri casi invece gli è stato riconosciuto, come nel rinascimento quando artisti come Leonardo erano considerati alla stregua dei consiglieri di corte, invitati a sedere accanto al Principe.

Abdallah Khaled due anni prima ha previsto lo sbarco degli immigrati nel nostro paese, dipingendo Popolo in fuga (1981). Nell’arca si portano speranze e paure, essa salva l’umanità, la ricerca di se stessi. Il diluvio è l’attraversamento, è un rito di passaggio. Salva la storia di questa gente ed insieme l’umanità intera. Nell’opera a quattro mani con Tobia Ravà, Sulla stessa barca (nella tempesta), alludono alla critica situazione in cui ci troviamo tutti.

Jacopo Richard e Federico Vianello nell’Arca della biodiversità (uno stagno a forma di arca) esprimono la loro idea di arte come esperienza concreta di impegno per un mondo migliore. Un’Arca non figurativa, non simbolo teorico, ma realtà, habitat animale e vegetale, ambiente dell’anima. In un mondo in cui specie animali e vegetali sono minacciate dalla scomparsa di ambiente (nicchia ecologica), l’Arca diventa l’ultimo rifugio. Ricovero di biodiversità, asilo dello Spirito, dove animali e vegetali, paesaggio ed arte si incontrano in un rapporto di catoblepismo reciproco, che è riferimento circolare dell’arte (Loreggian, Natura e Spirito)”.  Federico Vianello e Jacopo Richard, L’arca della biodiversità, 2013. Installazione ambientale con elementi naturali: acqua, terra, telo plastico, vegetazione erbacea,specie vegetali rare o poco comuni, presenti nelle Liste Rosse delle specie protette a livello nazionale e regionale, come Typha laxmannii, Plantago altissima, Kosteletzkya pentacarpos, juncus spp, Potamogeton natans, Nymphaea alb, Utricularia spp. Tutte le piante utilizzate provengono dagli stagni di Bosco Nordio (Chioggia), riserva naturale. Stagno 200 x 150 cm ca., profondo 50 cm

Ariela Böhm porta nell’arca la parola ebraica rachamim, tradotta con pietà, misericordia, compassione, significati di accezione perlopiù religiosa. “Nella traduzione italiana - sottolinea l’artista - non si coglie però ciò che è intrinseco del vocabolo ebraico: rahamim infatti deriva da rehem (grembo, utero) e la sua origine, conservata nel suo significato, così strettamente connesso con la funzione materna”. Ed è ciò che intende sottolineare con il suo video “Rachamim” - Le lacrime delle madri creano la compassione nel mondo. Il testo della canzone che accompagna il video “Eyl maleh rachamim” è quello di un canto funebre ebraico che ha diverse versioni, fra le quali è molto conosciuta quella che si canta per commemorare i caduti nei campi di sterminio. L’artista ha scelto una versione meravigliosamente eseguita da una donna, il soprano Janet Pape, che in questo contesto rappresenta la voce di tutte le madri che piangono il loro figli.

Ad alleggerire il percorso espositivo vi è l’ironico e divertente video realizzato da Good & Co. (scritto da Stephen Levinson - Joel Moss Levinson, animazione di Ed Mundy) Neanche fossi l’ultimo panda sulla terra che mette in scena un Dio contemporaneo, pieno di dubbi e insoddisfatto del mondo che ha creato. Così chiede a Noè di rifare tutto e di mettere in salvo sull’arca una coppia di ogni animale per un nuovo diluvio universale. Nell’arca non tutti gli animali sono contenti del proprio partner e così Noè si trova con un bel po’ di casi di incompatibilità di coppia da risolvere.

Nell’Ambito della mostra sono previsti incontri, performances, conferenze, workshop, concerti, ecc.

Sabato 5 ottobre alle ore 21 NON PORTANO SEGNI VISIBILI…..! I Poeti nella Canzone Letteraria. Sonetti e Canzoni poetiche. Gianluigi Cavaliere. Solo in scena con l’Orchestra Immaginata

NON PORTANO SEGNI VISIBILI…..!

È un recital per voce sola e orchestra immaginata. Ma saranno molteplici le voci e i suoni dei poeti e dei musicisti che rivivranno nel canto onirico di Gianluigi Cavaliere, voce e leader del gruppo “Chantango” con il quale da anni ripercorre il solco dei grandi poeti in musica. Il verbo immenso di Baudelaire, Rimbaud, Aragon, Ferré, Brel, la dolcezza ironica di Herbert Pagani e poi Angiolieri, Pavese, Ciampi, Tenco fino ai poeti del tango argentino nelle musiche di Piazzolla, il tutto per ricreare l’atmosfera di un’epoca meravigliosa in “bianco e nero”, intrisa di sentimento, sogno e rivolta. Parafrasando il genio Léo Ferré: “Alla scuola della poesia non si impara ci si batte …”.

Gianluigi Cavaliere /Chantango cantante, autore, compositore, chitarrista, produttore artistico, artigiano del suono, organizzatore di eventi culturali.

Intraprende gli studi musicali in scuole di formazione privata e classica, iniziando molto giovane l’attività vocale e strumentale in un gruppo di ambientazione rock progressivo. Appena sedicenne ha l’opportunità di esibirsi come supporter a band storiche quali: Genesis, VDGG, Atomic Rooster, nei loro rispettivi tour italiani e contemporaneamente esplorare l’ambiente discografico registrando un album ormai storico nella rete del collezionismo mondiale. Più tardi lavora in qualità di turnista nelle serate concerto e nei progetti discografici di noti artisti italiani in quel momento in voga. Parallelamente inizia lo studio della registrazione creativa “home recording” e dell’elaborazione del suono. Da vita ad un proprio studio di registrazione e ad una piccola etichetta discografica, nel frattempo lavora anche come tecnico del suono live in diverse situazioni musicali che vanno, dalla musica classica al jazz, dalla canzone al teatro (R. Zero, R. Rascel, W. Chiari, Pescara Jazz, ecc.). Negli anni ottanta scrive e produce canzoni, album e pubblicità per il mercato discografico e radio televisivo italiano ed internazionale, dedica gran parte del proprio tempo alla scrittura ed allo studio prima della canzone d’autore nelle sue varie forme, poi della più eletta poesia in musica. La scoperta e lo studio degli Chansonniers francesi Brel, Brassens, Vian, Gainsbourg, ma soprattutto del grande Léo Ferré, poeta in proprio e musicista che mette in musica i poeti "maudits" e altri grandi compresi i “nostri" Angiolieri, Pavese, Testori, gli aprono nuovi orizzonti di scrittura e di vita. Approfondisce il linguaggio e la poetica del tango argentino e della musica popolare latino americana; ne è conseguenza la formazione nel 1998 del gruppo “Chantango” (chanson+tango), sintesi di anni di ricerca e sperimentazione. Con Chantango, di cui ne è l'anima, il vocalista ed il "pensatore", accompagnato da altri cinque musicisti di talento e fama mondiale, si inserisce a buon titolo nel panorama nazionale ed europeo della canzone d'autore, partecipa in Italia ed in Francia a vari tributi ai grandi Chansonnier: Ferré, Tenco, Ciampi, De André, Bindi, Endrigo, Lauzi e a programmi radiofonici della RAI sull'argomento. Traduce e adatta in musica i poeti francesi (Baudelaire, Ferré, Caussimon, Brel) e fra gli altri musica i testi del poeta italiano Cesare Pavese. Collabora con associazioni che si occupano del recupero e della salvaguardia della canzone d'autore. In veste di direttore artistico realizza concerti-omaggio ai poeti della musica in diversi teatri italiani. Conduce stage e seminari sulla canzone d'autore, sulla voce e sulle nuove tecnologie per comporre ed interpretare la musica, produce ed indirizza artisticamente giovani talenti collaborando con loro alla realizzazione di progetti discografici ed alla messa in scena di spettacoli dal vivo. Dal 2003 collabora con il poeta, regista, saggista Mauro Macario figlio del grande comico Erminio, affiancandolo come cantante e “spalla” nello spettacolo teatrale “Macario il sogno di una maschera” dedicato al grande attore piemontese nel trentennale della scomparsa. Dal 2011 porta in scena con il Poeta Mauro Macario una performance di prosa – canzone poetica “Alma Matrix “ estratto da un’opera erotica del poeta francese Léo Ferré. Negli ultimi anni si è esibito in importanti rassegne di musica e poesia: 2007 e 2011 Festival internazionale di poesia di Genova; 2008 Parma poesia; 2007 Melos “canto sulle ali del verso”, Città della Pieve (PG). E’ socio e organizzatore di eventi culturali nella cooperativa Docservizi di Verona e produttore artistico per l’etichetta discografica Poetica/ Freecom. Da Maggio 2013 è in scena con il poeta Mauro Macario nell’opera “Una stagione all’inferno “ di Arthur Rimbaud con le musiche di Léo Ferré. www.chantango.com; www.facebook.com/chantango; www.facebook.com/gianluigi.cavaliere; skype: chantango;

e-mail: gianluigi.cavaliere@gmail.com tel : +39 338 2891781

Domenica 13 ottobre ore 21 Roy Doliner Da'at: l'arca della Sapienza

Giovedì 17 ottobre ore 20.30 Parole in Arca. Racconti e poesie da un’idea di Giuseppe Bovo. “PAROLE IN ARCA” è l’interpretazione del tema dell’Arca proposta da chi guarda artisticamente la realtà attraverso le parole. Alcuni racconti, in prosa e in versi, tutti originali, vengono presentati da chi li ha scritti e che, attraverso il mito dell’Arca di Noè, hanno voluto raccontare la loro personale visione del mondo dentro al Progetto Arca proposto da PARDES.

Domenica 27 ottobre alle ore 18 The Infants open Project presenta: Luoghi di Passaggio. Poesia, musica ed immagini. Testi e Reading: Mirko Salvadori. Musiche: Mario Marino. Visuals: Luis Filipe Cunha.

Pubblicazione con testi di Erika Ferretto, Antonio Costanzo, Maria Luisa Trevisan.

Organizzazione Concerto d’Arte contemporanea – Associazione culturale, in collaborazione con Francesca Giubilei, Antonio Costanzo, Anna Maria Corradini, Giorgia Fortunati, Valentina Mazzonetto, Sara Raquel Mason

Patrocini: Comune di Mirano e La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia

Brindisi gentilmente offerto da Castello di Roncade (TV)

Orario da mercoledì a domenica 15-19 su appuntamento

Allestimenti e grafica: Tobia Ravà

Ingresso gratuito. Visite, incontri e Workshop su prenotazione da mercoledì a domenica dalle ore 15 alle 19

Concerto d’Arte Contemporanea e PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea

via Miranese 42, 30035 Mirano

www.concertodartecontemporanea.org; www.artepardes.org; www.tobiarava.com. (anche su Facebook, My space e Twitter: ArtePaRDeS); e-mail: cartec@alice.it; mltrevisan@libero.it; tobiarava@libero.it

 

Maria Luisa Trevisan

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