RESTART
Ogni artista ha una personale visione delle cose, con cui stravolge i luoghi comuni. I fotografi lo fanno più degli altri, perché (r)aggiungono un significato nuovo o ironico – una prospettiva onirica – rispetto alla mera realtà che ritraggono: trasformano le res in art; intrappolano le cose in un attimo e in uno spazio isolati, per liberare paradossalmente un’esperienza reale dalle convenzioni culturali.
Federico Falciani appiattisce quindi la torre Eiffel, trasformandola quasi in un disegno tecnico, architettonico, reso dal punto di vista di un turista ai piedi del monumento, il quale ha bisogno del tocco autoriale, per intuire la relazione geometrica tra i reticoli, i quadrati e gli archi iscritti nell’orbita del proprio occhio. Allo stesso modo, i passanti di Londra, che rimangono indifferenti alla gigantografia di Beckett, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a cambiare prospettiva, ad attraversare la strada, per ammirare la definizione iperdettagliata del ritratto, che la fotografia rende più reale dell’azione umana, congelata al margine della scena.
L’obiettivo di Falciani intercetta così le nostre passeggiate turistiche, lungo la spiaggia invernale di Santander, tra i canali e la ferraglia di Amsterdam, nei parchi di Londra… e ci chiede se cogliamo i significati nascosti dietro a ciò che sfioriamo, come l’analogia tra l’intreccio dei rami e le pieghe del cervello; o un muro come tanti, assaltato, come tanti, da writers come tanti, che significa però qualcosa di più specifico, solo perché sappiamo che si trova a Berlino; o, ancora, l’opera involontariamente dadaista che, a cavallo di un canale, destruttura la bicicletta e il suo significato simbolico per l’Olanda; o la grande bruttezza anacronistica della Roma industriale, ben nota ai romani, ma sconosciuta ai turisti; e anche la laguna blu islandese che tradisce ogni aspettativa panoramica, con pali, cavi e recinti piantati nel nulla, che suggeriscono un ordine rigoroso e soffocante, invece che mozzafiato… Riusciamo, su questa scia, a leggere significati controversi anche nella scritta you are beautiful.
Restart raccoglie alcune fotografie che Falciani ha scattato nel corso degli anni, in giro per l’Europa, passando in rassegna i vari significati della parola personale: l’intimità quotidiana di una natura morta ad Amsterdam, la solitudine beata di un bagnante in Sardegna, l’isolamento di un tecnico (forza lavoro) sulle chiatte, in mezzo a uno snodo fluviale, che ricorda Super Mario, il protagonista di un famoso videogioco.
Ricordo quindi che Falciani aveva adottato come “personale visione delle cose” la metafora del videogame, quando allestì la mostra Level 2, nel 2007. Sono passati 7 anni da allora e l’ottica dell’Autore resta legata al gioco: improvvisazione e sperimentazione, divertimento e ricerca… libera e fuori dal tempo, come la fotografia che immortala una sfilata di tre iene nostrane, in bilico tra neorealismo, dogma 95 e reportage.
È quindi il caso di ricordare che Federico Falciani è un fotografo fedele alla pellicola, benché viva nell’era digitale che crea scenari virtuali dal nulla, ma che ha sempre bisogno di qualcuno che, nella realtà, operi un reset o un restart, quando la macchina s’inceppa in qualche routine abitudinaria.