A. R. PENCK //// il Vecchio maestro alla Black Box

Ieri sera la galleria Cardi Black Box ha inaugurato la nuova stagione con una scelta che esula dalle solite mostre e ricerche a cui siamo stati da loro abituati negli ultimi anni. La Black Box ha scelto A. R. Penck, uno dei grandi maestri nordici degli anni ’80, da sempre connesso a un primitivismo evidente, dai tratti elementari, a volte quasi geometrici, con i suoi “omini” qua e la nelle tele.

Una selezione particolare tra lavori notevoli degli anni ’80 ( e anche recenti, non male alcuni richiami di un primitivismo geometrico del 2007) e lavori non belli, tra cui opere scultoree un po’ deboli.

Ma, nonostante la ragione principale della visita alla Black Box sia l’inaugurazione, tra vodka greygoose e personaggi in posa  e sorriso statici – preferibilmente su un tacco 15 – Penck è da visitare.

Dal sito della galleria: “A.R. Penck, pseudonimo di Ralf Winkler, nasce nel 1939 nell’allora Germania dell’Est; avversato dal regime comunista perché ritenuto elemento sovversivo, gli viene negata l’ammissione all’Accademia di Belle Arti. La sua formazione si svolge dunque da autodidatta e si orienta verso disparati campi, dalla pittura alla filosofia, dalle scienze alla storia delle religioni sino alla musica. Un background ricco che confluirà nelle diverse fasi della sua eterogenea produzione artistica, che spazia dalla pittura alla grafica fino a sperimentazioni negli ambiti della musica jazz, della poesia e della cinematografia.
A.R. Penck è riconosciuto come uno degli artisti che hanno maggiormente contribuito al rinnovamento della pittura in Germania. Sin dagli esordi della sua attività pittorica, l’artista si allontana dalla pittura tradizionale per seguire un percorso autonomo, sviluppando nell’ambito neo-espressionista uno stile personale che combina figurazione e astrazione mediante un tratto marcatamente infantile e un cromatismo intenso.”


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