(english version below)
Swooning at the River of Oblivion
di Luiza Samanda Turrini
There will never be
Another one like you
There will never be
Another one who can
Do the things you do
THE DOORS, Shaman Blues
Io son Dïòniso,
generato da Giove, e da Semèle
figlia di Cadmo, a cui disciolse il grembo
del folgore la fiamma. (…)
Venni perciò, mortal parvenza assunsi,
e mutai la mia forma in forma umana.
Euripide, LE BACCANTI
You should have never gone to Hollywood
SYSTEM OF A DOWN
Deità dal corpo smembrato ed ibrido. Gemelle divine. Acque primordiali ed animali sacri. Al di là degli stilemi iconografici dell’estasi e della passione, l’arte di Jennybird Alcantara è profondamente religiosa. Lo è nell’accezione etimologica del termine. Re-ligare, unire insieme. In questo caso, non nel senso comunitario del termine, ma in quello sincretistico. Oltre alla ieraticità delle pale d’altare della storia dell’arte occidentale, nelle opere di Alcantara ritroviamo i totem degli indiani d’America, le Grandi Madri di prima della civiltà, le divinità dei boschi dei druidi e i furori dell’oscuro Dioniso.
Come sempre, il fulcro del sacro è il corpo. Corpi anisotropi, con lunghezze vertiginose e squarci incruenti. Nei loro petti si possono nascondere bestie affamate o paesaggi che tendono all’infinito. I loro cuori si ramificano in mani nere, piccoli teschi, condotti venosi che si intrecciano ad altri cuori. I cuori possono venir appesi sopra corna di cervo, oppure essere mangiati dagli orsi. Possono racchiudere topi ruminanti come anche l’abbraccio mortale di un coniglio e di una volpe.
Le mani nere, che si protendono all’esterno dei cuori, portano il titolo di Healer, il Guaritore. Questo sembrerebbe l’autoritratto dell’artista, con la sensibilità che si trasforma in manualità creatrice.
Gli occhi sono un altro elemento anatomico fondamentale: grandi, languidi, spesso frontali anche quando i soggetti sono di profilo. C’è perfino una singola opera dedicata a questo organo, che si connette con il desiderio, e che è spesso simbolo dei genitali (Edipo, Un Chien Andalou).
Anche gli ornamenti sono molto importati: ciglia come ali da burlesque, gorgiere elisabettiane, pizzi vittoriani e fiamminghi.
Jennybird Alcantara mette in scena l’apertura del corpo, la mostra delle atrocità che contiene.
Non esistono uomini in questo mondo, c’è solo l’eterno femminino. Non per niente Jennybird rappresenta spesso divinità acquatiche (Into the Soup, Duel, The Soothsayer, Mistress of the Deep). L’acqua è fonte di vita, duttile e potenzialmente distruttrice. Jennybird Alcantara, fin dai suoi inizi, pratica la divisione dei corpi in membra diverse, separando la testa dal tronco, il tronco dalle braccia e dalle gambe, spesso servendosi di installazioni a polittico.
La separazione e la dispersione delle membra è un altro mito religioso, quello dello sparagmos, subito da Osiride, Orfeo e da chi si imbatteva nelle Baccanti possedute da Dioniso. C’è una figura che permette di attualizzare il mito dello sparagmos nell’odierna, immanente religione laica del divismo. Questa figura è la Dalia Nera. Starlette dell’estrema periferia hollywoodiana degli anni Quaranta, il suo vero nome era Elizabeth Short, e lo pseudonimo le era stato dato per la grande massa di capelli e per il fatto che si vestiva sempre di nero. Desiderava, in modo vago ed indefinito, fare l’attrice, e invece finì a fare la prostituta su Santa Monica Boulevard. Prima di compiere ventitrè anni, Elizabeth Short venne trovata in un’aiuola di Hollywood, smontata a pezzi come una bambola. Da una parte il busto straziato e la testa, su cui era stato inciso un enorme ed eterno sorriso, dall’altra parte le gambe rotte. Il suo assassino doveva avere un’ottima posizione sociale, perché non è mai stato scoperto. Si sono tirati in ballo esimi chirurghi, Woody Guthrie, Norman Chandler ed Orson Welles. Alcantara dedica alla Dalia Nera una bambola, che può rimanere smontata senza subire danno. Come per salvare Elizabeth Short da quelle quarantotto ore di tortura che hanno preceduto la sua morte.
Il tema della bambola è talmente ossessivo che Jennybird lo proietta fuori dal quadro, adottandola come nuovo supporto artistico.
Oltre al corpo eccentrico della bambola, i freak. Gli inseparabili da circo, che si compongono come erme bifronti. Jennybird mette spesso in scena delle gemelle, una con caratteristiche da predatore, l’altra da preda, con i cuori intrecciati come se si trattasse degli stessi aspetti di una sola persona. Talvolta la gemellarità è siamese, e le due sorelle si uniscono per lo più dalla testa. Alludendo a parassitismi, comunanze e simbiosi.
Assieme al corpo, l’altro elemento cardine della poetica di Jennybird Alcantara è l’animale. Orsi, lupi, api e agnelli. Cigni, uccelli, creature acquatiche con tentacoli. L’animale e le sue facoltà sono centrali per lo sciamano. Lo sciamano è il problem-solver della sua comunità, e infatti deve possedere intuito e saggezza, per capire quali sono i punti nodali da cui nasce il futuro, e in che modo possono essere modificati. Non si può scegliere di diventare sciamano, bisogna essere chiamati da uno spirito guida. Nella mitologia meso-americana gli spiriti guida si manifestano sotto forma di animali, i nahual.
Le stupefacenti, visionarie e potentissime opere di Jennybird Alcantara sembrano le risposte formulate alla chiamata dei nahual.
ENGLISH VERSION:
Swooning at the River of Oblivion
There will never be
Another one like you
There will never be
Another one who can
Do the things you do
THE DOORS, Shaman Blues
I am Dionysus, generated by Zeus,
and by the daughter of Cadmus, Semele,
whose womb was melted by the flames of lightning. (…)
So I have come, and I have taken mortal semblance,
and I have change my shape in human shape.
Euripides, THE BACCHANTES
You should have never gone to Hollywood
SYSTEM OF A DOWN
Deities with hybrid and severed body. Divine twins. Primordial waters and sacred animals. Beyond the stylistic and iconic elements of ecstasy and passion, the art of Jennybird Alcantara is deeply religious. It is in the etymological acceptation of the word: re-ligare, to join together. But not in the communitarian sense, rather in a syncretistic one. We will find the hieratic quality of western altars, the totems of American Indians, the Great Mothers prior to civilization, the wood-divinities of the Druids and the furies of the obscure Dionysus.
As usual, the fulcrum of the sacred is the body. Anisotropic bodies, with vertiginous lengths and bloodless rips. There can be beasts or infinite landscapes hidden in their breasts. Their hearts branch in black hands, little skulls, or vein ducts interweaved with other hearts. The hearts can be hanged on deer horns, or be eaten by bears. They can contain ruminant mice, or the deathly embrace between a fox and a rabbit.
The black hands, pushing out the hearts, have the title of Healer. It seems to be the self-portrait of the artist, with sensitiveness turning into creative manual skill.
Eyes are another fundamental anatomic element: huge, languishing, often frontal even when the subject is turned sideways. There is even a single work dedicated to this organ, which is connected with desire, and often considered a symbol of the genitals (Oedipus, Un Chien Andalou).
Then there are the ornaments: eyelashes like burlesque wings, Elizabethan ruffs, Victorian and Flemish laces.
Jennybird Alcantara stages the opening of the body, the atrocity exhibition of its contents.
There are no men in this world, there is only the eternal feminine. This is the reason why Jennybird often represents aquatic divinities. Water is the source of life, very adaptable but also potentially destructive. Jennybird Alcantara practices the body’s division, separating the head from the torso, the torso from the legs and the arms, often using polyptych installations.
Limbs’ separation and dispersion constitute another religious myth, the myth of sparagmòs, suffered by Osiris, Orpheus and by the ones who came upon the bacchants possessed by Dionysus. There is a person who allows us to actualize the myth of sparagmòs in today’s immanent and secular Cult of Stars. This person is the Black Dahlia. A porno-starlet from the extreme periphery of Hollywood in the Forties, her actual name was Elizabeth Short, and her nickname was due to her habit to always be dressed in black, and to her mop of dark hair. She wanted to be an actress, in a confused and indefinite way, to become an actress, and she ended up to be a prostitute on Santa Monica Boulevard. Before getting twenty-three years old, Elizabeth Short was found in a Hollywood’s flower-bed, disassembled like a doll. At one side there were the mangled trunk and the head, on which someone had carved an enormous and eternal smile. On the other side there were the broken legs. Her murderer had for sure a very good social position, in fact he was never found. Some eminent surgeons were trout out, along with Woodie Guthrie, Norman Chandler and Orson Welles. Alcantara dedicates a doll to the Black Dahlia, which can remain dismantled without any damage. As to save Elizabeth Short from the forty-eight hours of torture which came before her death.
The doll-theme is so obsessive that Jennybird throws it outside the picture, adopting it as a new support.
Beside the eccentric bodies of the dolls, there are also the freaks. The sideshows’ dead-ringers, composed like herms. Jennybird puts often on stage she-twins, one with features of predator, the other one as prey, with their hearts interweaved like they were different aspects of the same person. Sometimes the twinship is Siamese, and the sisters unite by the head, alluding to parasitism, community and symbiosis.
The other cardinal element in Jennybird’s poetics, together with the body, is the animal. Bears, wolves, bees and lambs. Swans, birds, aquatic creatures with tentacles. The animal and its faculties are central for the shaman. The shaman is the problem-solver of his community, and he has to possess intuition and wisdom, to understand what are the nodal points from which the future will be born, and how they can be modified. The guide spirits usually appears as animals, and their name, according to the Mesoamerican folk religion, is Nahuals. The awesome, visionary and powerful works of Jennybird Alcantara seem the answer given to the nahual’s call.
L.S.T.