SUZANNE VALADON: UNA VITA DIPINTA SU TELA

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Henri de Toulouse-Lautrec disse a una giovane modella: “Tu che ti spogli davanti ai vecchi, dovresti farti chiamare Susanna”. Il riferimento era abbastanza esplicito: “Susanna e i Vecchioni”, episodio biblico più volte rappresentato dai grandi pittori del Rinascimento e del Barocco. La modella, che si chiamava Marie-Clémentine Valadon, accolse di buon grado il suggerimento e da allora si fece chiamare Suzanne Valadon.

Sono sempre stato affascinato dalla figura di Suzanne Valadon. Una donna di grande bellezza e sensualità e di una forza vitale rara. Nonostante la vita continuasse a metterla di fronte a situazioni di estrema difficoltà, riusciva sempre ad uscirne vincente, grazie alla sua determinazione e al suo amore per l'arte. Montmartre è stato il suo palcoscenico, il luogo che l'ha vista amica e amante dei più importanti protagonisti dell'arte fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.

Di origini molto umili, dopo una breve esperienza circense come cavallerizza, divenne - giovanissima (all'età di 16 anni) - una delle modelle più richieste dagli artisti parigini. Pierre Puvis de Chavannes la volle come modella per più di sette anni.  In seguito la sua bellezza sedusse anche Degas, Renoir e il già citato Toulouse-Lautrec, che la ritrassero in molte delle loro opere.

Con ognuno di loro, oltre a un rapporto lavorativo, intraprese relazioni amorose  (forse l'unico che le fu amico sinceramente fu Degas, con il quale aveva un’intesa paterna).

Suzanne Valadon non era soltanto una semplice modella, era anche una bravissima pittrice che, approfittando delle lunghe ore di posa, cercava di apprendere i segreti della pittura dei maestri per cui lavorava. Fu proprio in quel periodo che iniziò a fare i primi disegni e successivamente a dipingere i primi quadri, incoraggiata principalmente da Degas e Toulouse-Lautrec. Nelle sue opere si può notare subito l'influenza di Degas (che divenne il suo primo collezionista), degli impressionisti, ma anche di un certo primitivismo di Gauguin.

Suzanne seppe differenziarsi dai suoi contemporanei, preferendo raccontare un mondo lontano da quello borghese. Voleva dare dignità ai luoghi domestici, quelli più umili (li sentiva più vicini alle sue origini), esaltandone la forza espressiva,  attraverso un colore sempre vivo e vibrante. Disse della sua pittura: "Ho avuto grandi maestri, da cui ho preso il meglio, ovvero i loro insegnamenti, i loro esempi. Ho trovato me stessa, ho creato me stessa e ho detto ciò che avevo da dire".

 

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Nelle sue opere, oltre ai luoghi domestici dove ritraeva solitamente anche i suoi familiari (memorabile è il ritratto del figlio Maurice: Portrait of Maurice Utrillo  del 1921), ritroviamo molti paesaggi, principalmente quelli della Corsica, e nature morte con bellissimi composizioni floreali. Ma il meglio di sé lo espresse nei nudi femminili, raffigurati come bagnanti o in interni domestici.  Sono nudi che rappresentano una femminilità carnosa e seduttiva, senza mai essere volgari e senza mai perdere di vista il concetto di tempo e la transitorietà della bellezza fisica che non è eterna ma sfiorisce con l’età (molti di questi nudi sono autoritratti). Solo in un'opera è assente la caducità delle carni, Adam et Eve (1909), in cui i corpi sono rappresentati con grande vigorosità fisica. Anche in quest'ultima opera la si riconosce ritratta insieme al suo ultimo amante: il pittore André Utter, più giovane di vent'anni.

In vita ebbe diversi riconoscimenti: nel 1894 entrò a far parte della  Société Nationale des Beaux-Arts, prima donna ad esserci riuscita; partecipò anche al Salon des Indépendants nel 1912 e sette anni dopo al Salon d'Automne. Fece anche delle mostre personali in gallerie private dove ottenne un discreto successo di vendite.

Un altro episodio importante della sua vita è la nascita del figlio Maurice, quando aveva diciotto anni; non volle mai dire chi fosse il padre, ma riuscì a farlo riconoscere legalmente da un giornalista spagnolo, Miguel Utrillo, che gli diede il cognome. Maurice Utrillo (grande amico di Modigliani e Soutine)  diventò un pittore di successo maggiore di quello della madre. E' stata lei, però, ad impartirgli le prime nozioni di pittura, seguendolo sempre fedelmente in tutto il suo tormentato cammino, caratterizzato dall'abuso di alcol e dai ricoveri in sanatori e manicomi. Fu una madre attenta che si prese cura della sua arte e della sua fragilità mentale, sempre con amore e dedizione.

Non ho mai sentito parlare molto di lei nei dibattiti sull'arte e anche nei libri di Storia dell'Arte viene citata raramente. Eppure, penso abbia avuto un ruolo rilevante nell'epoca in cui ha vissuto, interpretando con una chiave di lettura molto personale ed intima, tutte le novità dell'arte a lei contemporanea.

Alcune delle sue opere sono esposte, insieme a quelle del figlio e dei suoi amici, nella mostra “Modigliani, Soutine e gli altri maledetti”, presso le sale di Palazzo Reale di Milano, fino all'otto settembre. Un'occasione rara di vedere le opere di un'artista che ha messo veramente la sua vita nelle mani dell'arte.

 

 

 

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