Dopo il grande successo del film contemporaneo, ora nelle sale, "The Artist", completamente privo di dialoghi sonori, si è tornato a parlare degli esordi del cinema e se non fosse meglio la dolce musichetta d'accompagnamento del pianista in sala del dolby surround aggressivo dei giorni nostri, specialmente se guardiamo la serie "Die Hard" per intero. Sparatorie, scazzottamenti, bombe e rumori di ogni genere, ci obnubilano l'esperienza cinematografica? Forse. E' quindi bello alle volte, tornare per qualche momento, all'era del cinema muto. Dove il fasto e l'eleganza delle star erano per la prima volta accessibili al pubblico tramite i rotocalchi economici e la radio, così che gli attori ed i potenti diventano "divi" ed erano idolatrati da tantissimi fan.
Gli anni '20 e l'era del jazz sono stati un tema ricorrente nelle passerelle della prossima primavera (click!), per cui, perché non prendere ispirazione dalle dive del cinema muto, icone proprio di questa era? Ecco due esempi, la femme fatale e l'ingenua.
Che vita quella di Louise Brooks! Inizia la sua carriera come ballerina, al fianco di Martha Graham (icona della danza contemporanea) e viene notata sul palco di un teatro di Broadway da Charlie Chaplin, con cui avrà una breve relazione. Entra nella scuderia della Paramount Pictures e debutta con un ruolo importante interpretando una barbona nomade. Lascia ben presto il cinema commerciale americano per dedicarsi all'espressionismo tedesco. Nei film girati da G. W. Pabst, "Pandora's box" e "Diary of a lost girl" interpreta ruoli all'avanguardia e controversi. Rifiutando di apparire in "Public Enemy", decreta la fine della sua carriera da attrice, dovuta anche a screzi con vari produttori. Fa la commessa, si arrangia con qualche lavoretto, fino a che non finisce per diventare prostituta d'alto bordo. Il suo caschetto di capelli neri corvini è stata la sua caratteristica più famosa. Tagliato perfettamente, incorniciava il suo sguardo penetrante e dava un'aria di mistero ad un viso tutto sommato, da ragazza della porta accanto. Portava spesso pelliccie, lunghi fili di perle e cappellini a cloche che esaltavano il taglio a boule.
Comincia sin da bambina a calcare le scene perché la famiglia ha un teatrino itinerante, ma è a Broadway che viene scoperta dai produttori cinematografici. Da lì, la sua carriera sembra inarrestabile. Mary Pickford apparve nel 1909 in 51 film, circa uno a settimana. Ben presto capisce che se vuole mantenere la propria indipendenza dalle gerenze dei produttori è necessario che fondi la sua casa di produzione. Insieme a D.W. Griffith, Charlie Chaplin e Douglas Fairbanks crea quindi la United Artists. Non sonolo, è stata uno dei 36 membri fondatori dell'Academy of Motion Picture Arts and Science, ovvero l'istituzione che assegna gli Oscar. E' considerata la prima fidanzatina d'america, per i ruoli che le venivano spesso assegnati. L'avvento del sonoro fu una rovina per lei, che così si espresse a riguardo “aggiungere il sonoro al cinema è come mettere il rossetto alla Venere di Milo”. I suoi capelli vaporosi ed acconciati in lunghi boccoli erano espressione di virtù e le conferivano quell'aria angelica che ammaliava tanto gli spettatori. Lontana anni luce dallo stile di Louise Brooks, Mary Pickford si proponeva come la dolce ragazza americana, vestita in lunghi abiti di pizzo e volant.