Un amore di Freed

Leonard Freed - Sicilia, 1974

 

“Io amo l’Italia” annunciava negli anni Cinquanta Leonard Freed, fotografo statunitense (Brooklyn, N.Y. 1929 - Garrison, N.Y. 2006). E leggendo questa dichiarazione d’amore - disarmante e incondizionata, per quanto sintetica -, oggi titolo della mostra fotografica presso la Fondazione Stelline, ci si ritrova a guardare dritta negli occhi l’Italia. Cento fotografie in bianco e nero, molte in esemplare unico, parlano delle nostre città, della gente comune che le abita e le ha abitate in passato. Da nord a sud, dagli anni Cinquanta agli anni Duemila, con i suoi scatti, Freed ha cercato di studiare a fondo questa società, mettendo al di sopra di ogni cosa “il tempo e la verità”, elementi importanti per la sua fotografia.

Con i primi viaggi in Italia, egli mette a fuoco il suo interesse viscerale per questo paese, di cui, attraverso l’apparecchio fotografico, sviluppa un’indagine socio-antropologica. Napoli e Roma sono le prime mete del suo lungo peregrinare - se ne contano più di quarantacinque in un lasso temporale di circa cinquant’anni -, seguono la Sicilia negli anni Settanta, Firenze e Milano negli anni Novanta, poi ancora Roma, proprio nell’anno del Giubileo, e infine Venezia, nel 2004. L’oggetto della sua indagine si estende per necessità e curiosità, ancora a metà del secolo scorso, a Little Italy; il quartiere di New York, sua città natale, in cui la concentrazione di immigrati italiani era più alta rispetto ad altre zone o quartieri della grande mela. Pur essendo un’Italia diversa, risultato di una contaminazione culturale e di una progressione generazionale - e non sono solo le strade di Manhattan sullo sfondo a suggerirne l’idea, ma i volti stessi di quei personaggi -, Freed vi ripone il medesimo interesse che ha per l’Italia peninsulare, poiché la sua scelta ricade sulle fotografie “emotive”, a discapito di quelle “informative”. Non a caso egli sostiene di non essere un fotogiornalista, quanto un autore, non è interessato dunque ai fatti, ma alle atmosfere.

In questi giorni, in questi mesi, in questi anni, trovarsi di fronte a una dichiarazione così intensa e positiva sembra quasi una sfida. “Più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula domande sensate” sosteneva l’antropologo Claude Lévi-Strauss e la madre di tutte le domande, per Leonard Freed, è “chi siamo?”.  Cento scatti per scoprirlo, senza che la risposta a questo quesito sia necessariamente il punto di arrivo, bensì lo stimolo per innescare altre domande.   

Sara Passigato

 

Prorogata fino al 22 gennaio 2012

Leonard Freed. Io amo l’Italia

Fondazione Stelline

Corso Magenta, 61 – Milano

www.stelline.it

+39 0245462.411                 

 

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