Yusef Lateef rappresenta per Mauro Modin un vero e proprio viatico filosofico . il pittore lo cita spesso perché attraverso questo grandissimo intellettuale nero ,si possono sfatare tutti i luoghi comuni invalsi nella nostra civiltà di massa , con tutte le sue storture ed i suoi equivoci .Figura nota solo agli addetti ai lavori , Lateef ha nondimeno collaborato con tutti i grandi protagonisti della scena jazz postbellica , riuscendo però a mantenere sempre la propria autonomia tanto mentale quanto operativa.Didatta ,scrittore , saggista , compositore valente , l’uomo di Chattanooga , prima di molti altri aveva già intuito il valore della commistione tra stili e linguaggi , non solo nell’ambito di una sola tradizione ,bensì tra idiomi e tradizioni differenti : ecco perché nella sua musica convergono ragas indiani , strumenti cinesi , ritmi tribali africani e quanto altro immaginabile .Una ricerca pacifica,paziente : un viaggio perpetuo della mente ,del cuore e delle emozioni . Modin ama ritrarlo live ma è ben consapevole che si tratta di un uomo che è riuscito ad arrivare alle soglie della trascendenza , alle radici della conoscenza e della saggezza . lontano mille miglia mentali dagli usuali criteri di notorietà e di successo. Dipingendo Lateef, Modin ci trasporta nel regno di chi non ha più bisogno di giustificare la propria presenza, poiché già il proprio essere la giustifica pienamente.
Franco Savadori