“Quando un’opera sembra in anticipo sul suo tempo, è vero invece che il tempo è in ritardo rispetto all’opera”, Jean Cocteau, (Il gallo e l’arlecchino, 1918)
L’artista, o l’intellettuale in generale, ha da sempre posseduto il talento della premonizione e del saper anticipare, a suo modo, fatti e pensieri. La mostra 007 New Bond street da Federica Ghizzoni diviene piattaforma di un tema specifico: la figura dell’agente 007 James Bond, nato come personaggio letterario dai romanzi di Ian Fleming (il primo, Casinò Royale, è del 1952) e diventato ancor più noto grazie al medium cinematografico. Bond, il romanzo, anticipava i suoi tempi, come successivamente ha fatto il cinema, e a loro volta gli artisti ritrattando il tema. In mostra tre “mezzi” diversi: cinema, arte e il terzo attore, la birra Heineken, che esula per base, ma si inserisce perfettamente in un contesto sopra il quale i 24 artisti selezionati lavorano, e con un ruolo importante, perché soggetto scelto proprio da Bond, che ha abbandonato il Martini e, da quest’ anno, beve birra. La birra e Bond. Una nuova “Bond Street” dunque apre alla Galleria Federica Ghizzoni. La via londinese con il nome dell’agente più noto della storia dello spionaggio, in una realtà da fiction come quella del cinema e, in questo caso, dell’arte.
Federica Ghizzoni, con la collaborazione di Heineken, mette in mostra 24 artisti: Piero Addis, Dario Arcidiacono, Francesco Bandini, Sara Baxter, Thomas Berra, Ana Cabello, Massimo Caccia, Cristiano Cascelli, Francesco de Molfetta, Enzo Forese, Lorenzo Garattini, Halfred, Angelo Jelmini, Lorenzo Mariani (in arte l’ Orma), Luis Molteni, Mr. Degrì, Pao, Albert Pinya, Sam Punzina, Shanti Ranchetti, Annarita Serra, Tiziano Soro, Damiano Spelta e Giuseppe Veneziano. Ecco che, all’interno dello spazio della galleria, pittura, scultura, collages, fotografia, installazioni, oggetti d’arte, lavori grafici, disegni e dipinti, convivono grazie ad artisti, diversi per stile e generazione, che, prendendo spunto dalla figura dell’agente e della sua città, operano secondo le loro attitudini, per rappresentare e consacrare un personaggio ormai storicizzato, applicato a tutte le possibilità della comunicazione e del marketing, in una chiave oltretutto diversa, quella dell’evoluzione di periodi e di stili definiti negli anni, e “resettati” con l’arrivo della birra. Il tema Bond, si sa, è vario e complesso: c’è l’icona umana, di stile e charme; c’è Londra, a cui l’agente 007 è legato; ci sono i gadget, dalle macchine alle pistole, ai radar, alle microspie, via via sempre più sofisticati e fantascientifici con il passare degli anni; ci sono il bicchiere “Martini” e la pistola.
Insomma, diverse ispirazioni che gli artisti rielaborano. Dagli oggetti trasformati e unici come quello rimaneggiato da Shanti Ranchetti, che crea le complesse donnine dai grandi occhi, e questa volta illustra un porta occhiali “alla Bond”, con una minuziosa donna dai rossi capelli, una banda sull’occhio e una pistola dorata in mano. Un’accattivante e sexy bondgirl che sta per tirare il grilletto, e diviene elemento ornamentale. Sull’oggetto e sul gadget lavora Tiziano Soro, il giovane artista che ironizza su un elemento che solitamente ironico non è: la pistola. Soro crea la Banana Shot, il colpo di banana, che stacca dall’eleganza e uniformità dei dettagli di bond, trovando una chiave diversa e divertente. Oggetti anche per Francesco de Molfetta che propone un vaso nero dall’estetica fortemente kitsch, con ai bordi due manici d’oro a …. pistola. Anche Lorenzo Mariani, in arte l’Orma, gioca sullo stravolgimento di senso, utilizzando i classici bicchieri da Martini, però bucati, in un’installazione in cerchio dove il soggetto che ha lasciato traccia è un proiettile, rimasto incastrato nell’ultimo, o forse nel primo bicchiere, da cui è partito. Di nuovo mini bondgirl con Enzo Forese, che ricostruisce in miniature situazioni e storie, in questo caso con una donnina vestite n pelle nera seduta su una macchina “alla bond”. E poi elementi, installazioni e sculture: dalle elaborate e piene mappe di Londra ridisegnate da Luis Molteni, a 007 goldfingers di Angelo Jelmini, una stampa di tre barattoli in vetro, due vuoti e uno che racchiude lunghe dita dorate, delle goldfingers, appunto. E il lavoro di Damiano Spelta, un ready made fatto da bombole ed erogatore, trasformate in sofisticate bottiglie Heineken. Ancora birra per Piero Addis, che gioca sulla sovrapposizione di volti ed elementi: una bond girl e il Daniel Craig-Bond di sfondo a un bicchiere spumeggiante di gialla birra.Di piccoli elementi e dettagli in plastica è composta l’opera di Annarita Serra, 007 Heineken, un logo verde, bianco e nero come incorniciato in tappi grandi e piccoli in un lavoro tra il pittorico per stile e scultoreo per forma. Di scultura si tratta per Francesco Bandini nell’opera Wroom: la mitica Aston Martin DB 5 dell’agente 007 che dietro di se lascia tre eleganti scie bianche rialzate dalla base. Quasi scultoreo il lavoro di Cristiano Cascelli Live and let die (vivi e lascia morire) per la base in legno e gli elementi ritagliati che prendono vita all’esterno in un teatrino di carte, bond girls, macchine, e James Bond al centro. Richiami pop con citazioni per il lavoro d’impatto di Sara Baxter, le 007 spy cans (le lattine spia) una ripresa degli iconici barattoli di Warhol in una piramide di 24 lattine o rigorosamente bianche e rosse o colorate. Il nome del prodotto? James Bond. Il contenuto ? I titoli dei film. Più velate le citazioni pop nel lavoro grafico di collages nella fanzina bondiana realizzata ad hoc da Thomas Berra, ritagli, elaborazioni, frasi e colori tratti dai film dell’agente inglese, con aggiunte d’autore, in un piccolo libro d’artista dal progetto Subculture fanzine. Lorenzo Garattini, in arte Mr. O, lavora su un’elaborata e densa tavola, dove, riconoscibili, spuntano volti ed episodi di James Bond, buoni e cattivi, in una mescolanza di elementi disneyani, una bandiera inglese di base, tutto racchiuso da grossi tentacoli. Mescolanza di stili anche per Mister Degrì che lavora su una fotografia di un elegante James Bond, in smoking e cravattino, ribaltandone la serietà con la rielaborazione del volto, che diventa una maschera pop, divertente e inquietante, che si rivolge a noi con la pistola, ma chiede un bacio. E poi il disegno e la pittura nelle opere degli spagnoli Albert Pinya e Ana Cabello. Il primo riprende il cattivo tra i più cattivi di Bond, mr Jaws, l’uomo dai denti di ferro disegnato con il tratto dalla semplice apparenza dell’artista di Maiorca, pochi colori, pochi elementi per un chiaro messaggio che ironizza sul male, facendoci sorridere. Tratto raffinato ed elaborato anche per la Cabello che raffigura un dottor No in bianco e nero, con lo sguardo furbo e e le dita tagliate, con un biglietto in mano, perché lui No will be back (non tornerà). Lavoro pittorico e raffinato quello di Massimo Caccia, che propone un suo elemento, il pesce, in docile attacco sottomarino a un mezzo usato dall’agente 007. Pittura materica per Sam Punzina, immediata e riconoscibile per gli elementi tra il fantastico e il naturale, e lo stile dripping tattile ed elaborato: in Caduta dal cielo dei maligni proiettili scendono in mare, accompagnati da un paracadute. Forte e colorato il lavoro di Dario Arcidiacono, che riprende un altro cattivo, il noto Blofeld, identificabile da pochi, chiari ed espressivi elementi come il gatto bianco e l’anello al dito, con una variante, le mani sono verdi, come in una fantascientifica visione. Halfred ironizza sul titolo, in una sottile e brillante auto-citazione “My name is red, half red” (il mio nome è rosso, metà rosso, riprendendo Halfred). Un omino elegantemente vestito con posa da Bond, uncino al posto della mano, e volto basso con sangue rosso che cola da una metà, malinconico e rassegnato. Anche Pao utilizza il suo mezzo, la pittura, su un elemento che gli è caro: il “panettone” di strada fatto a pinguino. Un pinguino elegante, nella sua forma rigorosa. Il primo agente 007 di strada, questa volta nelle vesti di arguto animale. Pittura totale per il dipinto di Giuseppe Veneziano, che rappresenta la regina Elisabeth, legata in chiave grottescamente simpatica al mito-Bond e alle recenti Olimpiadi londinesi, con un dito nel naso. Un’opera dal tratto efficace e pop, di satira e beffarda ironia, tipica del maestro siciliano. La mostra termina con una chiusura senza la quale il tema Bond non può esistere, il cinema naturalmente: sequenze selezionate tra i “Bond”, precursori di stile e racconti, che hanno fatto la storia, che possono sopravvivere intatte nonostante … il tempo. Rossella Farinotti