Ad un passo da Degas - pt 2: problemi di famiglia (Bellelli)

Avevamo cominciato ad avvicinarci a Degas grazie alla preziosa mostra torinese, Degas. Capolavori dal Musèe d'Orsay. Un percorso, invero, particolarmente complesso ed avventuroso anche prima del grande salto nei teatri, sui palchi, nei foyer, tra orchestrali e ballerine, i soggetti più noti al grande pubblico. Ed in tema di avventure, il viaggio di formazione in Italia deve essere stato, per il giovane Edgar, un'avventura dello sguardo, se non ancora "un'operazione di cataratta" (come scrisse, di se stesso, Jean Dominique Ingres, commentando il proprio soggiorno napoletano). In questi casi ci si chiede: cosa impressionò, in particolare, un artista non ancora maturo? Per rispondere a questa domanda, un articolo non basta: servono tre colpi di scena.

Il primo colpo di scena. Degas giunge a Napoli nel luglio del 1856, dove è ospite del nonno paterno René-Hilaire. Ma il soggiorno italiano non si conclude qui: da Napoli si trasferisce a Roma, dove resta per due anni, poi tra l'estate del '58 e la primavera del '59 è a Firenze. Cosa compare sui suoi quaderni da disegno? Intanto, si commuove ad Assisi, dove di fronte agli affreschi di Giotto annota: "Non sono mai stato tanto commosso, non rimarrò qui, ho gli occhi pieni di lacrime". E giù a copiare, con frenesia giovanile, i maestri del Rinascimento: Beato Angelico, Mantegna, Botticelli, Paolo Uccello, Gentile Bellini, Michelangelo, Daniele da Volterra. Eppure - ecco il primo colpo di scena - Degas, assuefattosi ad angeli dalle ali crepitanti di lacche ed ori, a Madonnine intenerite, agli sguardi umidi e cerulei di dee bionde, ad un'umanità lapidea di marmo e disperazione, produce piuttosto un capolavoro d'altro tono: la vie moderne di Baudelaire - ne andava parlando dal '46 - premeva, e con quale urgenza. Una delle icone della mostra di Torino è proprio un dipinto del Degas italiano, e per la precisione un ritratto di famiglia iniziato a Firenze nel '58, quando era ospite degli zii Laura e Gennaro Bellelli.

 

La famiglia Bellelli è un dipinto straordinario: un uragano, pur nella sua fissità. Un interno domestico congelato, in cui i ritratti degli zii e delle due cuginette articolano un racconto sottilmente invadente, un'intrusione strisciata tra i pizzi e la carta da parati, entro un'intimità fatta di sottintesi e malintesi di famiglia. Dalle lettere scritte dalla zia - la matrona a sinistra - al padre di Degas, apprendiamo della tensione familiare dovuta al trasferimento forzato da Napoli a Firenze, ma soprattutto al carattere di Gennaro - isolato, a destra - descritto come "detestabile e sfaccendato". La distanza si traduce in una sinfonia di diaframmi: gli sguardi dei personaggi non s'incrociano, moglie e marito guardano in direzioni opposte, Gennaro sembra inscatolato nella nicchia della poltrona scura, appena uscito dal loculo del camino.

Secondo colpo di scena. L'atmosfera è pesante anche per un'altra ragione. Accanto alla testa di zia Laura, sullo sfondo, s'intravede il ritratto di nonno Hilaire a sanguigna, entro una sobria cornice dorata. Hilaire era scomparso nell'agosto del '59, ed a questo evento luttuoso si devono le vesti scure. delle donne di casa. Su cui, poi, quei bianchi pezzati dal torbido ispessirsi dei grigi sul serico candore dei grembiulini, sono brani di un pittore che potrà ancora essere alla ricerca della propria identità, ma sulla tecnica ha le idee ben chiare. La cartolina vien dall'Olanda del '600: Frans Hals e Rembrandt. In particolare, il modo in cui l'angolo sinistro del grembiule della piccola Giovanna si staglia sul tono nero, senza compromessi, dell'ampia veste della madre - quanto paludata, quanto espansa come le vesti di certi santoni fiorentini di Giotto! - è un brano cromatico, anzi, non-cromatico, affascinante. Ancora perlaceo, lustrato come un Bronzino, non avvicina certa pittura di macchia del Degas più maturo. Ma si osservi il soprammobile su cui l'artista appone la propria firma, alle spalle dell'altra bambina, Giulia: senza certe fusciacche rosse di Hals, o certe scudisciate di bagliori d'oro nel cremisi infuocato della penombra di Rembrandt, non sarebbe facile pensarci.

Dall'Olanda alla Spagna, magari passando per le vicine Fiandre. Sulla destra, davanti a zio Gennaro, un tipico espediente illusivo usato dai fiamminghi, ma soprattutto riproposto dagli interni moltiplicati di Velàzquez: uno specchio. E a sinistra, lo spazio è ancora sfondato da un'apertura. Certo, l'arredamento poteva fisiologicamente imporre un'idea di questo tipo: ma come non rinvenire una somiglianza tra le due damigelle scugnizze di Degas e las meninas del pittore spagnolo, in un dipinto celeberrimo, contraddistinto dall'apertura di due stanze (di lato e sul fondo) e dalla presenza dello specchio sul fondo? Una pittura, quella di Degas, che a quest'altezza (fine anni '50, anche se pare che l'opera venisse ripresa e rifinita negli anni seguenti) decisamente scaltra, capace di piegare una cultura storica in piena fase di digestione ad effetti drammatici, sia pure tutti riposti in variazioni ritmiche e compositive, più che nello studio delle espressioni.

Terzo colpo di scena. E siamo a Parigi, di nuovo. E qui, Degas realizza subito due dipinti Giovani spartane e Semiramide alla costruzione di Babilonia. Perchè un tema storico-letterario ed uno biblico, atemporali, ri-congelati, ma in un elisio meno caldo delle stanze di Firenze, da parte di un autore reduce da una dimostrazione di tale capacità di presa sul reale? La vita moderna è rimasta intrappolata nello specchio dei Bellelli: nel primo dipinto, in un elisio per primitivi, riletto attraverso il Quattrocento italiano, ma soprattutto col soffio dell'Omero di Ingres (l'Apoteosi di quest'ultimo è del '27); nel secondo, un Puvis de Chavannes ante litteram, con la geometria empirea di Piero della Francesca e quella empirica di Masaccio. Ancora l'Italia: ma con un filtro letterario, evidentemente dovuto all'influsso dei maestri da cui Edgar prende lezioni in questo periodo, Barrias e Louis Lamothe. Presto, però, quest'accademia scricchiolerà...

Ad un passo da Degas - pt 1
 

INFORMAZIONI TECNICHE SULLA MOSTRA

Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay
Torino, dal 18 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013
Palazzina Della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 19.30 Giovedì dalle 10 alle 22.30
Chiuso al martedì (la biglietteria chiude un'ora prima)
INFOLINE 011.5790095
VISITE GUIDATE Tutti i sabati alle 14:30 Costo 5 euro + biglietto ingresso

 

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