Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Carlo Alberto Rastelli.
Da dove vieni?
Tutto ebbe inizio ventinove anni or sono, a Parma: città dove, a onor del vero, tra gli affreschi del Correggio e del Parmigianino, non è difficile sviluppare un precoce amore per l'arte. La mia infantile e compulsiva esigenza di imbrattare fogli con pastelli e pennarelli ha trovato nel locale Liceo Artistico prima, e all'Accademia di Brera poi, la sua logica conseguenza. Il percorso accademico, articolato in triennio e master specialistico in Pittura, è stato accompagnato da esperienze rivelatesi per me fondamentali nell'intraprendere la strada della pittura: tra tutte, il lavoro di assistente presso lo studio dell'artista Dany Vescovi, e il soggiorno, tramite il programma Erasmus, a Riga, dove ho frequentato l'Accademia di Belle Arti.
Cosa fai?
Quello che ho sempre fatto, con la sola differenza che ora imbratto tele anziché fogli, utilizzando colori a olio e pennelli a discapito dei cari e vecchi pastelli. Nella mia pittura ho volontariamente convogliato la mia passione adolescenziale per il mondo del fumetto, cercando di comprimerne, in un'unica immagine, la dimensione narrativa: non più, dunque, una storia narrata attraverso le immagini, ma un'immagine che suggerisce molteplici storie.
Dove stai andando?
La mia ricerca non intende scardinare i dogmi della pittura figurativa, bensì rivisitarne ed esplorarne le potenzialità, distorcendo e sintetizzando ambivalentemente i soggetti che storicamente ne costituiscono i principali interlocutori: la figura umana e il paesaggio.
Cosa vuoi?
Trovo difficile imporre un percorso predefinito a un linguaggio pittorico che, pur nella piena consapevolezza, mi trascina autonomamente verso mete sempre nuove. Mi ritrovo così a diluire progressivamente la dimensione narrativa del disegno in una crescente attenzione per le prerogative dettate dall'utilizzo di colori, materiali e supporti sempre diversi. Attualmente sto lavorando a una serie di opere su tavole di abete, che mi consentono di dialogare con un supporto dotato di una configurazione morfologica e simbolica assolutamente peculiare. In futuro vorrei proseguire tale discorso, allargando ulteriormente il bacino dei materiali, delle tecniche e dei soggetti con cui confrontarmi.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso