Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Fabio Barile.
Da dove vieni?
Vengo da Barletta, in Puglia, dove sono nato 35 anni fa. Dopo una infruttuosa carriera scolastica, che mi ha portato a non conseguire né una laurea, né un diploma, ho conosciuto casualmente l'arte e la fotografia; così, per cercare di recuperare, ho deciso di approfondirle con lo studio e mi sono trasferito a Firenze, dove ho frequentato il corso triennale della Fondazione Studio Marangoni. Dopo il diploma e una breve permanenza a Londra, sono approdato a Roma dove ora vivo e lavoro.
Cosa fai?
Il mio lavoro è incentrato sull'analisi e la lettura del paesaggio e "banalmente" sovrappone due diversi fattori: lo studio del territorio e dei fenomeni che vi accadono all'interno e la mia visione filosofica del mondo. Dico “banalmente” perché credo che ogni fotografo, con un certo livello di sviluppo del linguaggio, agisca in questo modo. Nello specifico, ciò che mi interessa, ripensando anche a ciò che ho fatto in passato, è la riflessione sui processi di mutamento e sul tempo.
Dove stai andando?
Sto cercando di andare verso una visione più ampia del paesaggio, distaccandola dalla prospettiva temporale attuale. Vorrei arrivare ad una visione diversa e vasta delle cose attraverso lo studio del paesaggio e della sua storia di 4,5 miliardi di anni.
Cosa vuoi?
Voglio ricordarmi ogni giorno che siamo transitori, come individui, come specie, come sistema solare e che, insieme alla nostra galassia, ci spostiamo di 18 miliardi di km all'anno...
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso