Lapo Simeoni - Copertina n.385

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Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.

Questa settimana è la volta di Lapo Simeoni.

 

 

Da dove vieni ?

Sono nato ad Orbetello, in provincia di Grosseto, nel 1979. I miei genitori, Carla Simeoni (attivista) e Angelo Quattrocchi (scrittore e giornalista underground), si sono spostati verso la fine degli anni Settanta in Maremma, dove sono cresciuto. Ho studiato a Grosseto Grafica Pubblicitaria e successivamente Arte e Design alla Central Saint Martins di Londra. Da cinque anni vivo a Berlino, una città fantastica e piena di contraddizioni, la quale mi ha dato input e interazioni propositive. È un punto di incontro tra tanti artisti e questo aiuta a capire meglio il proprio lavoro e a inserirlo in un contesto più ampio.

 

Cosa fai?

Il mio lavoro di ricerca si sviluppa in parallelo alla cronaca e all'evoluzione geopolitica globale. Affronto temi sociali universali o specifici (consumismo, comunicazione, immaginario collettivo) tra passato/presente/futuro, lavorando su una timeline indefinita. Utilizzo i media e le tecniche più adatte alla massima rappresentazione ed evoluzione di un concetto, cercando di mantenere sempre un linguaggio e una identità personale. Sono molto attratto dalla stratificazione visiva di un'idea nel tempo e su più livelli; mi interessa lo sviluppo di Internet e delle potenzialità, in particolare la sua interazione con l´arte e la sua anima.

 

Dove vai?

Posso vedere il mio percorso come una naturale evoluzione delle mie idee. È molto difficile rapportare la propria vita con l'arte contemporanea, perché molto spesso le due entità sono scollegate. Io ho l'utopia e l'esigenza di ricollegare questa mancanza tra arte e vita nella forma che più mi piace, senza essere troppo coinvolto nel “sistema dell'arte contemporanea”, del quale pure faccio inevitabilmente parte.

Lavorare sui meccanismi e sul valore dell'arte è un aspetto che sto approfondendo in questi ultimi tre anni. Essere parte di un sistema economico completamente piramidale mi porta ad elaborare delle serie valutazioni su ciò che ha veramente valore o no. Mi chiedo: quello che realizzo, come si trasformerà nei decenni o secoli successivi? Il mio lavoro è parte di un sistema economico o può davvero essere uno specchio del tempo?

 

Cosa vuoi?

Vorrei creare dei portali temporali, ed opere più interattive e condivisibili possibile, per mettere in collegamento l'opera con lo spettatore. Ho realizzato una serie di opere nella quale ho inserito un telefono in modo che il collezionista (o qualsiasi acquirente che voglia acquistare l'opera) abbia un collegamento diretto con l'artista; in un altra opera ho inserito un cellulare: lo spettatore potrà rispondere al telefono quando chiamerò per creare un contatto più umano e diretto tra artista/opera/spettatore. L'opera prenderà così vita e lo spettatore diventerà parte dell'opera: in questo modo ho voluto creare un rapporto tra produttore/consumatore diverso da quello imposto dal sistema. Vorrei realizzare tutti i progetti che ho accumulato nella mia memoria.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

PER APPROFONDIRE

www.laposimeoni.com

 

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