Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Paola Alborghetti.
Da dove vieni?
Sono nata quarant'anni fa, in una cittadina nella zona compresa tra Milano e Lecco. Tuttavia sono perlopiù cresciuta a Visino, un piccolissimo paese nella provincia di Como, posto tra i due rami del lago. Ho passato molto tempo a Milano, per lavoro e per studio, essendomi diplomata in Decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Brera nel 2006. Nel 2003 ho passato quattro mesi a Dresda in Germania, dove ho frequentato il corso di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Dresda: è lì che ho iniziato a dipingere ed è lì che ho deciso di trasferirmi nel 2007.
Cosa fai?
Mi apro completamente al momento e posso dire che forse solo nell'attimo del dipingere sono davvero ciò che vorrei essere: me stessa, senza troppo chiedere ed avere pretese dall'esterno. È in questo momento che le esperienze legate ai cinque sensi si rivelano liberamente attraverso forme e colori. La mia ricerca artistica, come la vita, è un processo aperto a diverse contingenze, come il vissuto e il visto, il luogo di lavoro, la luce. Queste, come particelle di colore, si rifugiano spontaneamente in una forma o danzano al suo esterno. Io non faccio altro che raccoglierle su un supporto e offrirle allo spettatore, perché le faccia suo racconto personale.
Dove stai andando?
Negli ultimi quattro anni sto andando in molti luoghi. Per lungo tempo ho lavorato e vissuto a Dresda e poi io e il mio compagno Eckehard Fuchs abbiamo deciso di indagare ulteriori luoghi di lavoro con una cadenza di due – tre mesi, credendo forse di trovare il luogo ideale dove vivere. In realtà oggi, continuiamo a fare lo stesso, pur mantenendo come costanti la casa studio di Dresda e di Visino (Como). Il viaggio, il cambiamento, con tutte le sue suggestioni portano a nuovi impulsi ed invenzioni; il mio lavoro si mantiene così aperto al gioco e alla meraviglia. È una forma in divenire che ama la vita con tutte le sue casualità. È in questa direzione che amo andare.
Cosa vuoi?
Penso al lavoro dell'artista come un libro aperto con diverse possibilità di lettura. Nessuno ha ragione o torto. Il sentimento e la capacità di immaginazione di ognuno decidono quale sarà la sua strada, se sarà accettato e fatto storia propria, oppure se passerà indifferente. È a questa libertà che mi piace pensare e a quella che sempre mi accompagna nel lavoro. La lotta tra la supremazia della ragione e quella della pura percezione e del sentimento ci accompagna sempre e nell'opera può trovare nuovo respiro. Io, per ora, voglio continuare ad offrire libri aperti, non importa con quale titolo. Chi deciderà di aprirli potrà sceglierne uno.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso