AV, ovvero, le regole del gioco. Sporco | Alessandro Trabucco

alessandro trabucco le regole del gioco (sporco)

 

AV, OVVERO, LE REGOLE DEL GIOCO. SPORCO


di Alessandro Trabucco

 

 

 

dedicato ai trolls

 

Ho rimandato la stesura e la pubblicazione di questo breve testo di qualche mese rispetto ad alcuni eventi che mi hanno coinvolto personalmente (ma io parlo sempre di cose che mi coinvolgono personalmente) per un motivo molto semplice: prendere tempo, darmi la possibilità di riflettere a freddo, e con la dovuta calma e ponderatezza, su una tematica che mi sta particolarmente a cuore, molto delicata ma molto pericolosa, perché riflesso di una malsana tendenza ormai radicata da anni e probabilmente inestirpabile. Certamente non dirò nulla di nuovo, non illustrerò qualcosa di inedito e di estraneo al malcostume comunicativo contemporaneo, ma porrò delle problematiche di particolare interesse riguardanti il noto fenomeno dello “sciacallaggio” del web, di quegli anonimi esseri invisibili che infestano i blog con i loro codardi interventi. Anonimi o pesudonimi fa lo stesso, la “sostanza” non cambia.

Di fronte alla denuncia ferma e risoluta di questo fenomeno cancerogeno che infesta il normale rapporto dialogico civile, questi personaggi hanno il falso coraggio di invocare una fantomatica democrazia per mezzo della quale poter essere liberi di esprimere le proprie idee (per lo più misere e cupe riflessioni) anche in modo anonimo, compiendo attacchi personali, senza offrire l’opportunità di dare un REALE volto e un REALE nome all’autore di questi veri e propri gesti di vigliaccheria pura.

Democrazia? Ma stiamo scherzando? In una vera democrazia un contenzioso si realizza in una pubblica piazza “reale”, faccia a faccia, ad armi pari e con le stesse modalità di replica; gli Anonimi Vigliacchi del web invece agiscono come dei “cecchini”, nascosti e pronti a sparare sia a casaccio sia mirando determinati obiettivi, passando le loro tristi giornate a riportare per iscritto le loro frustrazioni e i loro fallimenti.

Una situazione già lungamente studiata e contestata, ma desolatamente inestirpabile perché normale estensione mediatica di una più grave e diffusa perdita di identità e personalità.

Il problema sta nel cedere alle provocazioni e nell’accettare le false regole di un gioco sporco e degradante la presunta intelligenza di chi lo alimenta. Il commentatore anonimo è il primo a non stimare il proprio pensiero, perché non è in grado di difenderlo dandogli un’identità vera, un nome reale (il pensiero scritto invece sì che è reale). Come può quindi pretendere che questa stima gliela diano altri?

L’obiettivo dei vari Luca Rossi di turno (magari avere un pochino più di fantasia nella scelta del nome...) è quello di creare un falso scompiglio, e hanno pure la pretesa di vantarsi di “dire le cose come stanno”, di esporre le proprie idee liberamente e senza censura. Meglio sarebbe se chi ha qualcosa da dire lo faccia alla luce del sole, scegliendo modalità e caratteristiche comunicative degne, ed evitando di abbassare inesorabilmente il livello del confronto a situazioni da “peggiore bar di Caracas”.

Certo non si discute sulle scelte editoriali dei portali e dei blog che permettono il proliferare di queste manifestazioni di meschinità vera e propria, è giusto non porre limitazioni e censure, il problema sta piuttosto nella quasi totale mancanza di autostima e dignità da parte degli stessi autori di questo generale degrado morale.

Ma questo fenomeno è comunque e sorprendentemente anche in controtendenza rispetto alla ramificazione della personalità attraverso i social network, per mezzo dei quali è possibile dire proprio tutto di sé, anche le cose più inopportune e imbarazzanti, in quel caso dando un nome e un volto alle proprie dichiarazioni, anche le più strampalate e idiote. Pare che esistano quindi queste due opposte direzioni, quella dell’anonimato più squallido e quella dell’eccesso di ultraprotagonismo, entrambi segnali di una insicurezza di fondo parecchio accentuata.

Oggi, Luigi Pirandello non intitolerebbe più il suo “Uno, nessuno e centomila” allo stesso modo, scriverebbe un più cupo “Nessuno, qualcuno o anche un milione” individuando nel qualunquismo delle opinioni e dei comportamenti generali la mancanza di un’identità definita e completa.

Amor Vincit Omnia

 

 

 

 

 

[Less is more (Mies van der Rohe) - la Rubrica di Alessandro Trabucco - n. 08 - “

AV, ovvero, le regole del gioco. Sporco" - pubblicato su lobodilattice il 15/11/2010]

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