Berengo Gardin, testimone del mondo


L'integrità morale di uno dei più importanti fotografi italiani si trova anche nelle spigolature e negli aneddoti, come quando racconta della moglie costretta ad acquistare una macchina fotografica per i ricordi delle vacanze e per i figli piccoli. Perché Gianni Berengo Gardin si rifiuta di scattare foto senza un'idea, una profondità di senso, un rispetto per il mondo che osserva.

Durante una bella conversazione tenuta ad Assisi, davanti a pochi fortunati accorsi sul prato della Basilica di San Francesco, Berengo Gardin approfitta dell'atmosfera informale e rilassata: gli interventi scorrono fluidi fra un sorriso e una battuta, ma non mancano le prese di posizione e le intransigenze. Ne risulta una figura ricca di sfaccettature e percorsa da lampi di genuina umanità. Come catalogare altrimenti i due estremi fra cui si muove il discorso? Da una parte l'indignazione per tutto ciò che manipola, falsa e degrada la realtà: Bush, il Manifesto e l'Espresso che photoshoppano brutalmente i documenti di guerra, ma anche Steve McCurry che estetizza la tragedia o i giovani senza idee che si annullano negli schemi della moda e della pubblicità.


Dall'altra parte un profondo rispetto per l'oggetto e per l'umano: anche se l'obiettivo compone, sceglie, sviluppa uno scatto fotografico, Berengo aggiunge sempre una didascalia alle sue immagini, con luogo, data, soggetto/i (non "titoli"). Un segno del rispetto, ad indicare che al momento dello scatto c'è il fotografo ma soprattutto ci sono persone e luoghi, quindi storie. Quel documento tende a trasformare le storie in Storia, ed il reporter si fa testimone umile e determinato. Per questo l'archivio diventa il fondamento: una foto oggi semplicemente bella domani può diventare documento. Berengo Gardin possiede (o meglio, nella logica del suo discorso, compartecipa con la realtà) 1.350.000 scatti fotografici, una mole impressionante che ci ricorda la fatica fisica e l'abnegazione di lui che non è artista. Gli artisti ricevono la luce direttamente da Dio, lui è fotografo e si fa "un culo così" per trovare la luce giusta!


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