ORSON WELLES //// il secolo del GENIO

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“Genius” ormai è definito, accreditato e storicizzato. L’attribuzione riguarda Orson Welles. Gli compete come “body” sta a Marilyn e “voice” a Sinatra. Le ricorrenze sono due: cento anni dalla nascita e trenta dalla morte. Viene considerato da moltissimi il più grande regista di sempre e da molti uno dei più grandi artisti generali del Novecento. Quando si parla di assoluti è bene fare molta attenzione, ma per Welles le definizioni non sono improprie e comunque occorre sempre inserire un altro lemma, “controverso”, che non significa comunque ridurre o penalizzare l’assoluto “più grande”. E non c’è dubbio che Welles fosse controverso. È in uscita un libro, “A pranzo con Orson”, che riporta una serie di registrazioni, senza mediazioni, dove il maestro parla a ruota libera di tutto, non solo del cinema. A raccogliere le esternazioni è stato Henry Jaglon, amico e biografo di Welles. Il tutto organizzato quando il regista era ormai verso la fine della sua storia, e della sua vita, dunque senza residui di prudenza e di imbarazzo. Altrimenti non avrebbe detto: di Woody Allen “mi ripugna fisicamente, è arrogante e falso timido”; di Marlon Brando “un salsiccione, una scarpa fatta di carne”, di Chaplin “un mezzo cretino”, di Laurence Olivier “un beota”; di Hitchcock “un pigro megalomane”; di Hoffman, De Niro e Pacino “nani etnici”. E via dicendo. E qui naturalmente occorre circoscrivere le opinioni nel piacere del paradosso senza freni che apparteneva a uno così, che evocava a sé l’immunità che apparterrebbe a chi ha cercato, trovato e ha sempre ragione.

Welles era popolarissimo già a 23 anni, quando fece alla radio “La guerra dei mondi”, una cronaca di invasione da parte degli extraterrestri. Spaventò a morte l’America che aveva preso sul serio la fiction. Poi ha fatto vere opere d’arte e film meno nobili. Ha toccato Shakespeare e Cervantes e si è speso in particine grottesche e imbarazzanti per raccogliere denaro con cui fare le “opere”. Molte le ha pensate senza riuscire a realizzarle. Ma parte di ciò che ha lasciato è un patrimonio che non ha eguali, per “arte”, appunto, personalità, “pazzia” e grandezza. Del cinema dice: “È stato fatto tutto fino all’esaurimento, si potrà fare meglio tecnicamente, ma il linguaggio sarà sempre lo stesso. Occorrerà rompere completamente, altrimenti non faremo che aggiungere titoli a quelli che già ci sono”. E dico che Welles si esprimeva in questi termini prima dell’ultimo trentennio del cinema, che è il peggiore di sempre. Gli sono stati risparmiati molti dolori. Ma credo che l’affermazione più importante, malinconicamente onesta sia su se stesso e sul proprio lavoro. Welles non ha mai sedotto il grande pubblico, è un autore per élite. E lo dice: “Se un film non è un successo di pubblico vuol dire che qualcosa non funziona”. (Pino Farinotti,  Mymovies.it, domenica 12 aprile 2015).

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Orson Welles (1915 - 1985), American actor, producer, writer and director. (Photo by Central Press/Getty Images)

Orson Welles (1915 – 1985), American actor, producer, writer and director. (Photo by Central Press/Getty Images)

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